Bernabò Bocca, chi non è vaccinato non deve lavorare in alberghi e ristoranti “Va in…
Bernabò Bocca, chi non è vaccinato non deve lavorare in alberghi e ristoranti “Va in panchina” . Non usa mezzi termini il numero uno degli albergatori, titolare della catena SINA in tutta Italia, con una struttura anche in Campania a Capri, la perla del Golfo di Napoli .
«Per lavorare negli alberghi e nel settore ricettivo in generale bisogna essere vaccinati». Il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca sposa senza esitazione la linea del numero uno di Confindustria, Carlo Bonomi, che è di ridurre al minimo i fattori di rischio che minacciano la ripresa attraverso il ricorso massiccio a vaccini. Per il turismo doveva essere l’estate della ripartenza, poi però l’impennata dei contagi ha rimesso tutto in discussione. Bocca è stato intervistato da Francesco Bisozzi de Il Mattino
Bocca, nel settore della ricezione quanti lavoratori sono stati vaccinati?
«Oltre il 90 per cento, stando alle nostre stime. Ma c’è ancora qualche dipendente che si ostina a non volersi vaccinare e questo ci crea non pochi problemi. Chi lavora in fabbrica deve vaccinarsi per tutelare la salute dei propri colleghi. Negli hotel vaccinarsi è due volte più importante perché non solo si proteggono dal virus gli altri lavoratori, ma si mettono al sicuro anche i clienti della struttura».
Che cosa propone?
«I no vax negli hotel vanno temporaneamente messi in panchina, per usare una metafora calcistica».
Che intende?
«Bisogna poterli mettere in aspettativa, semplice».
Imporre l’obbligo vaccinale per il personale degli hotel e delle aziende presenta tuttavia delle criticità.
«Criticità che possono essere superate. È una questione di volontà. Le perdite registrate dalla nostra economia per effetto della pandemia, che hanno messo in ginocchio una quota importante di imprenditori, richiedono determinazione».
E del green pass cosa pensa?
«Ritengo si tratti di uno strumento fondamentale in questa fase. In Francia, dove le persone sono da sempre diffidenti verso i vaccini, è un utile incentivo, come in Italia, dove l’uso del green pass contribuirà a proteggere le attività produttive oltre che la salute della popolazione. Green pass e vaccini sono la chiave per uscire dall’emergenza. Non si tratta semplicemente di riuscire ad abbattere in maniera significativa la curva dei contagi, ma di indebolire il virus e tenere sotto controllo ricoveri e posti occupati in terapia intensiva. Finché il virus mieterà vittime la ripartenza non sarà possibile. Ma se grazie ai vaccini il numero dei ricoveri dovesse rimanere contenuto allora il discorso cambia: quando il Covid sarà derubricato a semplice influenza allora l’economia non rischierà più ulteriori stop».
Sul green pass però hanno qualcosa da dire anche gli albergatori, giusto?
«Al governo abbiamo giusto segnalato che l’obbligo di green pass nei ristoranti degli hotel, esteso ai clienti che alloggiano nelle strutture, porrà inevitabilmente dei problemi agli alberghi che non dispongono di spazi esterni e che hanno già accettato prenotazioni con mezza pensione per agosto. È una contraddizione che va risolta».
A giugno l’Inail ha rilevato solo 157 contagi nelle aziende, un numero che fa ben sperare. Tutto merito dei vaccini?
«Assolutamente sì».
Negli ultimi 5 mesi però sempre l’Inail ha registrato un’incidenza dei contagi in crescita in alcuni settori produttivi tra cui il vostro. Come va letto questo dato?
«Torno al discorso fatto in partenza. È vero che la stragrande maggioranza di chi lavora negli hotel è ormai vaccinata e che grazie ai progressi nella campagna vaccinale le nostre strutture sono praticamente Covid-free, ma non bisogna fermarsi a un passo della meta. I dipendenti di un hotel, dal momento che lavorano a stretto contatto con gli ospiti, devono essere tutti vaccinati, senza se e senza ma».
Il turismo valeva 13 punti di pil prima del Covid. Quanto tempo ci vorrà per tornare a quei livelli?
«Oggi gli alberghi nelle città d’arte sono ancora chiusi o mezzi vuoti. Quelli delle località balneari sono pieni all’80 per cento ma vengono da un mese di giugno così così e da un mese di maggio che in pratica non ha prodotto entrate. Lo sguardo è rivolto a settembre, quando prevediamo che inizieranno a tornare gli americani, pilastro della spesa turistica estera in Italia. Se tra un mese, grazie all’uso esteso del green pass e ai vaccini, gli statunitensi continueranno a percepire l’Italia come un Paese sicuro, allora riprenderanno a venire a trovarci, altrimenti aspetteranno e il traguardo dei 13 punti di pil si allontanerà ulteriormente».
Fonte : PositanoNews.it