Riportiamo il post pubblicato dal Collettivo UANM sulla sua pagina Facebook: «All’interno del sito UNESCO…
Riportiamo il post pubblicato dal Collettivo UANM sulla sua pagina Facebook: «All’interno del sito UNESCO Costiera Amalfitana è possibile riconoscere un elevato grado di biodiversità, elemento che suggerisce la necessità di dedicare attenzione alle problematiche di tipo conservazionistico e gestionale.
Diversi studi concordano nel ritenere la tecnica della monocoltura pericolosa per la biodiversità del territorio e per la fertilità del suolo. La presenza di un’unica pianta coltivata favorisce la diffusione di insetti infestanti e malattie fungine.
Per ovviare a questi problemi purtroppo spesso si ricorre a pesticidi molto pericolosi per l’ambiente.
Ma come è cambiata l’agricoltura in costiera amalfitana? Dai racconti dei nostri nonni sappiamo che i pomodori e le patate erano gli ortaggi più coltivati. Essi avevano un importante valore commerciale (es. nzerta di pomodori) e costituivano una fonte di nutrimento per le famiglie.
Negli anni c’è stata una rivoluzione radicale nel tipo di coltivazioni dettata spesso dalle esigenze del mercato. Infatti, con il boom del turismo e del commercio dello sfusato amalfitano, la costiera si è ricoperta di limoneti. Il limone amalfitano oggi viene coltivato su circa 400 ha, nei famosi limoneti chiamati “giardini di limoni” con un raccolto medio annuo di circa 8 000 tonnellate.
La costiera detiene alcuni primati per la produzione di una limitata gamma di prodotti agricoli ma per tutto il resto? Siamo sicuri che in tal modo stiamo proteggendo la biodiversità delle nostre terre?».
Fonte : PositanoNews.it