Costa d’ Amalfi la birra è donna con Rosa Recchimuzzi e Mariella Zito , complimenti da Positanonews alle due artigiane de la “bionda” , la loro storia raccontata in punta di penna dalla brava e preparata Erminia Pellecchia di Salerno , de Il Mattino di Napoli , il primo quotidiano della Campania.
Divina birra. Divina come la Costiera amalfitana dove nasce. Divina come le laudi che i benedettini della Santissima Trinità di Cava innalzavano a Dio mentre lavoravano i frutti della terra per ottenere quell’elisir di vita che alimentava corpo e spirito. E proprio dalla ultramillenaria Badia metelliana parte la storia di due giovani donne, Rosa Recchimuzzi e Mariella Zito, anime di un microbirrificio artigianale che, con il logo di «Amalfi Coast Beer», si sta imponendo in Italia e si avvia a conquistare l’Europa. Rosa abita ai piedi dell’abbazia ed ha fatto sua la regola dell’ora et labor dei monaci che l’hanno educata al rigore. Mariella è di Vietri sul Mare, la linfa magica di cielo-mare che le scorre nelle vene. Si sono conosciute nel 2010, quando si sono trovate a pattugliare insieme le strade del borgo ceramico. Già, perché prima di scoprire la birra – «passione nata quasi per gioco» facevano le vigilesse.
Precarie per quattro anni, poi il sogno dell’assunzione sfumato. In tasca ottocento euro a testa di liquidazione, tanta rabbia e la voglia di evadere. L’idea di un viaggio on the road prende piede, prima tappa l’Irlanda da bere e qui, nella patria di San Colombano, patrono dei mastri birrai, la folgorazione: dopo nottate nei pub a smaltire l’amarezza con pinte della profumatissima e blasonata bevanda celebrata da Joyce, decidono di tornare in patria «per proporre la birra raccontano in luoghi dove la tradizione della sua ancestrale produzione era andata perduta». Ma prima di affrontare l’avventura, vagabondano in Scozia, Belgio e Germania, nei posti cult dell’antica cervogia per cercare di carpirne i segreti. Comprano un kit di homebrewing e sperimentano a casa, assaggiatori parenti e amici; il risultato di quell’alchemica miscela piace e papà Recchimuzzi le induce a fare il salto, Rosa e Marina affittano un capannone a Molina e creano la società «Crazy Dream». Dipingendo di azzurro le pareti e di sole gli arredi – «i colori della nostra costa» – si diplomano mastre birraie (sono solo sei in Italia), acquistano con i fondi di Invitalia i macchinari e danno vita alla startup «Amalfi Coast Beer», mescolando luppolo, malto ed erbe aromatiche dei Monti Lattari.
Ed ecco le prime creature partorite dalle due sirenette, come si sono disegnate sull’etichetta che rende riconoscibilissimo il loro brand: Regina Maior indicata dal fucsia e Amalphia contrassegnata dal giallo. La prima è un doppio malto rossa, esplosiva come le onde che si infrangono sulle rocce; l’altra è bionda, soave come la spuma del mare. La terza, l’ambrata Vèteri (avrà il turchese come icona), è in gestazione, coccolata in attesa della fermentazione, la degusteremo tra qualche mese. Sì, perché per ottenere questo nettare degli dei, ci vuole tempo e disciplina: le tre p, confidano, passione, pazienza e prodotti di qualità. «Abbiamo la consapevolezza di creare qualcosa di nostro, di aggiungere un tocco di femminilità ad un mestiere considerato da sempre maschile», dichiarano, raccontando anche le prove che hanno dovuto affrontare, guardate con sospetto perché donne. C’è sfida ed orgoglio nei loro occhi mentre mostrano il laboratorio, asettico come una sala chirurgica con il tino di fermentazione tra i più grandi del Belpaese. Si svegliano all’alba, lavorano dalle 5 alle 20, seguono tutte le fasi, dalla fermentazione alla maturazione, imbottigliando ed etichettando a mano le loro birre: circa sessanta giorni per avere un’eccellenza del gusto, esaltata dalla forma del contenitore, curvy come una Venere di Botero scolpita in vetro. La produzione è di ottomila bottiglie al mese, distribuite in Campania, Puglia, Lazio, Liguria e Toscana, con richieste anche da Londra ed osservatori venuti da Monaco. E sfatiamo un altro mito: altro che pizza e birra… Provate l’Amalphia con i formaggi, il pesce, perfino il sushi, ed i dolci alla crema: sposalizio perfetto.
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