Sono stato di recente alla Galleria Corsini che si trova proprio di fronte all’Accademia dei Lincei, in una di quelle tante viuzze che costituiscono l’antico e popolare quartiere di Trastevere, al di là del fiume per chi proviene dalla Stazione Termini; i due luoghi citati, sono culla di altissima Arte e Sapere, ma qui voglio considerare un’altra Musa altrettanto nobile: la Gastronomia e trovandoci a Roma, non si può a tal proposito che celebrare l’Apologia dei “Bucatini all’amatriciana”.
In Trastevere, percorrendo le sue stradine all’ora di pranzo, si è immersi in odori e profumi provenienti dalle cucine delle tante Trattorie del posto, nelle quali sebbene si sia ceduto alla modernità ed alla globalizzazione, come deve essere per una grande città turistica quale è la Capitale, è ancora possibile gustare le specialità della Tradizione, tra queste i nostri Bucatini che al di fuori dei luoghi di origine del piatto, è possibile assaggiarne di così buoni, solamente qui. Altrove non “raggiungono” mai le medesime alte vette di sapore.
Tessere le lodi di questa pietanza è doveroso, innumerevoli sono le sue qualità; innanzitutto è sempre servita in abbondanza, il che non guasta mai, “melius est abundare quam deficere” sostenevano sin dall’antichità i locali. Il guanciale ingrediente principe è quasi impossibile trovarlo da nessuna altra parte così buono e atto allo scopo; abbondante è anche il sugo di pomodoro, senza però che mai sconfini nell’eccesso, e questo rende appetibile e fruibile il piatto, volendo, anche in gran fretta (è il caso, quando nei pressi della stazione, con un treno in partenza, non si vuole rinunciare all’occasione di assaggiarli prima del rientro).
Infatti a Roma, ovunque li si consumi, a Trastevere o a Termini, o in qualsiasi altra parte della città, lo standard dei Bucatini all’Amatriciana resta sempre molto elevato, si raccomanda però di chiedere esclusivamente i bucatini che meglio di tutti si sposano con questo condimento, non lasciatevi tentare dagli spaghetti, questi magari li assaggerete al ritorno a Napoli, magari con le vongole.
Dulcis in fundo, ma non troppo, evitare assolutamente il Parmigiano, sopra và spolverato il Pecorino che non a caso è detto proprio “Romano”, e se i bucatini vi vengono serviti col celebre formaggio Padano, non offendetevi, la globalizzazione impazza anche tra il personale delle antiche Osterie di Roma, ed il povero cameriere indiano o cingalese, giocando in trasferta forse non sa cogliere a pieno, la differenza tra la pasta al pomodoro ed i Bucatini all’Amatriciana, per cui senza timore, ma affermando la propria competenza, rimandate in cucina il primo e pretendete che vi venga servito solo il Pecorino, assoluto “compatriota” del nostro piatto, sul quale va con generosità grattuggiato.
Accompagnate il tutto con un buon vinello dei Castelli … Ad maiora e buon appetito !!!
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