Per arrivare a Montepertuso bisogna lasciare la statale 163 molto prima di raggiungere la Chiesa…
Per arrivare a Montepertuso bisogna lasciare la statale 163 molto prima di raggiungere la Chiesa Nuova di Positano, e imboccare via Corvo, salire ancora, arrampicarsi lungo i tornanti, affrontando prima via Mons. Saverio Cinque poi Mons.Vito Talamo. Nei curvoni, dove è possibile, fermarsi ogni tanto per ammirare Positano di sotto che si trasforma, rimpicciolendosi a ogni curva un po’ di più, nel Presepe vivente più bello che vi possa capitare di ammirare, almeno qui in Campania. L’aria è tersa a Montepertuso, sempre fresca, un borgo quieto, siamo su una rupe affacciata sul mare. C’è da queste parti una fattoria ristorante, si chiama “La Tagliata” è gestita dalla famiglia Barba da decenni, e da decenni è famosa per la carne che offre, apprezzata oramai da una clientela internazionale. Quando entri nella fattoria tutti i cinque i sensi sono sollecitati. Gli odori delle erbe aromatiche dei giardini saranno i primi a investire il vostro naso. Le piante di menta, basilico e salvia solleticheranno prepotenti le vostre narici, poi giungeranno quelli aspri degli animali: galline, mucche, maiali, asini, cinghiali, quaglie, conigli: ascolterete canti, ragli, muggiti, grugniti annunciare la loro presenza. Sono animali sani, belli, ben nutriti. Confesso che quando son venuto qui la prima volta sono rimasto basito davanti a un porcile che ha per panorama il Golfo di Salerno e nelle mattine migliori la costa cilentana: una suite per suini che la Walt Disney ci girerebbe i “Tre porcellini versione deluxe”: il lupo bussa per essere assunto come cameriere. Nella sala principale del ristorante l’udito è catturato dallo sfrigolio delle bistecche sulla griglia, la vista dal panorama offerto dalla città verticale, quella descritta da Romolo Ercolino che si staglia di sotto nella conca, l‘olfatto è sedotto dai profumi degli arrosti, il tatto dalla morbidezza del pane e delle ciliegie offerte per dessert, il palato ha che da impazzire tra formaggi, salumi, vini e carni. Chi viene alla Tagliata, è qui per mangiare soprattutto la carne e la carne è argomento difficile da trattare, c’è una coscienza sull’argomento oggi e un rispetto per gli animali sacrosanto, che ci impone serietà nel discuterne e nel consumarla. La carne fa parte della nostra cultura, siamo onnivori, mangiamo di tutto e lo dovremmo fare secondo i costumi dei nostri padri, consumare quello che effettivamente ci occorre per ricaricare le “batterie” non sprecare mai il cibo (tralascio l’argomento spinoso wet market, perché appunto è argomento che riguarda un’altra cultura). Sebbene non possiamo ignorare ciò che ha scritto Jonathan Safran Foer in “Se niente importa” (2010), è nel rito di una macellazione fatta secondo tutti i crismi che confidiamo, come fanno gli ebrei durante la Shecḥitah, con rispetto e compassione. Alla “Tagliata” ho visto animali sani e curati, ho seguito il mio rito laico, ho scelto la mia fetta di carne e l’ho mangiata secondo il mio gusto. Carne di ottima qualità, i fratelli Barba, Vincenzo e Peppe, sono ospiti squisiti che ti fanno sentire a casa. Buona anche la scelta di dolci fatti in casa e il vino. Il rituale anti-covid è stato rispettato alla lettera, così come il distanziamento dei tavoli. Un ristorante quello della “Tagliata” a Montepertuso che consiglio per la qualità dei prodotti offerti, onestà dei prezzi e professionalità dello staff : Luigi, Dora, Giuseppe e Vincenzo. Mangiare carne è un rito che va celebrato in posti speciali, la Tagliata di Montepertuso lo è.
di Luigi De Rosa
Fonte : PositanoNews.it