Caro Sigismondo, tu sai che io, gaspare apicella, sono figlio del MAESTRO riconosciuto del Zuffritto. Questo piatto prelibato è fatto con interiori di vacca e non di maiale, con il grasso di vacca(preferibile la rognonata), con la conserva, e con il peperoncino. (polmone, trachea, intestino, qualche volta il cuore, ecc.)
Le interiora vanno lessate, poi tagliuzzate; mentre in una capace pentola si scioglie il grasso cui si mescola la conserva e, a tratti, del peperoncino; l’alloro si aggiunge più tardi (‘o lavre).
Quando questa salsa è bene amalgamata, si aggiungono le interiore tagliuzzate, si mescola, si gira e rigira con della semplice acqua fin o a far ven fuori una specie di pane ben amalgamato.
Parte di questo pane di zuffritto la si scioglie in acqua con sale e, se un pò più liquida, si versa in un piatto dove si intinge il pane, facendo attenzione a preferire quello raffermo, oppure si taglia a pezzettini (con le mani e non con il coltello) il pane, sempre preferibile il raffermo, lo si sistema in un piatto e si versa su di esso il soffritto bollente con una spruzzata di pepe nero ed una “grattata” di formaggio (fatto con la grattugia e non quello che vendono in busta); naturalmente deve stazionare sul tavolo una bottiglia di quel rosso corposo che un tempo veniva portato nelle osterie o da Ravello (Sambuco), da Tramonti o Torre. Al mattino con i lavoratori e a sera con le famiglie c’era la fila alla cantina-osteria d’o Capurale alla via Strada nuova)
Quando vuoi, caro amico, possiamo organizzare una serata e si provvederà a farti deliziare con quello che un tempo era la prima colazione della quasi totalità dei minoresi (fin quando non calò la famiglia Gambardella da Pogerola che insegnò a tutti la conoscenza del cappuccino e cornetto)
T abbraccio
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