La Vigilia di Natale il cenone nel giorno di “magro” Il Concilio di Trento (che…
La Vigilia di Natale il cenone nel giorno di “magro”
Il Concilio di Trento (che durò all’incirca un ventennio dal 1545 al 1563), stabilendo le regole di digiuno, l’astinenza dalle carni e quali cibi fossero inclusi nel concetto di “magro”, funzionò più di qualsiasi campagna pubblicitaria nel promuovere il consumo di pesce in un’Italia che all’epoca non era certo una nazione ittiofaga. Mangiare di magro divenne un precetto da rispettare numerosi giorni l’anno, tra i quali i venerdì e i giorni di vigilia. Carne no, ma pesce sì, dunque divenne popolare il merluzzo (sia baccalà che stoccafisso) e gli altri pesci facilmente conservabili, così come divenne importante applicare creatività e ingegno per confezionare un pasto “di magro”, ma saporito e nutriente.
Il mangiare di magro è il motivo per cui ancora oggi, a distanza di oltre cinque secoli, per la vigilia di Natale e di Capodanno in tavola si porta pesce, anche se la Chiesa da tempo ha abolito questa regola, precisamente quando il 17 febbraio del 1966 Papa Paolo VI, con la sua costituzione apostolica Paenitemini, ridusse i giorni di digiuno (escludendo quindi la vigilia di Natale) e precisò che: “La legge dell’astinenza proibisce l’uso delle carni, non però l’uso delle uova, dei latticini e di qualsiasi condimento anche di grasso di animale”. Durante la cena della vigilia dunque si osserva più per abitudine che per religiosità la regola di un menu a base di pesce, ma non per questo ci si risparmia o si pratica qualche sacrificio alimentare, basti pensare che quella del 24 dicembre non si chiama “cena”, bensì “cenone”.
Fonte : PositanoNews.it