Buongiorno Amici, rieccoci a parlare di Vino, sperando possa essere di aiuto a chi oggi…
Buongiorno Amici,
rieccoci a parlare di Vino, sperando possa essere di aiuto a chi oggi approccia al “nettare degli dei”. Oggi si parla, e non lo si fa mai abbastanza, aggiungo, di un vitigno autoctono campano, che arriva da ischia, la Biancolella, con la quale,l’Azienda Mazzella produce il vino “Vigna del Lume”, premiato da “5 Star Wines- The Book” la guida di vinitaly quale miglior bianco d’Italia 2018. Quella di Nicola e di Vera Mazzella è la terza generazione di produttori, e ad insegnargli tutto sulle tecniche di vendemmiaè stato il loro nonno ed il loro papà, Antonio. “Quel costone roccioso, dai locali chiamato “ò lummo”,ormai non c’è più, colpa di un’azienda romana, costruttrice di mattoni che, nel dopoguerra lo fece esplodere perché dava fastidio, dice Nicola , intervistato dalla giornalista Isabella Puca subito dopo la notizia di questo premio,, eppure la storia è ancora lì e acquista ogni giorno un valore in più. La forza di questo vino sarà forse per la nota salina, per il corpo rotondo donato dalle uve raccolte ai primi di ottobre e lavorate come si faceva un tempo, forse per il fatto che vengono decantate di notte, al fresco, in quelle grotte scavate dal lapillo.Forse dovuto alla fermentazione in acciaio, a temperature controllate, e quei 50 giorni e più d’attesa per avere quel vino dal sapore antico con sentori di salvia, finocchietto, ginestra, albicocca e pesca. Probabile che, insieme a tutto questo,dicono Nicola e Vera,” la bontà di questo vino è data anche da una ideologia lavorativa, quella di portare avanti una tradizione ed il rispetto verso il prodotto, così come la natura ce l’ha dato, qui dove siamo nati. È il senso della famiglia che ci ha portato a fare questo, ognuno con il proprio incarico. Alla base dì tutto quando ci sono legami forti, si lavora in armonia e con uno scopo comune. È questo che ci ha portato all’amore per il nostro lavoro. Abbiamo creduto in quello che stavamo facendo”. E come dargli torto, aggiungo io. Molti dei terreni delle tenute sono raggiungibili solo a piedi e per la vendemmia le Cantine usano anche gozzetti in legno per trasportare l’uva raccolta nei pendii scoscesi (con pendenze in alcuni casi superiori al 50%), riconducendola – attraverso il borgo marinaro di Ischia Ponte – a Campagnano: sembra quasi di rivivere l’epopea del “cala cala”, il baratto contadino che sull’isola d’antan viveva degli incontri tra agricoltori e pescatori.
I numeri della produzione non sono industriali, circa 11 mila bottiglie , quindi il consiglio che do a chi fosse interessato, è quello di affrettarsi negli ordini.Nel bicchiere, il vino si presenta con un vivace giallo paglierino dorato; intenso al naso, di fiori gialli di mimosa e di albicocca matura, avvolgente per la nota minerale da cui si scorge un soffio d’erbaceo. All’assaggio è corposo: il sorso è pieno, dal giusto equilibrio in acidità, che lascia in bocca una gradevolissima nota salmastra.Bevuto con spaghetti ai frutti di mare e pinoli,con scorzetta di limone grattugiata.
Fonte : PositanoNews.it