Una scappata fuori porta dalla Costiera amalfitana e Penisola sorrentina, che per noi significa lavoro,…
Una scappata fuori porta dalla Costiera amalfitana e Penisola sorrentina, che per noi significa lavoro, dopo Napoli e Roma, usciamo dalle città e troviamo un angolo di paradiso straordinario Tivoli con le sue meravigliose ville, abbiamo visto il Tempio d’Ercole, dove c’era una bella iniziativa Slow Food, poi Villa Adriana, Villa d’Este, entrambe rinomati siti UNESCO, quindi Villa Gregoriana, che il FAI pregevolmente ha aperto, dove si trova una natura rigogliosa, indubbiamente Tivoli è una delle cittadine più belle del mondo.
A questa aggiungiamo una sosta culinaria straordinaria con una ventata di freschezza e innovazione culinaria sta conquistando il cuore di Tivoli grazie a Li Somari, la nuovissima apertura ristorativa che promette un’esperienza gastronomica indimenticabile. Ideato da Andrea La Caita, noto per il suo successo con il ristorante Vesta, e guidato dall’esperto Executive Chef Adriano Baldassarre, Li Somari si propone di coniugare sapientemente tradizione e modernità, offrendo ai suoi ospiti un viaggio attraverso i sapori e le tradizioni culinarie del Lazio.
Sottolineiamo la cura dei particoli e la presenza continua e attenta, cortese e mai invasiva, del preparatissimo personale in sala. Ma la simpatia dello chef è insuperabile, dinamico, attivo, positivo, creativo e ama Positano, la costa d’ Amalfi e Sorrento
“Sono stato a Positano e ho avuto una bellissima esperienza all’hotel San Pietro e al ristorante Da Vincenzo, Giosuè di una simpatia unica – ci racconta -, inoltre il tour da voi è straordinario , fra don Alfonso a Sant’Agata e i Quattro Passi a Massa Lubrense, posti bellissimi…”
La cosa bella di questo locale è che ci troviamo in un luogo elegante, di classe, di alto livello, ma che ti fa sentire a tuo agio, come ti sentiresti in una trattoria, un clima di cordialità, non pesante come trovi in certi ristoranti pluristellati.
Situato nel cuore di Tivoli, Li Somari ha ereditato un’importante eredità storica, trovandosi nei locali che in passato ospitavano altre rinomate attività gastronomiche. La scelta del nome “Li Somari” non è casuale: oltre a richiamare le radici dialettali tiburtine, evoca anche l’instancabile determinazione di questi animali, incarnando così lo spirito tenace e ambizioso del progetto.
Arriviamo in piazza, ammiriamo prima la vista dal Ponte sul fiume Aniene, poi siamo accompagnati al piano di sotto lungo una stupenda scala a chiocciola in ferro battuto. Seguendone il verso elicoidale ci troviamo in una sala comoda con una finestra sul panorama. Gli archi mattonati e le pareti a cemento, un suggestivo camino del ‘500, il pavimento con rimandi agli anni ’50, i tavoli e le sedie in legno dal sapore vintage, tutto trova espressione in un passato da rivivere.
La sede, infatti, ha un passato curioso: un’antica stalla nel centro storico, che ospitava proprio i somari ai quali il ristorante deve il nome. “Qui ho la libertà di variare velocemente la carta, scegliendo il meglio che trovo ogni giorno sul mercato”, racconta, “e soprattutto di concentrarmi sulle radici antiche della cucina del posto, la mia grande passione, che in questa zona risente di influenze abruzzesi, maremmane, campane ed ebraiche e che mi piace proporre ai miei ospiti”. Parlano della vecchia cucina “dei signori”, ad esempio, le fettuccine alla papalina: a base di uovo sbattuto, parmigiano, prosciutto e piselli, sono una versione arcaica della carbonara che conosciamo oggi.
La proposta culinaria di Li Somari è un’ode alla cucina laziale, reinterpretata con creatività e maestria da Chef Adriano Baldassarre. Grazie alla sua profonda conoscenza del territorio e alla sua passione per l’eccellenza gastronomica, Baldassarre presenta piatti che celebrano la ricchezza dei prodotti locali, rispettandone la freschezza e valorizzandone i sapori autentici. Dal Cacio di capra di Vicovaro con miele millefiori al Raviolo ripieno di coda alla vaccinara, ogni piatto è una sinfonia di gusto e tradizione reinventata.
Sono rimansto stupefatto e incantato dal baccalà mantecato col tartufo, ma davvero tutti i piatti erano una grande sinfonia e trasmettevano grandi emozioni. Il menù degustazione costa 55 euro, un prezzo davvero eccezionale per quello che offre. Baldassarre è uno degli chef che sta seguendo l’abbandono del fine dining, diciamo quella cucina sofistica, artificiosa, aristocratica, che non abbiamo mai amato, per quella più vicina a possibilità più ampie. Qui mangi come, anzi meglio, di un ristorante stellato, a prezzi davvero abbordabili, non stracciati, ma abbordabili, ed esci felice, e per la felicità non c’è prezzo.
Ciò che rende ancora più affascinante l’esperienza culinaria a Li Somari è l’attenzione per i dettagli e la sostenibilità ambientale. Il locale è stato interamente arredato con materiali di recupero, conferendo un’atmosfera accogliente e autentica.
In definitiva, una sosta da Li Somari non è solo un’esperienza gastronomica, ma un viaggio sensoriale che celebra la ricchezza culturale e culinaria del Lazio. Con la sua combinazione di tradizione, innovazione e passione per la qualità, Li Somari si conferma come una destinazione culinaria imperdibile per gli amanti del buon cibo e delle esperienze indimenticabili.
La cosa straordinaria, dicevamo, è il ritorno alla sostanza, a una cucina di alto livello qualitativa, ma non sofisticatissima e artificiosa. Baldassarre fa parte di una compagine di cuochi che hanno salutato in questo momento l’alta gastronomia ( ma per noi questa è la vera alta gastronomia ) per dedicarsi a progetti differenti. Piatti della tradizione o quantomeno sul paniere territoriale, nonché un servizio più inclusivo e popolare rispetto alle consuetudini del fine dining. A Milano, tra i primi a innescare l’ondata di “fughe dal fine dining” c’è Diego Rossi. Veronese, ha deciso nel 2005 di deviare dalle esperienze stellate (al St. Hubertus di San Cassiano e Alle Antiche Contrade di Cuneo) per aprire Trippa, una trattoria “di sostanza” che valorizza il quinto quarto, dove oggi è davvero complicato prenotare. Poi la gastronomia contemporanea Stadera, condotta da Aldo Ritrovato — già una stella Michelin da It Milano — sempre nel capoluogo meneghino, e ancora l’enoteca con cucina Bar Bozza, di Fabio Macrì. Siamo nel quartiere Ostiense di Roma, dove nell’estate 2022 il cuoco romano con trascorsi al Fat Duck di Heston Blumenthal, alla Fundacion Alicia del grande Ferran Adrià (padre della cucina molecolare catalana) e poi a Piano35 di Torino, ha trasformato un’ex copisteria in una meta per gli amanti del vino naturale e dei piccoli piatti creativi. Hanno scelto invece la quiete di valli e alture Juri Chiotti — che nel suo Reis di Chiot Martin (Cuneo) ha declinato le esperienze de Alle Antiche Contrade, una stella Michelin a fianco di Diego Rossi, in un contesto di montagna — e la coppia Carol Choi e Francesco Scarrone. Newyorkese lei, con un passaggio nella panetteria Mirabelle di Copenaghen e cresciuto nel canavese lui, si sono incontrati nei locali del gruppo danese Relæ (con un ristorante stellato, chiuso alla fine del 2020) e hanno avviato nel 2019 Rantan in Valchiusella (provincia di Torino), per continuare a lavorare come cuochi e fornai, ma pure come contadini.
Da Londra a Tivoli, passando per Zagarolo: la storia di Adriano Baldassarre
Alla base della decisione di Adriano Baldassarre di allontanarsi da Roma — dove aveva avviato anche un percorso con Avvolgibile, una trattoria dedicata alle pietanze della tradizione romana sulla Circonvallazione Appia — c’è lo zampino del covid ma anche la volontà di “riportare la chiesa al centro del villaggio”. Lo chef romano classe 1977, nato nella capitale con radici abruzzesi, è forte di una carriera consolidata con Giorgio Locatelli a Londra, Antonello Colonna a Labico, Francesco Apreda in India e poi nel suo Tordomatto: una stella Michelin a Zagarolo, traslocato poi a Roma e infine chiuso in fase pandemica. Da qualche mese lo si trova indaffarato nella cucina a vista del suo Li Somari, nato dal sodalizio con Andrea La Caita (già socio e fondatore, tra gli altri, di Acquolina, due stelle Michelin dell’Hotel The First Roma Arte), che di Tivoli è originario. “Abbiamo voluto un locale che rimettesse al centro gli ospiti. Li invitiamo in una città stupenda, fuori dalla frenesia di Roma, dove possono venirci a trovare e rifugiarsi per qualche ora in un luogo affascinante”.
Fonte : PositanoNews.it