Manca oramai pochissimo alla notte di Capodanno e la tradizione vuole che il cenone del…
Manca oramai pochissimo alla notte di Capodanno e la tradizione vuole che il cenone del 31 sia a base di pesce, che per molti significa salmone, ostriche, gamberi ed aragoste. Ma, a tal proposito, il direttore dell’Area marina protetta di Punta Campanella Antonino Miccio lancia una proposta un po’ provocatoria ma sicuramente da prendere in considerazione, ovvero quella di festeggiare con il cosiddetto pesce povero e locale, come ad esempio sgombri, alici e sugarello. Una scelta del genere non sacrificherebbe di certo il palato ma farebbe bene al portafogli ma soprattutto alla biodiversità del nostro mare ed alla piccola pesca artigianale. La coordinatrice del Centro di educazione ambientale del Parco di Punta Campanella Carmela Guidone ha sottolineato come “i pesci che sarebbe preferibile non consumassimo, perché sono in via di estinzione o perché sono frutto di pratiche di pesca o allevamento non sostenibili sono: salmone, il tonno rosso, i bianchetti, la corvina, la magnosa, il pangasio, il merluzzo, la cernia bruna. Da non consumare mai i datteri di mare la cui vendita è illegale. Le specie che invece sarebbe preferibile consumare sono quelle eccedentarie le cui popolazioni vivono in abbondanza nei mari italiani e del mondo. Ad esempio sarebbe preferibile consumare il pesce azzurro che può vantare preziose qualità nutrizionali. Sarebbe preferibile consumare: l’aguglia, lo sgombro, il sugarello, la palamita, lo zerro, il pagello, la lampuga, il pesce pilota, il pesce serra, il tonno alletterato. Anche il pesce ha una sua stagionalità e scegliere il pesce di stagione significa mangiare pesce locale e non congelato”. Alberto Capasso, legale rappresentante di Slow Food Campania, ha dichiarato che “sono 60 milioni le persone che nel mondo nel settore della pesca e dell’acquacoltura, 17mila le specie che compongono la biodiversità marina del mar Mediterraneo ma il 33,1% delle specie sono pescate al di là del loro limite biologico sostenibile. E si stima che nel 2050 negli oceani ci saranno, in peso, più rifiuti plastici che pesci”.
Fonte : PositanoNews.it