Gennaro Esposito, chef della Torre del Saracino di Vico Equense, cucinerà per Mick Jagger e company in occasione dell’unica tappa italiana, in programma a Lucca il 23 settembre, del No Filter tour. «Non conosco nessuno migliore di lui», giura Mimmo D’Alessandro, l’organizzatore dell’evento musicale dell’anno. «Gennaro ha una grandissima sensibilità per la musica e una tecnica sopraffina. Quando cucina lui si ferma l’orologio». Chef com’è nata questa opportunità? «Ho conosciuto Mimmo all’indomani del concerto di Gilmour a Pompei. È stato a pranzo da me a Vico Equense. È un vero gourmet, così come io sono un vero appassionato di musica rock. Quando a saputo del concerto a Lucca ho pensato innanzitutto allo show. Poi abbiamo concordato di fare assaggiare alla band l’essenza della cucina italiana, una sintesi di prodotti di qualità. Agli Stones ma anche agli attori e ai vip della musica mondiale che saranno a Lucca». Non è la prima volta che cucina per star o personalità di notorietà internazionale? «No, ma stavolta sento più l’adrenalina. La musica è la mia passione principale, soprattutto il rock di quella generazione. Sarà un onore per tutta la mia brigata, davvero rock, sovversiva e ribelle, con tanta voglia di stravolgere le regole e innovare». Cosa preparerà? «Utilizzeremo i grandi prodotti italiani: mozzarella di bufala, Parmigiano reggiano, prosciutto di qualità, culatello. Per dirla con linguaggio musicale faremo una compilation in stile Best of. Useremo anche pesce e pasta». Lei è appassionato di musica rock. Il suo gruppo preferito? «Gli Stones sono un mito. Dello stesso periodo amo anche Led Zeppelin, Who e Beatles. Hanno scritto la storia della musica». In che posizione classificherebbe i Rolling Stones tra gli artisti rock di tutti i tempi? «Non mi sento in grado di esprimere un giudizio così netto. Ma è innegabile che se dopo ancora 50 anni sei in grado di trascinare ancora un pubblico vastissimo sei una leggenda». La sua canzone preferita del gruppo? «Magari commetterò un’ingiustizia, considerate le decine e decine di hit vincenti. Scelgo Gimme Shelter: é così rock ma anche dolce. Sintetizza in modo fantastico le anime della band». A settantacinque anni ancora on the road. Una macchina per fare soldi o un monumento vivente? «Dobbiamo limitarci ad apprezzare il lato artistico. Un artista a quell’età vuole sentirsi importante e forse i soldi rappresentano un parametro per avere la percezione di quanto vali. Ma non credo che Mick Jagger, che non riuscirebbe in dieci vite a spendere quello che ha guadagnato, pensi ancora ai soldi». Proviamo a dedicare un piatto ad ognuno dei componenti della band. Per Mick Jagger, l’angelo ribelle? «Il risotto con limone e pomodoro, un piatto ribelle. Sì, perché sconfigge lo stereotipo di non abbinare due acidità. Un piatto graffiante, insolente, ma anche dolce e suadente». Per Keith Richards, sopravvissuto alla sua sregolatezza? «Difficile. È uno tosto, ha tirato la sua vita al limite. Ha conquistato milioni di fan pur restando sempre un passo indietro. Gli dedico la seppia cotta nel suo nero con tutte le interiora. Un piatto difficile, che spacca la platea». Per Charlie Watts, il metronomo? «La minestra di pasta con pesci di scoglio e crostacei, rassicurante, piace anche ai bambini». E ancora per Ron Wood, il “ragazzino”? «Uno spaghetto con la colatura di alici, pesto di pistacchi e con salsa di fegato di calamaro, psichedelico». È vero che le star non sono dei veri gourmet e hanno un rapporto superficiale col cibo? «Magari nella quotidianità. Ma in occasioni come questa si lasciano un po’ più andare» Per chi sogna di cucinare? «Per Quentin Tarantino». Cosa? «I miei piatti, ovvio». (Gimmo Cuomo – Corriere del Mezzogiorno)
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