Abusi edilizi a Punta Campanella a Massa Lubrense Alfonso Iaccarino, il ristoratore del «Don Alfonso» che ha fatto ricorso al Tar Campania a Napoli ha avuto torto anche nel merito, i pollai non si potevano fare. Il provvedimento, riguarda l’azienda agricola Le Peracciole, di proprietà di Alfonso Iaccarino e figli, e nasce da un sopralluogo effettuato l‘11 novembre 2015 dai carabinieri di Sorrento, guidati dal luogotenenente Camillo Bernardo. Erano impegnati, a seguito della denuncia del Wwf della Costiera Sorrentina, nella verifica della legittimità dei lavori «di riqualificazione e abbattimento delle barriere architettoniche» che il Comune sta realizzando in via Campanella, il sentiero che da Termini conduce a mare, grazie a un finanziamento europeo. Durante l’ispezione i militari hanno verificato anche lo stato dei luoghi in alcune proprietà della zona. In quella di don Alfonso, con l’ausilio dei tecnici del Comune e della polizia municipale, hanno riscontrato una serie di modifiche dello stato dei luoghi che non sarebbero autorizzate. In particolare: la delimitazione del varco di accesso con un cancello di ferro scorrevole alto un metro e mezzo e largo sei metri; un pollaio in cemento e lamiera di circa 20 metri quadrati; un altro pollaio, sempre in cemento, di 11 metri quadrati; un deposito di 11 metri quadrati; una tettoia in lamiera zincata. Tutto ciò in una zona sottoposta a vincoli ambientali e paesaggistici estremamente rigidi. Iaccarino potrà impugnare l’ordinanza al Tar per chiederne l’annullamento. Non è la prima volta che l’amministrazione di Massa Lubrense accusa il proprietario di «Don Alfonso» di avere realizzato abusi nell’azienda agricola che possiede a Punta Campanella. La prima volta accadde il 29 dicembre ’97, quando la polizia municipale mise a verbale «la messa in opera di un manto in calcestruzzo cementizio lungo circa 400 metri e largo fino a due metri su un tratto di pista carrabile». Ne derivò una ordinanza di sospensione dei lavori il 13 gennaio ’98. Nel 2004 il secondo round dello scontro tra l’imprenditore e il Comune, che gli contestò la costruzione di 5 box in muratura da adibire a porcilaia, «coperti da una struttura di pali in legno e lamiera e da un’area adiacente pavimentata in calcestruzzo, delimitata da muretti di lapil-cemento da adibire a concimaia». Anche in questo caso ci fu una ordinanza di sospensione dei lavori, il 25 marzo 2004. Ora per don Alfonso la scelta se fare ricorso al Consiglio di Stato o abbattere i pollai…
L’articolo Massa Lubrense il TAR da torto a don Alfonso , i pollai non si potevano fare a Punta Campanella proviene da Positano News.