Melenzane al cioccolato , una tradizione fra Maiori ad Amalfi e Piano di Sorrento . Un bellissimo articolo oggi su Il Mattino a firma di Erminia Pellecchia che, conoscendo bene l’argomento, ci piace riportare, anche se avremmo da aggiungere che vi è anche la tradizione di Meta ( i metesi sono “cannaruti” ) , bar Romano..:
«Malum insanum», frutto insalubre. Suona strano, eppure è così. Nel medioevo la melanzana, quel curioso ortaggio portato dagli arabi in Sicilia e poi diffusosi in tutta Italia, veniva considerata velenosa. Una credenza sfatata solo nel XVI secolo quando la viola solanacea – tra l’altro apprezzatissima dal ceto basso – sarà sdoganata per merito dei carmelitani. Ed eccola comparire nei primi trattati di cucina colta, eccola esaltata, nelle sue nozze col pomodoro, come ingrediente principe della parmigiana. Pronta ad offrirsi ad altre ardite invenzioni, ad altre ibridazioni dolciamare, complici le cucine conventuali da sempre laboratori di alta pasticceria. Già, anche se mancano fonti letterarie certe, sarà proprio in un monastero del Golfo delle Sirene che si oserà l’abbinamento con il nettare degli dei, il cioccolato. Un trionfo di bontà – provare per crederci, conquista anche i più schizzinosi – che da qualche anno fa bella mostra di sé nel ricco caleidoscopio di dessert natalizi.
Sì, ‘e mulignane cu a ciucculata sono oggi tra i piatti cult delle feste, accolte a furor di popolo, soprattutto dopo le apparizioni televisive di Gianfranco Vissani e Sal De Riso. E si deve proprio al pastrichef di Minori una golosa versione del dolce tipico di Maiori, innaffiato da un pizzico del suo «Incontri», il liquore ispirato al famoso «Concerto» delle suore di Tramonti. Che, nella contesa tra Penisola Sorrentina e Costiera amalfitana sul primato del parto delle «Melanzane al cioccolato», pare siano le pioniere. Numerose le ipotesi sul luogo di nascita. Restando in Costa d’Amalfi, si dice che siano stati i francescani di Atrani a ricoprire le melanzane fritte con una salsa dolce e liquorosa, sostituita successivamente dal cioccolato. Ad Amalfi non manca mai un boccone di melanzane al cioccolato nello stellato più antico della Campania, la Caravella di Antonio Dipino.
Molti storici enogastronomici, però, riconducono la creazione alle monache di Santa Maria della Misericordia (attualmente agostiniane) in quel di Piano di Sorrento. C’è un episodio che ha il sapore di una favola. Le abili suore pasticciere erano solite fornire le loro leccornie alle partorienti in enormi vassoi neri dipinti con fiori del posto. Un giorno furono chiamate dalla levatrice che aveva assistito la nipote dello zar Nicola II, ospite al Grand Hotel Cocumella di Sant’Agnello, inappetente dopo aver dato alla luce una bambina. Miracolo… alla vista delle melanzane al cioccolato accompagnate da pan di Spagna, la regale puerpera si riprese alla grande. Scopriamo questa formula magistrale sopravvissuta al rogo dei libri dolciari di queste religiose invise ai bottegai sorrentini. Prima sorpresa: le melanzane vengono bollite e fatte raffreddare, indi svuotate e cosparse di zucchero, pronte per il composto di ricotta, zucchero, uovo, burro, cioccolata grattugiata, amaretto, mandorle tritate, canditi, vanillina e cannella (a piacere aggiungere la polpa di melanzana ben strizzata). Il tutto viene deposto in una teglia con due dita di acqua ed una spruzzatina di zucchero; cottura in forno a 180° per mezz’ora e, il valore aggiunto, della crema a copertura con latte, farina, cacao e mezzo bicchierino di rum. È più o meno la stessa ricetta confezionata da un maestro del rango di Luciano Russo di Sorrento. In totale discordia con quella di De Riso che prevede le melanzane infarinate e fritte.
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