La grande sfida di Napoli. Da un lato, regolarizzare al più presto il “mare magnum”…
La grande sfida di Napoli. Da un lato, regolarizzare al più presto il “mare magnum” dei fitti brevi a uso turistico, mettendo ordine al settore extraricettivo, letteralmente esploso con il boom della città. Dall’altro, dare risposte urgenti all’esigenza di una fetta di popolazione che fatica a trovare soluzioni abitative, soprattutto nel centro storico.
Fioccano gli sfoghi sui social, dopo la nostra inchiesta. Storie, come quella di Marco e Denise, che cercano invano da mesi, o di Scilla e Davide, 26 e 28 anni, che si dicono “tagliati fuori dalla possibilità di acquistare una casa, e come noi un’intera generazione di trentenni che non può competere con chi fa un investimento ad alto profitto, prelevando immobili per farne B&b. E a noi non resta che cercare disperatamente sempre più lontano dal centro, sperando in un colpo di fortuna”.
Annunci disperati sui gruppi Facebook: “Aiutateci a trovare casa, vi prego”, dice Nunzia. E sono storie che ispirano iniziative di protesta, come quelle della rete “SET Napoli – i diritti al tempo del turismo”, 4000 follower su Facebook, che qualche settimana fa ha inscenato la manifestazione degli ombrelli in piazza Municipio. E che oggi chiede con forza “la limitazione urgente di affitti brevi e case-vacanza nell’area Unesco di Napoli” annunciando mobilitazioni nel corso delle giornate del forum internazionale Unesco a Napoli, dal 26 al 29 novembre. E lamentando la nascita di “1000 case vacanza dall’estate a oggi, per un numero totale di 10 mila (un numero più verosimile, comprensivo delle abusive, è però di 4000, ndr), quasi tutte concentrate nel centro”.
E l’amministrazione? Il sindaco Manfredi sottolinea come l’amministrazione sia «impegnata da mesi sul tema con una task force ad hoc e dialoghi con le altre metropoli per arginare il problema, che mina all’identità del nostro centro storico, e va affrontato unitariamente con altre realtà che hanno problemi analoghi». Firenze in primis.
Ma qualcosa si muove. Dal 30 ottobre – proprio come accade per gli hotel – anche le locazioni turistiche inferiori a 30 giorni di stanze e appartamenti devono essere registrate e avere il Codice unico identificativo delle strutture ricettive (Cusr), per effetto di un decreto regionale. Un modo per censire e regolarizzare un settore in confusione. «Ed è iniziata una vera e propria corsa contro il tempo, con almeno 500 iscrizioni in meno di due settimane», spiega Piergaetano Orlando, responsabile per Napoli di Aigo, l’associazione gestori ospitalità e ricettività diffusa, sotto la sigla di Confesercenti. Orlando snocciola i numeri del fenomeno: «Dopo il Covid abbiamo registrato il +300% di case vacanza, con una grande concentrazione nel centro storico e una presenza sempre più interessante a Fuorigrotta e Secondigliano, circostanza che suggerisce piani di sviluppo turistico ad hoc in aree periferiche. I costi di una notte sono aumentati del 25% rispetto a un anno fa. Ma abbiamo, ad oggi, una percentuale del 65% di strutture abusive. Paghiamo una legge regionale vecchia sui B&b, quella di Bassolino del 2001, ma questa è l’occasione per partire da zero».
Ma l’iscrizione al Cusr non è una passeggiata: la procedura non è semplicissima e l’associazione dei Bed & breakfast ed affittacamere della Campania sottolinea come “la nuova legge regionale faccia riferimento a un decreto ministeriale del 1975, prevedendo il rispetto di alcuni parametri (2,7 metri di altezza dell’immobile, 14 mq di salone-cucina, 14 mq per la matrimoniale, 9 per la camera singola) che tagliano fuori una fetta consistente di attività”. Costringendo a una dispendiosa ristrutturazione. O a continuare a operare abusivamente.
Fonte : PositanoNews.it