Positanonews dal Cerriglio a Bisceglie , fra i ristoranti più antichi del Sud Italia dove si riunivano i carbonari . Non potevamo non farci una foto con le ultime eredi, Flora Galeone, Ventura Lucrezia, che ci hanno servito a tavola ogni ben di dio, gustosi sapori della provincia di Bari in Puglia e scriverne per l’ Enogastronauta news. A dormire siamo stati in un bell’albergo che si affaccia sul mare, insomma ti svegli , passeggi e ti tuffi in un mare che ha avuto diverse bandiere blu l ‘hotel Salsello , qui c’è anche un ristorante omonimo nato nel 1966 di cui si parla molto bene, ma noi abbiamo cercato la storia e siamo andati qui al Cerriglio . Il locale è quello che è , vi diranno che non è rinnovato, ed è vero. Ma l’esperienza di mangiare qui è da fare. Se il tempo permette si può mangiare sotto l’arco, sennò all’interno. Le zuppe sono strepitose , quelle di fave in particolare, le orecchiette fatte a mano imperdibili. Davvero qui la storia si è fermata, nella stanza ( in affitto da un secolo e mezzo!) si sente ancora il vuoto del sotterraneo dove stavano i carbonari, su Bisceglie in Diretta un articolo di Fabrizio Ardito che ricostruisce la loro storia.
L’Osteria il Cerriglio è forse il locale ancora aperto più antico di Bisceglie (potremmo anche eliminare l’avverbio “forse”, nda): le sue pareti, i suoi tavoli, i suoi bicchieri e l’immancabile Ciccillo hanno da raccontare infatti una storia lunga 150 anni. Tempo fa sul nostro portale avevamo promesso di approfondire il passato di questo grande locale di Bisceglie in una lunga intervista a Francesco Ventura (che tutti chiamano “Ciccillo”), che troverete pubblicata integralmente sul prossimo numero di Bisceglie In Diretta. Intanto ecco qui uno stralcio.
LA STORIA. Ci sediamo e intanto inizia a parlare da solo: «Il Cerriglio è da sempre un’osteria, fin dal 1864, quando aprì al pubblico». Cerco di seguire le sue parole e di tornare indietro di 150 anni, ma mi è difficile e chiedo subito a Ciccillo se sapeva chi erano i primi proprietari e gestori: «Mi dicevano che chi fondò questo locale era Mauro Giuseppe di Molfetta» … Mi chiedo come dai fratelli Di Molfetta si sia giunti ai genitori di Ciccillo che proseguirono la gestione. Presto detto: «I miei genitori qui erano cuochi, cucinavano le braciole. Poi, cento anni fa circa, continuarono a gestire l’osteria dove io e la mia famiglia abbiamo praticamente vissuto». Una domanda mi sfugge e con il sorriso sul volto gli chiedo quanti anni ha: con mia sorpresa, ci pensa qualche attimo e poi risponde «Ottantotto! Me ne sono quasi dimenticato. Ho vissuto tutta la mia vita qua, tra queste mura».
IL NOME. L’origine del nome è poi incerta: Ciccillo mi dice che deriva dal napoletano ed effettivamente a Napoli c’è una Taverna del Cerriglio, nei pressi del porto. La tradizione vuole che lì vicino ci fosse un boschetto di querce (dal latino cerrum, nella trasposizione del diminutivo cerrillum; di qui l’italianizzazione in “cerriglio” è breve e di facile comprensione, nda) e che da questo la taverna prese il nome…
L’OSTERIA. …I piatti forti li conosce ogni biscegliese, tanto che non sei biscegliese se non conosci il Cerriglio e non hai mangiato un primo di orecchiette (fatte a mano, nda) al ragù e le brasciole di Angela. Ciccillo precisa ancora: «Le nostre sono fatte in casa e a mano, non a chiacchiera». Si interrompe perché un cliente entra per chiedere un bicchiere di vino. Ricordo che stavamo parlando delle orecchiette e vedo che Angela, moglie di Ciccillo, si è seduta accanto a noi: «A questo proposito posso intervenire anche io» e sorride. È lei che fa a mano le orecchiette, è lei che sta ancora ai fornelli…
IL FUTURO. A questo punto dell’intervista entra in scena Lucrezia, la figlia di Ciccillo e Angela: dobbiamo infatti parlare del futuro del Cerriglio. Le chiedo se, da quando avete la gestione del locale ad oggi, è cambiato qualcosa nel centro storico e, ovviamente, come: «È cambiato sicuramente. E sicuramente è peggiorato: prima c’era più vita, più movimento, più viavai di gente, più negozietti e attività». «Quando ero piccola io – prosegue Ezia – c’erano 6 barbieri solo su via Cardinale Dell’Olio, 5 cantine, una salumeria di fronte alla Cattedrale, un calzolaio e un vecchietto che vendeva i gelati. Ora si è spopolato di tutti questi commercianti. Ed è stato anche abbandonato: speriamo che l’Amministrazione decida di rivalutare (seriamente aggiungerei io, nda) il centro storico»…
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