Rifiuti zero. E spazio a un’idea semplice ma al tempo stesso geniale: i piatti sono fatti di pane. Arriva dal Cilento una iniziativa destinata a fare proseliti: il pane, che qui è tradizione e relazione, ambasciatore di ricette antiche e future come i grani, si presta a dare man forte alle spinte verso la sostenibilità.
Il merito è tutto di Angelo Avagliano, che si definisce “contadino contemporaneo”, e della maestra d’arte Donatella Scutellà: vivono a “Tempa del Fico”, un nucleo di accoglienza e ospitalità rurale a Pruno di Laurino, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, con le loro due figlie, Annarita e Mariantonia.
Al bando i piatti, sia quelli di plastica (che hanno un impatto negativo sull’ambiente) che quelli in ceramica o vetro, da lavare con detersivi chimici: la materia prima arriva, allora, direttamente dai campi coltivati. “Le farine ottenute con un mulino a pietra – racconta Avagliano – conservano tutte le caratteristiche organolettiche dei grani, coltivati con le tecniche dell’agricoltura organica e rigenerativa. Così, compongono questi speciali impasti con i quali modelliamo i piatti e le ciotole”. Dentro, ci finisce tutto: insalate e zuppe, pasta e carne. Le tecniche di produzione e cottura, garantiscono sulla qualità degli speciali piatti (“che restano impermeabili e sono naturalmente commestibili”).
Una speciale trasformazione alchemica operata nel ventre di terracotta del forno tradizionale con il fuoco alimentato da legna di varie e profumate essenze spontanee della valle, e l’ausilio dell’ acqua delle sorgenti delle montagne del Cilento interno, lievito madre centenario e sale marino, creano “la magia dei piatti a rifiuto zero che si possono mangiare insieme al loro contenuto e ben si prestano per eventi no-waste”. Ma non finisce qui: l’intuizione valorizza semi antichi come il grano Carosella, sopravvissuto alle manipolazioni genetiche: un tempo si coltivata in molte zone del Cilento e del meridione, oggi – chissà – il nuovo fantasioso utilizzo potrebbe garantirgli un nuovo, imprevisto slancio. E così, in questo fazzoletto di Cilento impreziosito da attività culturali e una stalla didattica (neanche a dirlo ecosostenibile: è costruita in legno e balle di paglia, le attività terapeutiche vengono effettuate con gli asini), i piatti diventano saporiti ed ecosostenibili. E a prova di rottura, il che non guasta. “Il ritorno alla terra – chiosa Angelo – va coniugato con comportamenti di innovazione civico-sociale che implicano il riposizionamento e la ridefinizione della identità culturale contadina nella ruralità contemporanea”.
Il Mattino-PASQUALE RAICALDO
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