Per gli auguri enogastronomici di buon 2018 abbiamo scelto Sorrento con uno chef di Amalfi così accontentiamo entrambe le costiere. nel salotto del Buco Restaurant di Peppe Aversa, dove si trova belle intelligenze con cui conversare, tempio della cultura dell’arte culinaria , con un nostro esclusivo servizio con un pilastro della cucina in Campania che ha realizzato qui uno dei piatti più celebri oggi in tutti i ristoranti turistici. Qui abbiamo gustato la poesia degli scialatielli al latte dello chef Enrico Cosentino che li ha ideati originario della Costiera amalfitana, infatti ad Amalfi conquistò con Angelo e Franchino Dipino alla Caravella di Amalfi la prima stella Michelin della storia della Campania e da allora ha formato tre generazioni di cuochi . Un incontro organizzato da Antonella Coppola, famosa private chef di successo di Napoli che opera sul lago di Como.
Una scoperta che nasce dall’ amore per il gusto e la cultura enogastronomica alla quale il nostro giornale sta dedicando sempre più spazio con sezioni, blog e appositi canali social, come una pagina facebook dedicata . Cosentino ci parla del segreto degli scialatielli, anzi dei segreti, che noi traduciamo in “semplicità e creatività in una improvvisazione dovuta alla necessità”. “Un pranzo a San Giovanni in Fiore con sei mila invitati e nacquero gli scialatielli – ci spiega Cosentino -, gli ingredienti sono farina 00 e latte, due uova, a chilo e una mano buona”Insomma gli scialatielli di Cosentino sono davvero un’altra cosa, si distinguono per la loro leggerezza rispetto a tanti altri che abbiamo assaggiati. Al cospetto di due maestri chiediamo a Peppe Aversa consigli per il cenone di Capodanno “Più che un consiglio su cosa mangiare, vorrei che si tornasse alla convivialità. Stare a tavola deve essere un momento per stare insieme, essere felici, ed è questo che auguro a tutti per il cenone e per tutto l’anno, ritornare ai rapporti umani, alla capacità di stare insieme”
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Gli scialatielli sono un formato di pasta fresca usato nella cucina campana, tipici di Amalfi dove sono nati per mano dello chef Enrico Cosentino nel 1978 (presentati ad un concorso culinario, gli valsero il premio entremetier dell’anno); il loro nome si presume derivi da due parole della lingua napoletana “scialare” (godere) e “tiella” (padella).
Sono listarelle più corte degli spaghetti, più larghe e di sezione rettangolare piuttosto irregolare. Sono tradizionalmente fatti a mano con farina, acqua e/o latte, formaggio grattugiato, basilico fresco tritato e sale, ma vengono anche venduti come formato di produzione industriale.
Cosentino preparò i primi scialatielli all’amalfitana componendo l’impasto con farina, sostituendo il latte alle uova e aggiungendo foglie di basilico, olio e parmigiano grattugiato. Una volta stesa la pasta la tagliò a mo’ di tagliatelle anche se più corte (circa 10 cm di lunghezza) e più larghe (circa 8-10 mm) con sezione squadrata.
Sono riconosciuti come prodotto agroalimentare tradizionale della regione Campania.
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