Antonino Siniscalchi La riscoperta di una gloriosa pagina di storia consolida la vocazione turistica e…
Antonino Siniscalchi
La riscoperta di una gloriosa pagina di storia consolida la vocazione turistica e dell’ospitalità nel tempo. Riapre, dopo un secolo e mezzo, «Rosa Magra», l’ex hotel des artistes, o locanda degli artisti, rivisitata in una elegante «guest house» di charme da Gaia Coppola, erede di una delle pronipoti di Rosa. Verso la metà dell’800 vi soggiornarono scrittori, pittori e intellettuali del «Gran Tour» come ricorda la lapide commemorativa posta dal Comune di Sorrento sulla parete in alto del portone, che è rimasto quello originale.
La locanda era situata nel borgo di Sorrento al corso Umberto, l’attuale Corso Italia, al numero 170; la gestivano Domenico Fiorentino e la moglie Maria Michela Scarpati, insieme ai figli di cui Francesco, Rosa e Gennaro erano addetti all’ospitalità, mentre gli altri erano spesso presenti nel rostorante della locanda. Il nome «Rosa» fu scelto per celebrare la bellezza della fanciulla che vi lavorava e l’aggettivo «magra» in opposizione alla sua struttura fisica robusta, come risulta da alcuni scritti dell’epoca.
Paul Heyse, che arrivò qui il 13 aprile 1853, raccontò poi nel suo «Un anno in Italia» ciò che visse alla Rosa Magra, «quella economica, modesta locanda per artisti, in vecchio stile, durante quattro belle e indimenticabili settimane primaverili». Nell’agosto del 1867 nella pensione arrivò Ibsen con la sua famiglia e alloggiò al secondo piano in una stanza con balcone in cui avviò alla conclusione il suo «Peer Gynt». Altri artisti alloggiarono in questa locanda: Stendhal, Leopardi, Shelly, Byron, De Musset, Goethe, Scott, che durante il loro soggiorno composero opere, ispirati dal clima bucolico che vi si respirava. Il poeta francese De Musset sul registro dei clienti, prima di andare via, il 5 ottobre del 1856, scrisse: «Nell’albergo Rosa Magra – eppur non si fa cena magra -. Nell’albergo magra rosa – eppur contento ognun riposa -. E quando suona l’ora del partir – lascia il denar e porta il souvenir!».
Oggi in onore di quegli ospiti ogni stanza porta il nome di uno scrittore: «Ibsen», la suite che affaccia con il balcone sul corso Italia; «Heyse», la camera «deluxe» con il suo boudoir e «Stendhal» la camera «exclusive», fresca e riservata, dove prevale il fascino del passato.
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Fonte : PositanoNews.it