A pochi giorni dalla morte della giovane turista pugliese nell’incendio del B&B a Napoli, e dopo la protesta popolare di Firenze con X rosse di nastro adesivo sulle piccole casseforti, l’allarme overtourismo sbarca a Roma, in vista dell’arrivo in Italia di più di 30milioni di turisti.
Dove non ha potuto il Ministro del Turismo, è intervenuto quello dell’Interno che, in nome della sicurezza antiterrorismo, ha letteralmente bandito l’adozione delle key box per uso turistico: il check-in degli alloggi turistici privati, potrà avvenire solo “in presenza”, in modo da garantire che il documento d’identità del turista, corrisponda effettivamente alla persona che entrerà in camera o appartamento, e che le chiavi dell’alloggio, vengano consegnate direttamente.
La questione della sicurezza è un argomento molto forte ma c’è da fare infatti anche una riflessione in merito alla questione della concorrenza sleale che le strutture turistiche private, sono riuscite a fare grazie a questi dispositivi: un risparmio di tempo e denaro, sia per i proprietari di casa che per i turisti, che in effetti lo apprezzano molto. Il portale Airbnb infatti ha predisposto una specifica funzione di ricerca per gli alloggi che dispongono del “self check in”.
In vista del Giubileo molti altri residenti o proprietari di prime e seconde case in città d’arte ed in paesi a vocazione turistica, attratti dai facili guadagni, trasformeranno le proprie abitazioni in mini-hotel, andando a sconvolgere del tutto il tessuto urbano dalla sua comunità stanziale, a favore di uno scenario di esclusivo passaggio di turisti, non sempre del tutto in armonia nell contesto delle nostre realtà urbane.
Seppur importante per la tenuta dell’economia nazionale, il turismo di massa quando supera il limite massimo di saturazione e va fuori controllo, rappresenta non solo un rischio per l’ordine pubblico, ma per il territorio, di perdere ciò che lo rende unico, impoverendolo.
Su questo fenomeno in crescita esponenziale, gravano infatti molte altre implicazioni: non solo gli alberghi rischiano di non farcela per la pesante concorrenza, ma anche la gestione dei servizi locali risulta più complessa, ricadendo sulla comunità residente e sugli albergatori regolari, che finiscono per accollarsi circa il 70% del costo della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti.
Le modifiche della destinazione d’uso che determinano attrazione per un maggior numero di persone, ovviamente incidono sul carico urbanistico per l’utilizzo più intenso delle opere di urbanizzazione esistenti e dei relativi costi di gestione.
Ancora poche settimane per adeguarsi al nuovo DL che dal 2025 prevede, per gli immobili destinati al turismo, il Codice Identificativo Nazionale (CIN) , nonché di determinati dispositivi di sicurezza.
Eppure pare che il 40% delle strutture sia ancora fuorilegge: maglia nera è il Friuli Venezia Giulia dove il 60% non ha Cin, mentre tra le più virtuose spicca la Basilicata all’84% e la Campania al 72%.
Fonte : PositanoNews.it