Comune di Sant’Agnello comunicato stampa A SANT’AGNELLO IL PREMIO INTERNAZIONALE PAOLA ZANCANI MONTUORO E IL MEMORIAL…
Comune di Sant’Agnello comunicato stampa
A SANT’AGNELLO IL PREMIO INTERNAZIONALE PAOLA ZANCANI MONTUORO
E IL MEMORIAL CATERINA CICIRELLI. RIFLETTORI PUNTATI SUL MONDO DELL’ARCHEOLOGIA
Sabato 22 giugno 2024 ore 18:30 Sala consiliare presentazione e premiazione
Sabato 22 giugno si terrà a Sant’Agnello la prima edizione del Premio internazionale dedicato al mondo della ricerca e dell’archeologia e intitolato alla studiosa Paola Zancani Montuoro, napoletana d’origine e santanellese di adozione.
Durante la manifestazione, promossa dal Comune di Sant’Agnello, saranno consegnati due particolari riconoscimenti a studiosi del mondo antico che, con le proprie ricerche e con la produzione scientifica, hanno particolarmente contribuito alla crescita della disciplina di riferimento.
Il Comitato scientifico, composto da eminenti esponenti nel mondo accademico quali Fabrizio Vistoli, già Segretario esecutivo della Società Magna Grecia, William van Andriga, Professore di Storia Antica presso l’Università di Lille 3, Maria Paola Guidobaldi, già Direttrice degli Scavi di Ercolano (2000-2015) e ora Conservatore Capo e Curatrice di varie sezioni archeologiche del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, Reine-Marie Bérard, ricercatrice CNRS presso Centre Camille Jullian di Aix-en-Provence, Nathalie de Haan, Professore di Storia e Antichità Classiche presso il Radbout Institute dell’Università di Nijmegen, Domenico Esposito, membro dell’istituto di Archeologia Classica della Freie Universität di Berlino, e Felice Senatore, direttore della rivista “Oebalus. Studi sulla Campania nell’Antichità”, ha assegnato il Premio Paola Zancani Montuoro alla carriera a Filippo Coarelli, già Professore di Storia Romana e Antichità Greche e Romane presso l’Università di Perugia, e il Premio Paola Zancani Montuoro alla memoria a Mario Russo, responsabile della Biblioteca dell’Archivio storico e della Sezione archeologica del Museo Correale di Sorrento.
In questa prestigiosa cornice, coerentemente con lo spirito stesso dell’evento, il Comune di Sant’Agnello ha voluto fortemente ricordare la concittadina Caterina Cicirelli per il suo significativo e appassionato lavoro come funzionaria archeologa del Parco Archeologico di Pompei e studiosa specialista del territorio vesuviano e peninsulare. Per onorare la sua memoria e lasciare un segno anche alle giovani generazioni presenti e future, con l’istituzione del Memorial Caterina Cicirelli verrà premiato per questa prima edizione Giuseppe Scarpati, Funzionario del Parco archeologico di Pompei.
«Con grande orgoglio presentiamo questo evento dalla grande rilevanza accademica e simbolica, con nomi di livello internazionale – dichiarano congiuntamente il Sindaco Antonino Coppola e l’Assessore al Turismo Marcello Aversa – Accendiamo i riflettori sul mondo dell’archeologia, tema particolarmente significativo per il nostro territorio che evidenzia l’importanza di custodire e tramandare la storia con lungimiranza e consapevolezza nel tempo. Ringraziamo le personalità di spicco che hanno preso parte al Comitato scientifico e la famiglia Cicirelli che ha donato al Comune di Sant’Agnello centinaia di libri specialistici appartenuti alla studiosa santanellese e che costituiranno – annunciano il Sindaco e l’Assessore – la biblioteca archeologica comunale».
La presentazione ufficiale del Premio e la consegna dei riconoscimenti avverrà sabato 22 giugno 2024 alle ore 18:30 presso la Sala consiliare del Comune di Sant’Agnello. Per approfondire ulteriormente la conoscenza delle due studiose a cui è dedicato l’evento, Fabrizio Vistoli terrà una conferenza su Paola Zancani Montuoro e Grete Stefani, Funzionario del Parco Archeologico di Pompei ricorderà Caterina Cicirelli.
Sant’Agnello: finalmente si parla di archeologia! Riconoscimento a Zancani, Cicirelli e Scarpati
Un premio che celebra la cultura e la storia del territorio
La redazione Cultura accoglie con grande entusiasmo l’istituzione del Premio Internazionale “Paola Zancani Montuoro”, dedicato alla ricerca e all’archeologia. Questo riconoscimento, che si terrà a Sant’Agnello il 22 giugno, rappresenta un’importante occasione per valorizzare il patrimonio storico della Penisola Sorrentina e per dare risalto al lavoro di studiosi che, come la stessa Zancani Montuoro, hanno dedicato la loro vita all’approfondimento del passato.
Un tributo a tre concittadini illustri
La prima edizione del premio vedrà la premiazione di due figure di spicco: Filippo Coarelli, archeologo di fama internazionale, e Mario Russo, studioso appassionato della storia locale. Entrambi hanno dato un contributo significativo alla conoscenza del mondo antico e rappresentano un esempio di eccellenza per le nuove generazioni.
L’auspicio di una maggiore attenzione all’archeologia
Questo evento rappresenta un passo importante per Sant’Agnello, che finalmente inizia a riconoscere l’importanza del suo patrimonio archeologico. Tuttavia, come sottolinea la redazione Cultura, c’è ancora molto da fare. La Necropoli di Via San Martino, scoperta nel 1997 durante gli scavi per la costruzione di un parcheggio, ne è un esempio lampante. Nonostante l’indubbio valore archeologico dei reperti rinvenuti, questi giacciono ancora inediti e inaccessibili al pubblico.
Un appello per la valorizzazione del patrimonio
La redazione Cultura auspica che questo premio sia solo l’inizio di un percorso di valorizzazione del patrimonio archeologico di Sant’Agnello. Sarebbe auspicabile che la Necropoli di Via San Martino venga finalmente aperta al pubblico e che i reperti ivi rinvenuti siano resi fruibili per tutti. In un territorio ricco di storia e cultura come la Penisola Sorrentina, l’archeologia rappresenta una risorsa preziosa che non può essere sottovalutata.
Un’occasione per riscoprire le nostre radici
L’archeologia non è solo polvere e reperti del passato. È un modo per conoscere le nostre radici, per capire chi siamo e da dove veniamo. È uno strumento per educare le nuove generazioni e per promuovere il rispetto per il nostro patrimonio. Investire in archeologia significa investire nel futuro.
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Pubblichiamo qui di seguito, l’ultimo lavoro di Caterina Cicirelli:
Karl Lehmann-Hartleben e il nuovo modello di ‘case sul pendio’ di Pompei Caterina Cicirelli
Il nuovo modello di ‘case sul pendio’ (Hanghauser), comunemente
definite case a terrazze, che costitu isce uno dei più singolari aspetti
dell’edilizia pompeiana, è frutto dell’anal isi st orico-strutturale
applicata per la prima volta da Ferdinand Noack e Karl LehmannHartleben
all’interno di un grande quartiere residenziale, l’insula
2 della Regio VI II che si sviluppa lungo il margine meridionale del
pianoro lavico, compreso tra la terrazza del Santuario di Venere
e quella del Foro Triangolare. Le indagini architettoniche, iniziate
da F. Noack nel 1912, ma ben presto interrotte a causa dello
scoppio del la prima guerra mondiale, si collocano, all’interno del
dibatt ito su ll’evoluzione urbanistica di Pompei, nell’ambito di un
nuovo progetto di studio sull’Altstadt e su lle condizioni naturali
dell’insediamento, ciò che indusse lo studioso ad effettuare rilievi
del terreno fino ad includere anche la fascia periferica meridionale
urbana. Ma presto il vero obiettivo delle ricerche fu identificato
nelle peculia ri case poste sul declivio e nella particolare
situazione topografica della zona marginale della città. Purtroppo
il Noack non potè portare a termine la ricerca su Pompei, da
lui ripresa nel 1925, essendo colto da morte improvvisa nel 1931.
La continuazione del progetto e la pubblicazione furono affidate
dal Deutsches Archaologisches lnstitut (DAI) di Berlino a K.
Lehmann-Hartleben, allievo del Noack che da due anni occupava
la catted ra di archeologia classica a Mi.inster, il quale, tempestivamente,
completò i rilievi a Pompei, con l’appoggio confermato
al progetto dal Maiuri, e attese nel contempo alla stesu ra del testo.
Ma le leggi razziali del 1933 colpirono K. Lehmann-Hartleben
in quanto ebreo. Lo studioso era a Pompei quando apprese la not
izia del suo pensionamento forzato, tuttavia continuò a lavorare
al vo lume su Pompei che, sebbene fosse pronto già nel 1934, potè
andare in stampa solo nel luglio del 1935, appena un mese prima
che l’autore emigra sse negli Stati Uniti. La sua ultima lettera alla
redazione del DAI di Berlino datata al 15 agosto 1935 fu inviata da
Sant’Agnello di Sorrento dove lo studioso aveva trovato ospitalità
presso l’amica Paola Zancani Montuoro, l’i llustre archeologa, indimenticabile
maestra di vita e di sapere che la scrivente ha avuto
la fortuna e l’onore di frequentare e accanto alla quale intraprendere
il cammino dell’archeologia. li libro dal titolo Baugeschichtliche
Untersuchungen am Stadtrand von Pompejivenne pubblicato
nel 1936. Esso però per motivi polit ico-ideologici e storici ebbe
sca rsa risonanza e infruttuosa influenza sulla ricerca su Pompei
e, sebbene a partire dagli anni Ottanta del Novecento fosse considerato
un punto di riferimento dalla nuova ondata anglosassone
di studi storico-sociali su Pompei, manca ad oggi un vero confron to
dei più recenti orientamenti con l’innovativo metodo di analisi
storico-strutturale adottato da Lehmann-Hartleben, peraltro già
applicato nel coevo lavoro su Eleusi e utilizzato nelle grandi campagne
di indagine archit ettonica dello stesso periodo, come ad
esempio quella di Pergamo.
Ta le metodo, infatti, introdusse una concezione del tutto nuova
nell’ambito del la ricerca sul le abitazioni di Pompei che, muovendosi
ancora nel solco della t radizione ottocentesca, era concentrata
prevalentemente sul problema t ipologico della casa ad
atrio e della sua genesi, non solo per l’ampiezza del progetto di
analisi storico-strutturale esteso ad un grande quartiere abitativo,
ma anche per l’altissimo livello ric hiesto della documentazione
del le strutture architetton iche (plan imetrie e disegni di sezioni
del terreno e di ampi complessi edil izi, ri levati in scala 1:50,
piante di fase per faci litare la lettura della storia edilizia, etc.),
che a Pompei si è affermato come standard solo nei progetti a
partire dagli anni Settanta del Novecento.
Fu a seguito di ta le studio, condotto in maniera esemplare
su ll’intera insula 2 della Regio VIII, che si rivelò il nuovo modello
di case su pendici. È un vero peccato che il libro, imprescindibile
st rumento di conoscenza per l’avvio di qualsivoglia ricerca su questo
settore della citt à, e non solo, resti ancora poco conosciuto.
La realizzazione delle case a terrazze a più pian i, costru ite sopra
il declivio roccioso, fu posta dal Lehmann-Hartleben in relazione
con le condizioni naturali del terreno scosceso e dei diversi utilizzi
di quest’ultimo nel corso dei secol i. Determina nte fu quindi la
morfologia dei luoghi per le costruzioni del l’insula: le case delle
pendici meridionali erano obbligate dal costone roccioso su cu i
sorgono alla contaminatio tra il sistema a terrazze e quello a sostruzion
- Il sistema misto di adattamento orografico comportò il
ricorso a nuove e ta lvolta ardite soluzioni costruttive e architettoniche
quali contrafforti di sostegno o le stesse mura urbiche
rifunzionalizzate a tale scopo, con logge e terrazze, criptoportici,
corridoi, scale o rampe tectae che raccordano ambienti di servizio,
ricavati nelle sost ruzioni, a grandi peristili panoramici.
Lo sfruttamento edilizio verticale del suolo lungo le pendici del
pianoro lavico int eressò i punti panoramici della città, non solo la
Regio VIII ma anche l’Insula Occidentalis i cui complessi edi lizi, af facciati
sul golfo di Napoli rientrano a pieno t itolo nel modello di
‘case sul pendio’. Le pendici meridionali ed occidentali di Pompei
già alla fine del Il secolo a.e e quindi ancor prima della deduzione
della colonia sii lana nell’8o a.e. cominciarono ad essere occupate
dalle ‘nuove’ abitazioni private che, sfruttando l’appoggio delle
strutture difensive verso le quali si aprivano terrazze su più livelli
inferiori, si estesero progressivamente verso sud
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Paola Zancani Montuoro: l’archeologa senza rossetto (estratto dalla conferenza)
Un senso etico solo penso alla sua formazione universitaria
Paola Zancani Montuoro nacque a Napoli il 27 febbraio del 1901. Figlia di un avvocato e giornalista, si laureò con lode in Lettere classiche all’Università di Napoli nel 1923, distinguendosi come allieva di insigni studiosi come Enrico Cocchia, Alessandro Sogliano e Emanuele Ciaceri.
Gli studi sull’arte antica e l’influenza di Giulio Emanuele Rizzo
Sin da giovane, la Montuoro manifestò un forte interesse per l’archeologia, in particolare per l’arte antica. La sua formazione fu profondamente influenzata da Giulio Emanuele Rizzo, storico dell’arte antica e archeologo, che le trasmise un approccio interdisciplinare allo studio dei monumenti e l’importanza di un’analisi critica delle fonti.
Le vittorie nei concorsi e il soggiorno in Grecia
Nel 1924 vinse entrambi i concorsi per le scuole di perfezionamento in archeologia di Atene e Roma. Scegliendo quella di Roma, ebbe la possibilità di occupare un posto alla Scuola Archeologica Italiana in Grecia, diretta da Alessandro della Seta.
Tuttavia, il suo soggiorno in Grecia fu tragicamente segnato dalla morte del marito, Domenico Zancani, avvenuta nel 1927 a causa di una tifo contratto durante un viaggio di istruzione.
Il ritorno in Italia e la collaborazione con la Magna Grecia
Nonostante il dolore immenso, la Montuoro non abbandonò la sua passione per l’archeologia. Tornata in Italia, si dedicò anima e corpo agli studi, collaborando con la Società Magna Grecia, un’associazione fondata da Umberto Zanotti Bianco per la valorizzazione del patrimonio archeologico della Magna Grecia.
La scoperta dell’Heraion di Posidonia e le campagne di scavo
Nel 1934, grazie al sostegno della Società Magna Grecia, la Montuoro iniziò le ricerche per individuare l’Heraion di Posidonia, il santuario dedicato alla dea Era menzionato dalle fonti letterarie. Le sue intuizioni si rivelarono corrette: l’Heraion fu rinvenuto sulla riva sinistra del Sele, in una zona paludosa e malarica.
Tra il 1934 e il 1963, diresse le campagne di scavo dell’Heraion, portando alla luce i resti del tempio, delle metope decorate con scene mitologiche e di un ricco corredo di reperti archeologici.
Un metodo di scavo innovativo e rigoroso
Gli scavi dell’Heraion si distinsero per il loro metodo innovativo e rigoroso. La Montuoro adottò un approccio stratigrafico, documentando meticolosamente ogni fase dello scavo e i reperti rinvenuti.
La pubblicazione dei risultati e il contributo alla conoscenza dell’antica Grecia
I risultati delle sue ricerche furono pubblicati in numerose pubblicazioni, tra cui la monumentale monografia “L’Heraion di Posidonia” (1951-1954), considerata ancora oggi un punto di riferimento fondamentale per lo studio del santuario e della cultura della Magna Grecia.
Una donna dedita all’archeologia e un esempio di rigore scientifico
Paola Zancani Montuoro fu una figura pionieristica dell’archeologia italiana. La sua dedizione allo studio, il suo rigore scientifico e la sua tenacia la resero un esempio ammirato da colleghi e studenti.
Conosciuta come “l’archeologa senza rossetto” per il suo stile sobrio e il suo impegno profuso nella ricerca, la Montuoro ha lasciato un’eredità inestimabile nel campo dell’archeologia classica.
Oltre all’Heraion, la Montuoro condusse ricerche su altri siti archeologici della Campania e pubblicò numerosi studi su temi di archeologia e storia antica.
Conclusione
Paola Zancani Montuoro rappresenta un esempio di donna colta e tenace, che dedicò la sua vita alla ricerca archeologica e alla valorizzazione delpatrimonio culturale italiano. La sua figura e il suo lavoro continuano a ispirare le nuove generazioni di archeologi.
Fonte : PositanoNews.it