A 50 anni dalla morte di don Onorio Rocca, i figli spirituali e coloro che…
A 50 anni dalla morte di don Onorio Rocca, i figli spirituali e coloro che ne coltivano il carisma ti invitano alla celebrazione Eucaristica presieduta da S.E.Mons.Arturo Aiello, che si terrà sulla terrazza di Villa Crawford martedì 4 giugno alle ore 19.00
dal volume di Franco Gargiulo STORIA DEL COMUNE DI SANT’AGNELLO DAL 1946 AL 1999
Vicende politiche, amministrative ed avvenimenti di cronaca II 1971 – 1999 Associazione Studi Storico Sorrentini
Il 4 giugno, improvvisamente, veniva a mancare Don Onorio Rocca, una figura di sacerdote il cui ricordo è ancora vivo, a distanza di 23 anni dalla sua dipartita. É proprio per tale ricorrenza, lo scorso 29 giugno 1999, nel nostro cimitero, è stato inaugurato un busto in bronzo, opera dello scultore santanellese Aniello Apreda, per ricordarne l’opera. E nella seduta del Consiglio Comunale del 19 luglio 1974, il Sindaco De Maio pronunciò il seguente discorso:
“Signori Consiglieri, all’alba del 4 giugno scorso ci ha lasciati il nostro Don Onorio. Una banale malattia lo ha sottratto prematuramente alla vita.
Discendente della nota famiglia dei Rocca e dei Crawford fu per diversi anni laico prima di vestire l’abito talare. Fu uomo dal multiforme ingegno interessandosi di letteratura, filosofia, pedagogia, teologia, musica e discipline varie
Questa sua vasta gamma di conoscenze gli consentì di discorrere con uguale semplicità e competenza con persone di tutti i livelli sociali, culturali e di qualsiasi età.
A questo proposito ricordo l’episodio del mio primo incontro con Don Onorio.
Era una domenica mattina di circa 30 anni fa ed insieme a mio fratello Giosuè giunsi alla Villa Crawford. Qui una domestica ci introdusse nel magnifico salone al primo piano dove attendemmo, emozionati, che arrivasse il signore di “Villa Lina” come veniva chiamato rispettosamente dal popolo.
Aspettiamo qualche minuto ed ecco apparire sulla porta un uomo gioviale, dinamicissimo che ci venne incontro con il suo indimenticabile sorriso mettendoci immediatamente a nostro agio. Ci chiese cose sulla nostra numerosa famiglia, sui nostri studi, sui nostri giochi ecc…
Pur essendo un ragazzino mi colpì il suo spontaneo e sincero interessamento per noi, piccoli monelli, interessamento da parte di un uomo, non ancora sacerdote, che apparteneva ad un mondo di gran lunga diverso dal nostro.
Dopo una piacevole chiacchierata si sedette al pianoforte ed incominciò a suonare le sue meravigliose ninna-nanna accompagnate da un sommesso canto.
Cose semplici ma meravigliose. Chi ha avuto la ventura di ascoltarle non le dimenticherà mai.
Sin da questo primo incontro si intuiva che in lui c’era qualcosa di superiore e che era predisposto per fini diversi da quelli dell’uomo normale.
Dopo pochi anni, concludendo un periodo di preparazione in cui aveva perfettamente assimilato le parole del Vangelo mettendole in pratica nel modo più semplice possibile, divenne sacerdote.
Dal momento che dedicò tutta la sua attività alla cura delle anime, la sua casa si trasformò in sede di incontri culturali – religiosi, di ritiri spirituali e conferenze. Come detto precedentemente, fu teologo, educatore, benefattore, musicista.
Come teologo, chi non ricorda la famosa e limpida dimostrazione dell’esistenza di Dio e della identità del Cristo con Dio.
Con schema preciso, secondo qualcuno troppo fìsso, illustrò per anni a centinaia di giovani i principi fondamentali dell’esistenza di Dio e la necessità di vivere conformemente a quanto detto da Cristo figlio di Dio.
Partendo dal principio che tutto ciò che esiste ha una “origine uno sviluppo ed una corruzione” e che nel mondo nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma, con sillogismo aristotelico, ne ricavava l’esistenza di un creatore.
11Come educatore chi può affermare di non aver ricevuto con* sviamcnic o inconsciamente validi indirizzi per ia propria vita?
* Sdenta menti che non erano certamente suggeriti solo dall’uo- mo colto» che tutti stimiamo ed ammiriamo, ma da colui che aveva identificato parola ed azione ed era un esempio luminoso di coerenza.
Nella veste di educatore mirò ai giovani senza troppo preoccuparsi della loro origine sociale. Cercò di indagare nell’animo loro per individuarne le aspirazioni e le vocazioni ottenendo risultati insperati.
Quanti giovani, mercé il suo aiuto, scoprirono di avere risorse mai prima conosciute.
Come benefattore basterebbe ricordare il dono fatto della sua Villa Crawford alle Suore Salesiane per rendersi conto che Don Onorio aveva obbedito perfettamente alle parole del Vangelo: Se vuoi essere perfetto, vai, vendi… dai… e seguimi
Ma quanti altri sconosciuti atti di carità aveva compiuto Don Onorio?
Certamente moltissimi.
Su quanto ha fatto Don Onorio si potrebbe continuare per giorni, ma lo faranno personalità più autorevoli di me in un fascicolo che sta raccogliendo Don Fabio Savarese.
Quanto da me detto vuole essere un omaggio deferente di uno dei suoi innumerevoli allievi che è rimasto privo del Padre spirituale, del Consigliere affettuoso, del Maestro.
Averlo voluto ricordare qui risponde al desiderio Vostro, signori Consiglieri, e di tutto il popolo di Sant’Agnello, che avendo ammirato le doti e sperimentato la carità, unanimemente e sinceramente lo ha pianto”.
Pochi mesi dopo la dipartita del caro Don Onorio, anche sua madre. Eleonora, figlia primogenita dello scrittore F.M. Crawford, venne a mancare. Nella seduta consiliare del 25 ottobre, l’allora Consigliere Frank Falcone, con parole commosse ricordò la nobile figura della scomparsa. Ho voluto riportare integralmente tale intervento, unitamente a quelli degli altri Consiglieri, perché nel discorso saranno più volte citati un quadro di Thomas Crawford, ed un calco in bronzo della mano dello stesso, oggetti che, dopo molto penare,
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divennero beni del Comune. Oggi, il quadro di Thomas Crawford si dx)va nella stanza del Sindaco, al secondo piano del nostro edificio comunale; manca il calco di bronzo della mano, sottratto alcuni anni fa dalla biblioteca comunale, all’epoca ubicata nei locali adiacenti il Bar Italia, non custodita, semplicemente poggiata su un’antico tavolo di legno, alla portata di tutti…
la Villa del Mistero e dello Spirito da Francis Marion Crawford ad Onorio Rocca
Raffaele Vacca in Genius Loci 2007-2008
Come dice monsignor Arturo Aiello, c
Onorio Villa Crawford diventò, a mano a ma
una specie di salotto letterario-artistico, cht
svolgeva nel salone della torre, ed aveva c
anime: Onorio, che si era laureato in giurisp
denza, aveva conseguito il diploma in compc
zione musicale e quello in organo. compon(
e suonava con maestria sia il pianoforte «
l’organo, e Luigi Apreda, docente al liceo
Meta e “poeta dolce e malinconico”. “In q
salotto – dice sempre monsignor Arturo Aie
– si discorreva sulla beTTezza e sui valori de
spirito. Si leggevano e si componevato p
sie. Sostavano i grandi autori della classic
Soprattutto vi aleggiava un anelito di assol
che faceva riportare tutto a Dio. Qui ciasct
donava ciò che era, ciò che sapeva, ciò t
aveva nel cuore, giacchè, come amava ripet
don Onorio, citando Sant’Agostino, nel re5
dello spirito non ci si arricchisce ammassal
ma donando”.
I1 conte Pietro Rocca si riconciliò con il fltr
Leone, che aveva fatto il noviziato e studi
filosofla a Jersey (isole normanne) ed era st
ordinato sacerdote il 13 maggio 1942, solo
Ietto di morte. Da lui accettò il viatico primi
morire. Si era ne1 1945.
Dopo la morte del conte Pietro, il pianofc
tacque, il salotto svanì, perché Onorio aveva
tenuto di poter diventare sacerdote e studiava
diventarlo. Avrebbe voluto entrare anche lui nr
Compagnia di Gesù, ma scelse di essere sacer
te diocesano per restare vicino alla mamma.
Dopo la sua ordinazione sacerdotale, avve
ta il 15 agosto 1948, Villa Crawford incomin
a diventare “un cenacolo di vita spirituale,
faro luminoso nella tempesta della vita di ta
fucina di vocazioni al presbiterato ed alla’
religiosa”.
Contemporaneamente,
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dal volume di Francesco Ercolano
Nulla può veramente appagare lo spirito – infinito per sua natura – al di faori di Dio
Don Onorio Rocca : straordinario esempio di Sacerdote della penisola sorrentina
1. Introduzione
Questo libretto ha lo scopo di far rivivere, in coloro che lo hanno conosciuto, il ricordo di Don Onorio, luminosa figura di Sacerdote e di uomo di Dio, e di farlo conoscere agli abitanti della penisola sorrentina e dintorni, perché possa essere invocato ai fini di ottenerne grazie con la sua intercessione presso Dio.
Certamente Don Onorio non è stato dimenticato. Come si fa a dimenticare una persona come Don Onorio? Il suo ricordo è sempre vivo in chi, come me, lo ha conosciuto e ne ha apprezzato le sue qualità di umanità, il carattere severo ed allo stesso tempo paterno, la sua saggezza, la sua bontà, la sua autenticità. Quelli che lo hanno avvicinato, certamente, gli sono riconoscenti per i suoi insegnamenti, la sua rigorosità nei principi irrinunciabili per un cristiano, la sua coerenza, il suo spirito di sacrificio, il suo distacco dalle cose terrene, la sua imparzialità, il suo darsi tutto a tutti, sull’esempio di San Paolo.
Auspico che questo opuscolo, che vuole essere una ulteriore testimonianza sulla persona di Don Onorio Rocca, possa contribuire a farlo meglio conoscere, anche in vista di un inizio del suo processo di beatificazione.
2. La nascita in una famiglia benestante ed aristocratica Don Onorio nacque il 16 maggio 1911 a Sant’Agnello (Pro,1. di Napoli), ridente cittadina, sviluppatasi sulla terrazza della penisola sorrentina ed affacciantesi sul meraviglioso mare del Golfo di Napoli, di un co.lore che non ha pari al mondo.
Villa Crawfòrd a Sant’Agnello rij1resa dal mare
Don Onorio Rocca
La madre, Contessa Eleonora Crawford, figlia del famoso e facoltoso scrittore americano Francis Marion Crawford, aveva sposato il Con te Pietro Rocca, di famiglia aristocratica, originaria di Genova. La nonna materna, Elizabeth Berdan, apparteneva
ad una ricca famiglia statunitense, ben collegata al mondo della politica e
della finanza d’oltreoceano. La solida posizione economica della famiglia materna
non fu di ostacolo allo sviluppo di una fede profonda nella Contessa Eleonora, fède
che trasmise, insieme alle altre virtù cristiane, ai suoi due figli Leone ed Onorio.
Il primo divenne religioso della Compagnia di Gesù, mentre l’altro, al quale è dedicato
questo libretto, fu Sacerdote diocesano.
La madre, Contessa
Eleonora Oawfàrd Rocca
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Il nonno materno, il romanziere
americano Francis Marion Crawfòrd
La nonna materna, Elizabeth Berdan
Dopo una intensa preparazione teologica e spirituale nel periodo vissuto de laico,
il 15 agosto 1948, giorno dell’Assunzione di Maria Santissima, nella Chiesa dei
Servi di Maria a Sorrento, Don Onorio celebrò la sua prima Messa. Non immaginando
i disegni del Signore su quello che sarebbe stato uno splendido esempio di
Sacerdote per l’allora Arcidiocesi di Sorrento, qualcuno tra la folla dei presenti si
chiedeva se il celebrante fosse nel pieno delle sue facoltà mentali, non essendo comprensibile,
per chi non ha avuto uno sviluppo spirituale, la rinuncia di Don Onorio
a quanto la vita gli offriva per seguire la chiamata del Signore.
3. Il suo Ministero Sacerdotale
Don Onorio rispettò la volontà del padre, che non lo voleva sacerdote, avendo il
Conte Pietro immaginato per il figlio un avvenire più brillante. Ciò spiega il perché
Don Onorio, pur avendo sviluppato la sua vocazione all’età giusta, ricevette l’ordinazione
sacerdotale in tarda età rispetto alla prassi del t~mpo. Egli accettò come
volontà di Dio l’opposizione paterna. Fu ordinato Sacerdote poco dopo la scomparsa
del padre e fu dispensato dall’andare in Seminario per la formazione sacerdotale
dal suo Arcivescovo del tempo, il quale disse che nel Seminario Don Onorio
non avrebbe potuto ricevere di più di quanto avesse già appreso da sua madre,
donna colma di virtù cristiane e di spiritualità profonda. Egli ricevette la preparazione
teologica a casa. Nel Ministero pastorale Don Onorio si distingueva come
predicatore, mentre come confessore si awaleva del suo modo di saper ascoltare e
parlare, che era il più evidente ed incisivo dei doni del Signore.
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Il padre, Conte Pietro Rocca
il problema dei giovani era il tema dominante della sua
attività sacerdotale. I giovani si aprivano a lui, perché
si sentivano comp resi. Don Onorio non si limitava a dare consigli derivanti dalla
sua esperienza, ma seguiva i suoi giovani, oltre la necessità del momento, sforzandosi
di comprendere le loro aspirazioni e indirizzandoli verso ideali nobili. Per spronarli
a fare di più soleva dire che “Dio non si lascia vincere in generosità. Egli restituisce
il centuplo di quello che Gli si dà”.
Non era Gesuita, come il fratello Leone, che, ostacolato dal padre nella sua vocazione,
aveva abbandonato la famiglia per entrare nell’Ordine religioso fondato da
Sant’Ignazio di Loyola. Sulla vocazione del fratello maggiore, ricordo che una volta
Don Onorio mi disse che Leone, dalla Villa Crawford, guardando un tramonto sorrentino
vide all’orizzonte una croce. Questo segno rafforzò in lui il convincimento
di quale dovesse essere la sua scelta di vita e non indugiò oltre, anche se il padre,
sia per farlo riprendere da quella che, secondo lui, era un’infatuazione, sia per
tenerlo vicino, acconsentì a che fosse ordinato Sacerdote, non religioso della
Compagnia di Gesù ma Sacerdote diocesano. Leone, nonostante ciò fu molto
determinato e lasciò la famiglia. Anni più tardi però, chiamato al capezzale del
padre, si riconciliò con lui, al quale, essendo in fin di vita, somminis trò l’estrema
unz10ne.
Avendo un concetto altissimo della missione Sacerdotale, Don Onorio riuscì ad
incarnare in sé tutte le caratteristiche di un autentico Sacerdote.
Questo pastore di anin1e aveva il dono di leggere nei cuori. Il suo intuito, rafforzato
da tale dono, gli consentiva di cogliere subito lo spessore intellettuale e morale del
suo interlocutore. Egli sapeva rasserenare e prescrivere, come un buon medico, la
medicina adatta a guarire i mali dell’anima.
Giulia Iaccarino, collaboratrice domestica di Villa Crawford, prima di morire ha
testimoniato che Don Onorio era un santo sacerdote che aiutava il prossimo bisognoso
nel silenzio e nel nascondimento. Era un educatore che aveva il dono di
sapere ascoltare i giovani, intuendone i loro bisogni, le difficoltà e le aspirazioni più
intime e nobili.
I giovani che si recavano alla Villa Crawford il Sabato pomeriggio, ritrovavano la
pace e la luce interiore per proseguire il proprio cammino nella vita.
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4. Don Onorio visto dall’interno
Don Onorio è stato un Sacerdote esemplare, di una umiltà che appariva in ogni
suo atto. Egli, come ho accennato precedentemente, aveva il dono di leggere nel
pensiero, come San Pio da Pietrelcina.
Era un’anima unita a Dio, caratterizzata da fede incrollabile e profonda carità, da
rettitudine e distacco da tutto ciò che è terreno. Era solito dire: “La nostra vita è
una successione di gesti piccolissimi che divinizzati, modellano la nostra eternità”.
Una volta disse che desiderava andare in Purgatorio per purificarsi prima di essere
ammesso alla visione beatifica.
Egli aveva una ricchezza di spiritualità, di cultura, di doni speciali, di cui il Signore
lo aveva dotato, la quale non si contrapponeva e non annullava la carica visibilissima
di umanità e di semplicità che lo caratterizzava, senza che venisse meno il
tratto fine ed aristocratico della sua personalità. Nonostante l’atteggiamento austero,
si rivelava anche molto aperto, come ad esempio quando affermava che il
ballo poteva essere considerato un divertimento possibile ed ammissibile per i giovani,
purché i loro gesti e comportamenti fossero improntati al rispetto per il par tner
con il quale si ballasse. Oggi che, purtroppo, si è molto più permissivi, simili
affermazioni ispirate, peraltro, da sentimenti nobili, suonerebbero contro corrente
e farebbero addirittura ridere. Forse non sarebbero neanche capite, ma erano insegnamenti
sani e rispettosi di certi valori, che sarebbe opportuno e doveroso recuperare
per il bene della gioventù e, quindi, della società.
Ricordo che, sull’auto che portava da S. Agnello a Napoli un gruppo di giovani per
gl~ esercizi spirituali, da lui stesso guidati, Don Onorio mi lesse nel pensiero. Egli
rru fece una domanda alla quale diedi una risposta plausibil~. Poi commentò la mia
risposta, ripetendo esattamente i motivi che mi avevano portato a rispondere nel
modo in cui risposi. Sulle prime pensai che, in virtù di un ragionamento logico,
aveva individuato i motivi della mia risposta. Ma non era così. Me ne resi conto
successivamente, poco prima di lasciare definitivamente la mia cara Sorrento, per
entrare in carriera diplomatica. Realizzai, infatti, che questo uomo di Dio, sotto
l’aspetto sorridente, umile, e paterno fosse, in realtà, una persona dotata di doni
speciali, dei quali era difficile accorgersene, data la sua riservatezza, umiltà e prudenza.
·
In un’altra occasione, mi stava parlando, quando, ad un tratto, cominciò ad alzare
il tono della voce, come se si stesse rivolgendo non a me, ma ad un’altra persona, e
la stesse rimproverando. Rimasi molto meravigliato e non riuscii a capire il nesso
tra quello che aveva iniziato a dire a voce alta e quello che mi stava dicendo.
Un’altra volta mi accadde che si rivolgesse a me, nel contesto di una conversazione
che stavo avendo con mia sorella. Don Onorio mi parlò utilizzando la voce di mia
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sorella per dirmi qualcosa che in quel momento riteneva opporluno che io sapessi.
Ancora, nel contesto di una conversazione sulla politica italiana· della fine degli
anni sessanta, egli mi disse che Aldo Moro era un santo. Al momento in cui ascoltai
questa sua affermazione non fui colpito più di tanto. Quando, però, a distanza
di tempo ripensai ad essa, mi sembrò chiara una circostanza e cioè che Don Onorio,
da quello che mi risulta, non conoscendo personalmente quell’illustre statista, non
avrebbe potuto acquisire direttamente elementi che avessero confortato tale affermazione,
che egli, umile, scrupoloso e riservato qual era, non avrebbe mai detto se
non avesse avuto elementi certi. Secondo me l’affermazione della santità di Moro
(con tutto quello che essa implica in ordine all’esercizio delle virtù cristiane ed alla
testimonianza dei valori evangelici nel suo ambiente di lavoro e nell’ambito delle
cariche pubbliche da lui ricoperte), si può solo spiegare con il dono speciale che
Don Onorio aveva ricevuto dal Signore, dono che gli consentiva di rendersi conto
personalmente delle virtù e delle altre qualità di qualsiasi persona. Questi comportamenti
fuori del normale del mio direltore spirituale sono stati da me inquadrati
in una giusta luce in un momento successivo rispetto a quello in cui li avevo notati
e vissuli
A distanza di tempo dal verificarsi di questi fatti, realizzai di trovarmi di fronte ad
una persona straordinaria, che mi fece non solo sorprendere, ma anche turbare,
lasciando nella mia mente tanti inlerrogativi ai quali non riuscivo a dare una risposta,
se non quella dell’eccezionalità di quel Sacerdote.
Con queste mie testimonianze ho volulo mettere in risalto talune caratteristiche
poco conosciute di Don O norio, che aveva in sé sviluppate molte virtù, vissute
anche eroicamente. Di queste ultime non era facile coglierne l’esercizio reale ed
effettivo, dato il suo carattere schivo, riservato ed umile, tutto manteneva nel
riserbo e nel nascondimento.
Desidero menzionare due awenimenti dei quali sono venuto a conoscenza, come
si suol dire, per caso, anche se il caso ben poco ha a che vedere con certe preordinazioni
o disegni divini. Il primo riguarda l’accettazione con dignità e silenzio della
decisione che lo esonerava dall’incarico da lui ricoperto, con dedizione nel
Seminario di Sorrento. Non ricordo di avere sentito direttamente da lui, né raccollo
da altre fonti, una sua parola contro tale prowedimento; mai una lamentela
che fosse uscita dalle sue labbra. Accettava ciò come volontà di Dio. Offriva a Dio
il forte dispiacere di non poter continuare la sua missione di formazione degli “operai
per la messe del Signore”, a cui teneva tanto ed alla quale aveva dedicato tutte
le sue risorse fisiche, durante il periodo del suo Ministero sacerdotale.
L’altro awenimcnto riguarda il tentativo, da parte di un suo conoscente, di sottrarre
la villa alla sua famiglia, mediante artifizi legali formali che gli davano
ragione di impossessarsi legalmente, ma non moralmente, della sua proprietà.
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In questa occasione Don Onorio diede prova di possedere virtù eroiche, conservando
calma e lasciandosi cullare come un bambino nelle braccia del Padre.
Facendo leva sulla propria cultura e sui suoi studi giuridici, egli scrisse a questa
persona una lettera che valse a scongiurare il pericolo di impedire poi la successiva
destinazione della villa alle Figlie di Maria Ausiliatrice.
Don Onorio, negli ultimi anni della sua vita, quando si accorse, suo malgrado, che
avevo intuito che fosse dotato di doni che il Signore gli aveva elargito in abbondanza,
continuò ad essere umile e riservato e non fece alcun riferimento, né mi
disse mai nulla in proposito.
Mi piace a questo punto riportare la testimonianza di Don L’Arco, Sacerdote salesiano,
con gioventù accumulata (come avrebbe detto Padre Antonio Mascarello,
Scalabriniano della Missione Cattolica Italiana a Santiago del Cile) il quale, su mia
richiesta, ha voluto fornirmi quanto a lui ristùtava sul conto del “Signore di Villa
Lina”, come veniva chiamato D on Onorio dagli abitanti di Sant’Agnello:
“” Ho avuto pochi contatti con il grande Don Onorio; ma essi sono stati più che
sufficienti per ammirare la ricchezza armoniosa di grazia e di natura. Sono
convinto che egli si inserisce tra i cristiani migliori che la Chiesa sorrentina ha
espresso nei secoli della sua lunga storia. Don Onorio era un segno visibile, e perciò
credibile, di Gesù Redentore. Ben si poteva affermare di lui: vicario dell’amore
di Cristo.
Come Don Onorio faceva scaturire armonie dal pianoforte, così lo Spirito Santo
sprigionava melodie celesti da lui, che era un’autentica cetra dello Spirito Santo.
Dalla mia vecchia memoria emergono due ricordi che rivelano l’originalità della
sua missione sacerdotale. Il Vescovo della Diocesi di Sorrento, affascinato dalla giovinezza
radiosa e radiante di Don Onorio, lo dispensò dal Seminario con questa
motivazione: “La formazione che ricevi da tua madre è migliore di quella che ti
darebbe il Seminario!”
Quando il calore è forte si sente il bisogno di togliersi di dosso gli abiti pesanti.
Quando l’amore divino raggiunse livelJi altissimi, Don Onorio sentì prepotente il
bisogno di liberarsi delJa ricchezza e di andare ad abitare in un tugurio; ma l’amore
filiale lo frenò. Regalò alle Figlie di Maria Ausiliatrice il suo malioso palazzo e poi
chiese alJe brave suore l’ospitalità per la madre e per sé.
Come Gesù, si fece povero per arricchire con la grazia schiere di giovani.””
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5. L’Umanità di Don Onorio.
Come si scrisse già anni fa, appena dopo la sua scomparsa, la vita di questo santo
Sacerdote fu straordinaria nell’ordinario. Niente di eclatante ed appariscente.
Amava tacere di sé. Rimaneva un’anima libera, pur sottomettendosi a tutti ed in
modo speciale a Dio, alla Chiesa, al Papa ed ai Vescovi. . ,
Come Papa Giovanni X,'{111 e Papa Woytila anche Don Onono compi durante la
sua vita sempre la volontà di Dio.
Oltre che dai Sacri Cuori di Gesù e Maria egli attingeva ogni giorno vigore dalla
madre Eleonora.
Tra le sue poche fotografie vi è la seguente che lo ritrae mentre riceve la benedizione
di sua madre che gli fa con la mano un segno di croce sulla fronte. Questo
rito si ripeteva ogni giorno prima di uscire di casa per i vari impegni connessi al suo
Ministero sacerdotale.
Don Onorio con la mamma che lo benedice
Don Onorio aveva in sè molte doti che, senza essere annullate, facevano spazio e
davano visibilità alle caratteristiche delJa sua forte umanità.
Facevano parte della sua umanità la sua imparzialità verso c~iun.que, la sua bontà,
che affiorava specialmente dalla grande pazienza verso le m1sene umane e la sua
comprensione paterna, che faceva accettare la correzione che egli d~v~ con tono
deciso. Egli trattava le anime secondo i bisog1ù ed il temperamento d1 c1as~uno. .
Fu 11011 solo per me ma anche per tutti quelli con i quali veniva a c?ntatto,. il ~ons1~
gliere sicuro, il vero padre. Fu la guida più fruttuosa nella formaz10n: dei gi~:am
nei suoi 26 anni di Sacerdozio. Egli esercitava intorno a sé e su quanti lo aVV1cmavano,
anche per la prima volta, un’attrattiva che poteva farsi risalire alla sua
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predisposizione paterna, alla sua carità, alla sua bontà, al suo carattere mite ed allo
stesso tempo fermo. Oltre a doti e virtù esemplari egli possedeva in grado molto
elevato due importanti qualità: la discrezione ed una grande umiltà.
Da testimonianze di persone che lo hanno conosciuto e stimato è stato affermato
che con fortezza cristiana affrontò l’approssimarsi della sua dipartita. Ad una suora
salesiana, che, il penultimo giorno della sua vita terrena, lo assicurava delle
preghiere che tutti facevano per ottenere da Dio la sua guarigione, Don Onorio,
prevedendo la sua fine, disse: ”Pregate si, ma la preghiera mi aiuti ad accettare pienamente
la volontà di Dio! Vi ringrazio di tutto, il Signore centuplichi in grazie,
tutto quello che avete fatto per me! State tranquille, io sono contento di andare
da Gesù”.
6. Il campo del suo apostolato
Don Onorio si dedicava con tutto il suo ardore alla formazione delle vocazioni
specialmente nel Seminario diocesano di Sorrento. ‘
Dava gli esercizi spirituali, nel p eriodo quaresimale, presso l’ Istituto Liceale
Classico “S. Anna” alla Marina Grande di Sorrento. Dedicava il pomeriggio del
Sabato alla formazione degli studenti agli alti ideali, alle virtù e ad un’esistenza
sorretta da valori perenni.
Visitava ogni settimana l’Ospedale di Sant’Agnello per recare conforto ai ricoverati.
Mostrava con la sua vita esemplare i valori che quasi sempre sulle prime le
persone rifiutano, perché molto impegnativi per una vita vissuta cristianamente.
Sotto l’impulso dello Spirito Santo e la protezione e benedizione della Madonna
egli si donò totalmente al servizio della Chiesa, del Papa, del suo Vescovo, delle
anime e dei sofferenti nel corpo e nello spirito.
Padre spirituale dei seminaristi e guida sicura di sacerdoti, ai quali spesso teneva
ritiri spirituali, nonché di laici e di chi cercava sollievo e conforto.
Assistente diocesano delle Donne di Azione cattolica e Vicario Episcopale delle
Religiose, Direttore dell’Apostolato della Preghiera.
Una delle caratteristiche più particolari di Don Onorio riguarda il suo distacco
dalle cose terrene. A questo riguardo è rimasto ancora molto impresso nella mia
mente il ricordo di quando mi regalò l’immagine del volto di Gesù 1!Iisericordioso,
che ha sempre accompagnato tutta la mia famiglia nei vari spostamenti, da una
sede all’altra all’estero, spostamenti connessi con gli incarichi da me ricoperti nel
tempo nei vari settori diplomatico-consolari.
Quando gli feci notare che gli occhi di quel Volto fissavano colui che li guardava da
qualunque parte della stanza questi si trovasse, egli mi domandò se mi piacesse quel
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quadro. Al confermargli di sì, lo staccò dal muro e me lo regalò, dicendo che non
si deve essere attaccati alle cose terrene. Essendo devotissimo al Sacro Cuore di
Gesù, egli avrebbe potuto conservare per sé l’immagine della Divina Misericordia,
ed invece se ne privò, regalandomela.
Era ormai p assato molto tempo da quel gesto di Don Onorio, e prestavo servizio
ali’ Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, quando andai con mia moglie a visitare
il Santuario della Divina Misericordia di Lagiewniki, alla periferia di Cracovia,
dove si conserva il quadro (non solo del volto ma di tutta la persona di Gesù), fatto
dipingere da un pittore che si atteneva a quan to gli diceva Santa Faustina Kovalska
durante le apparizioni che il Redentore faceva a tale suora polacca.
Quella visita servì anche a completare le notizie che già avevo sul quadro, con altre
delle quali non ero a conoscenza.
La Provvidenza poi ha permesso che, mia moglie ed io, fossimo presenti in Piazza
San Pietro sia alla canonizzazione di Suor Faustina sia alla istituzione, da parte del
Papa Giovanni Paolo II, della devozione alla Divina Misericordia, festa che ricorre
ogni prima domenica dopo Pasqua.
Non avrei mai immaginato che, dopo circa trenta anni da quando ebbi in regalo
da Don Onorio il quadro della Divina Misericordia, avrei conosciuto la storia e
vissuto direttamen te alcuni eventi collegati a tale quadro. Questo concatenamento
di eventi mi rende lieto, ma mi fa anche riflettere non poco.
7. La sua spiritualità impregnata del rigore ignaziano
La strutlura spirituale di Don Onorio, impregnata del rigore ignaziano, come
sottolineò l’allora Arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, S. E. Mons.
Raffaele Pellecchia, ebbe una triplice connolazione e segnatamente: eucaristica,
mariana ed ecclesiale.
“”L’Eucaristia fu per lui veramente fonte e culmine di tutta la sua esistenza.
La sua pietà mariana fu tenera, fùiale, confidente, senza mai cadere in sterile e
passeggero sentimento, né in vana credulità.
Devoto figlio della Chiesa, si lasciò sempre guidare, specialmente dopo le riscoperte
conciliari, da sicuri principi teologici, per cui seppe vedere in Maria, colei che
cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore con l’obbedienza, la fede, la
speranza e l’ardente carità””.
Caratteristica della spirituali tà di Don Onorio fu la forte impronta ignaziana,
maturata anche per l’influsso che ebbe su di lui, il fratello Leone, al quale Don
Onorio era legato da grande affetto fraterno. Padre Leone divenne Superiore della
Provincia di Napoli della Compagnia di Gesù.
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La spiritualità di Don Onorio era così profondamente radicata in lui, da essere definito,
pur non essendo gesuita, un degno figlio di S. Ignazio di Loyola per l’aderenza
fedele alla logica ed agli insegnamenti del Fondatore dell’Ordine dei Padri Gesuiti.
Gli esercizi spirituali di S. Ignazio era il suo testo preferito.
Chi scrive ebbe il privilegio e la fortuna di fare, alla Cappella Cangiani di Napoli,
gli esercizi spirituali guidati dallo spessore teologico e culturale di Don Onorio. Tali
esercizi diedero una svolta e cambiarono radicalmente la sua vita.
La spiritualità, tutta ignaziana, non poteva non essere comprensiva della devozione
ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria, devozione da lui vissuta in maniera esemplare.
Nato nel mese di maggio, che, come noto è dedicato alla nostra Mamma Celeste,
è tornato alla casa del Padre nel mese di giugno, mese dedicato al Sacro Cuore di
Gesù. Queste due circostanze rafforzano in me la convinzione che tutta la vita di
Don Onorio sia stata preordinata sotto la protezione di Gesù e di Maria.
8. La personalità di Don Onorio
Don Onorio era di estrazione familia re aristocratica, di animo nobile, leale,
generoso, di delicatezza di sentimenti. Era un intellettuale, un artista, un padre per
giovani, adulti e anziani
Era un Sacerdote diocesano che aveva fatto in via privata i voti di povertà, castità
ed obbedienza. Egli fu a servizio di tutti, credenti e non credenti.
Fu una guida preziosa e sicura per i giovani e le giovani del Liceo Classico
dell’Istituto S. Anna di Sorrento, con le sue conferenze, ivi tenute, ogni primo
venerdì del mese.
La sua fede, salda come una roccia, irradiava fiducia in chi lo awicinava.
L’annuncio della parola di Dio proveniva dalla sua profonda contemplazione e
dall’assidua comunione con Cristo. La sua era una vita vissuta in maniera intensa.
Era una persona contemplativa.
Nei suoi 63 anni di vita Don Onorio si batté strenuamente per il bene, con l’esempio,
la parola e l’azione. Aveva una spiccata e forte personalità, che brillava per la
vasta e varia cultura, per l’amore di salvare anime, per le virtù dell’umiltà, della
carità, della fede, della speranza, dell’obbedienza e della fortezza. E come amava
tacere di sé, così non parlava male di nessuno.
Evangelizzatore illuminato, direttore spirituale, prudente educatore di vocazioni,
modello di obbedienza, di umiltà e di rinnegamento di sé, si è spento dopo avere
accolto con solida fede e con grande amore il Verbo cd averLo divulgato.
12
9. I suoi insegnamenti
Sono riconoscente a Don Onorio per tu tli gli insegnamenli preziosi ricevuti ed in
particolare per essere riuscito ad inculcarmi, sulla scia del suo esempio coerente, il
distacco dalle cose terrene.
Quando ebbi l’occasione di pa rlargli più a lungo, durante il primo dei pochi
Esercizi Spirituali da me fat ti, egli impresse in me così bene “il distacco dalle cose
che non sono di Dio” . Lo aveva potuto fa re, perché la sua era una limpida testimonianza
protesa verso le cose importanti e non vane nella nostra esistenza. Don
Onorio ebbe una vita molto sobria. Nulla avrebbe fatto immaginare che conducesse
una vita dignitosamente povera nel silenzio, lontano dall’attaccamento a
qualsivoglia cosa o creatura terrena.
Aveva anche applicato alla lettera quello che aveva sempre ripetuto ai suoi figli spirituali,
rifacendosi alla massima ignaziana: “quando una persona sta al suo posto,
pone Dio al suo posto e tutte le creature al loro posto, tutto è a posto”.
Quante volte ripeteva che ognuno di noi ha una diretta responsabilità delle proprie
azioni che saranno giudicate da Dio, non certo in via comparativa con quelle di
altre persone, ma in via diretta quando ci si troverà davanti a Lui, Giudice
Supremo. Allora non si potrà invocare a propria discolpa la circostanza che anche
altri abbiano commesso delle colpe, magari anche più gravi delle proprie, ma si
dovrà rispondere davanti a Lui di tutte le proprie azioni in assoluto e non in via
comparativa con l’operato di altri.
“L’attimo vale l’eternità perché, in un attimo mi posso salvare cd in un attimo mi
posso dannare”, usava dire Don Onorio ai giovani, che si raccoglievano il Sabato
nel salone all’ultimo piano della Villa Crawford a Sant’Agnello.
Ed ancora “Colui che rimane in Me ed Io in lui, porta frutti abbondanti perché
senza di Me non potete fare nulla”.
Molto eflìcace era il suo ripetere che il chicco di grano deve morire per poter dare
frutti abbondanti. Perciò si deve essere pronti a seminare senza aspettare i frutti del
proprio raccolto, perché la propria azione odierna è certo che produrrà frutti in
futuro, che magari chi ha seminato non raccoglierà. Pur tuttavia si deve seminare,
sia perché così vuole il Signore, sia perché è certo che i frutti non andranno perduti
e che ci sarà sempre qualcuno che li raccoglierà, anche se a seminare non è stato
lui.
Non riesco ad effettuare una slima numerica degli insegnamenli ricevuli da Don
Onorio. Certamente essi sono tanti e mi hanno sostenuto da studente, marito,
padre di famiglia, funzionario dello Stato. Senza i suoi saggi consigli la mia vita
sarebbe stata molto, ma molto diversa e senza dubbio peggiore.
C’è stato un momento in cui ho ceduto all’inganno del maligno di ritenere che il
13
ricco patrimonio di insegnamenti di Don Onorio non fosse indispensabile e condivisibile.
Ma provvidenzialmente tutto è stato superato ed ogni considerazione
valutativa è ritornata al suo giusto valore.
Don Onorio riusciva a dare ad ognuno il tempo necessario per una fruttuosa
confessione, anche se ciò a volte comportava un’attesa un po’ più lunga per quelli
che attendevano il proprio turno.
Mi disse una volta che agli occhi di Dio non sono importanti le grandi cose, ma le
piccole. L’importante è soprattutto l’intenzione che una persona mette nel realizzarle.
Ed aggiunse che se una persona riuscisse a costituire l’Europa unita
politicamente (allora era da qualche decennio iniziato il processo di unificazione
del Vecchio Continente) e lo facesse per vanagloria o orgoglio di essere riuscito a
tanto, ebbene il risultato ottenuto, per quanto grande ed importante potesse
sembrare agli uomini, non avrebbe avuto alcun valore’agli occhi di Dio.
Ripeteva molto spesso di andare a Gesù per il tramite della Vergine Maria
(adjesum per Mariam) e di affidarsi a Lei sempre.
Si rammaricava, ed a ragione, che i Sacerdoti sostassero poco o nulla davanti al
Santissimo Sacramento per l”~dorazione Eucaristica”, da dove invece avrebbero
potuto attingere tutta la forza ed il sostegno di cui avevano bisogno per il loro
importantissimo, difficile e delicato Ministero Sacerdotale.
Pur avendo i suoi ragionamenti un filo logico ed una dialettica oltremodo razionale,
Don Onorio Rocca, come essere umano qualche volta si è potuto, in tutta buona
fede, sbagliare, ma ciò non ha tolto nulla alla sua santità.
Don Onorio era solito ripetere delle massime, di cui alcune si trovano, ancora oggi
scritte sulle pareti delle scale che conducono al terrazzo di Villa Crawford:
– «Jl Regno di Dio è Cristo stesso regnante nelle anime’~-
– «si muore come si vive’~-
– “ogni essere umano è un prototipo, è una realtà inipetibile’:
– «l’avidità esterna, scandalizza; l’interna lega l’anima’~·
– “io credo valida soltanto la c1i tica di coloro che menano una vita santa’~-
– “I dolori vengono al reo per punirlo e correggerlo; vengono all’innocente
per preservarlo dal peccato e santificarlo’~·
– «i santi sono gli uomini guida . .. … . dell’umanità”;
– «Maria è già eletta Madre di Dio ….. e si proclama sua schiava!!!’~-
– “bisogna avere il coraggio di andare contro corrente; senza il silenzio
non c’è ascolto; e senza l’ascolto di Dio non c’è pietà e senza pietà non
14
si adempie la volontà di Dio’~·
– “se di una creatura l’uomo farà il.fine del suo operato, il suo atto non
dipenderà più da Dio, fine ultimo che lo eleva, ma da una creatura che
lo degrada’~-
– «non cercare il premio, perché tu hai una grande 1icompensa nella
gioia spirituale che soltanto il giusto possiede”;
– “Signore cosa vuoi che io faccia?’:
– “cosa farebbe Gesù al mio posto?’~-
– “o Gesù, di Te mi fido, a Te mi affido, in Te corifido ‘~·
– “chi è_fedele nel poco è jèdele anche nel molto”;
– “non è la virtiì che crea la preghiera, ma è la preghiera che crea la
virtù”;
– “come giudicare i moti dell’animo altrui
se conosciamo tanto poco noi stesJi?”;
– “il calvario è l’unica strada che mena alla Pasqua
e la Pasqua è gioia ‘~·
– “con l’Ascensione termina l’opera visibile di Ciisto
con la Pentecoste ha inizio quella invisibile’~-
– «mio Dio, 1iempite di Voi
anche questa volta,
la mia solitudine . .. “;
– “quando chiudo l’uscio di casa per
andare a messa, la mia strada si chiama
Avvento, perché vado incontro
al Signore che mi chiama’:
– «nulla è da omettersi di quanto appartiene
alla piena professione della peefèzione oistiana’~-
«chi ci perseguita è un malato: lasciate che butti
jù01i il male e gumisca per la nostra tolleranza’~-
– “Qyanti apostolati non si affrontano e quante opere di mise1icordia
non si fanno per non fare brutta figura o per non appaiire ridicoli .. …
questo significa vergognarsi di Gesù C1isto!!”.
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1 O. Sul Matrimonio
Don Onorio benedisse il nostro matrimonio celebrato nel 1972 a Sorrento nella
Cappella di Sant’Antonio del locale centro di residenza per anziani.
Ho sempre il rammarico di non avere proweduto a quanto necessario per registrare
l’omelia, che oggi avrebbe senz’altro insegnato tante altre cose, non soltanto
a me ed a mia moglie, ma specialmente ai nostri figli che non hanno, come me,
avuto dalla Provvidenza, il dono di frequentare quell’uomo di Dio.
Ai giovani che si preparavano al matrimonio soleva dire che l’unione fisica è la più
stupida, mentre quella spirituale è di gran lunga la più importante. Era contrario .
ai fidanzamenti di lunga durata, adducendo che, quando due persone si sono
incontrate e condividono i valori essenziali della vita, è inutile attendere molto
tempo per sposarsi.
Raccomandava agli sposi l’osservanza dei Comandam.enti e, in particolare, del
quarto: “Onora il padre e la madre”, per rafforzare la virtù dell’ubbidienza.
Inoltre, diceva di essere
attenti all’azione dello
Spirito Santo per essere
illuminati nelle proprie
azioni quotidiane e progredire
nella grazia e nella
testimonianza dei veri
valori, quelli evangelici.
Raccomandava, inoltre, di
essere fiduciosi sul futuro e
di superare le difficoltà
quotidiane, facendo affidamento
sulla grazia di
stato. E ancora di non lasciare
passare più di q ualche
minuto senza parlarsi
in caso di divergenze e
soprattutto di non litigare,
qualora dovesse capitare,
davanti ai figli, per evitare
che essi potessero schierarsi
a favore di uno e
contro l’altro genitore a
seconda dei casi.
16
Egli si batté tenacemente contro il divorzio nella speranza che si riflettesse sulle
conseguenze e sui danni irreparabili che una vittoria dei sostenitori del divorzio
avrebbe arrecato alla famiglia e, quindi, alla società italiana. All’epoca l’Italia era
uno dei pochi Paesi che non aveva ancora sperimentato il disastro del divorzio, ma
si accingeva, purtroppo, a viverlo.
Don Onorio aveva previsto anticipatamen te gli effetti devastanti che il divorzio
avrebbe avuto specialmente sui figli, e ne era molto preoccupato. E’ sotto gli occhi
di tutti quanto le sue parole siano state p rofetiche ed ispirate da un sentito ed
intenso amore per la famiglia.
Oggi in tutto il mondo si assiste alla crisi dell’istituto del matrimonio cd allo sgretolamento
della famiglia, tuttavia, non c’è alcun segnale di preoccupazione per il
futuro, da parte della società, che piuttosto, tende a minimizzare l’evidenza dei
.fatti, o addirittura ad ignorarla, se non ad esaltarla come una conq uista.
E’ il caso di segnalare qualche dato significativo sull’andamento, molto negativo,
del fenomeno del divorzio nei due Paesi iberici, appartenenti all’Unione Europea.
La Spagna è il Paese che ha il penoso primato di 3 divorzi ogni 4 matrimoni celebrati.
In Portogallo tale rapporto è un divorzio per ogni due matrimoni.
La realtà italiana, peraltro, non è meno penosa e disastrosa.
Dall’ultima indagine ISTAT emerge in particolare che nell’anno 2002 le separa-
79.642 -+-Separazioni -Il-Divorzi 75.890
71.969 ___.,..,..,…—-+
62.737 64.9 15 __.,_.—
57.538 60.281 ~
52.3~ •
32. 717 33.342 33.51 O
27.038___. • • ·–
3 40.051 41.835
34.341 ~ – — —–
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002
(Fonte: ISTAT “Separazioni, divorzi e affidamento dei minori” – 2 luglio 2004)
zioni sono state 79.642 e i divorzi 41.835, con un aumento pari rispettivamente al
4,9% e al 4,5% in confronto all’anno precedente, mentre rispetto all’anno 1995,
l’incremento si assesta, rispettivamente, al 52,2% e al 54,7%. L’ultima indagine
17
conoscitiva dell’ISTAT, resa pubblica il 2 luglio 2004, evidenzia un progressivo
aumento delle separazioni e dei divorzi nel nostro Paese, come si può rilevare dalla
tabella seguente.
Il numero di divorzi nei Paesi dell’Unione Europea ha avuto un andamento crescente
dal 1980 al 2005. Infatti dai 672.917 del 1980 si è passati agli 805.136. Dopo
la sola flessione registrata nel 1990 (776.291) il fenomeno ha ripreso a crescere,
passando da 815.532 del 1994, agli 877.538 del 2000 ed a 1.042.892 del 2005.
(Fonte: Evoluzione della famiglia in Europa – Istituto di j1oliticajàmiliare, 2007)
Gli indicatori su popolazione, natalità, unioni matrimoniali, divorzi sono sostanzialmente
peggiorati. L’Europa versa in una crisi demografica che la rende sempre
più un continente vecchio. Il numero degli anziani di 65 anni supera già di 6
milioni quello dei giovani minori di 14 anni, perché oggi, rispetto al 1980 nascono
sempre meno bambini. Il numero degli aborti è di 1.235.517 pari a 3.385 aborti
ogni giorno. Una cifra spaventosa, che diventa ancora più inquietante se si pensa
che è stato interrotto il 19,4% delle gravidanze, quasi una su cinque. Per quanto
riguarda il nostro Paese, nel 2004 gli aborti recensiti sono stati 136.715. Nella classifica
europea l’ Italia viene dopo la Francia (2 10.669), la Gran Brelagna (194.353)
e la Romania (191.038) e precede la Germania (129.650) e la Spagna (84.985).
Insieme, questi sei Paesi totalizzano il 77% dell’insieme degli aborti registrati
nell’Unione Europea.
Nell’ultimo decennio, il Paese, tra quelli comunitari, in cui si è registrato il maggior
numero di aborti è la Spagna (75%), seguita dal Belgio (50%) e dall’Olanda (45%).
In base a queste cifre si constata che nel 2004 l’aborto ha fatto in Europa più vittime
– in termini di bambini non nati – delle malattie del cuore (736.589), delle
malattie cardiovascolari (507.946), dei suicidi (59.020) e degli incidenti (52 .709).
Non è dato ancora capire perché si ricorra all’aborto in maniera così massiccia in
tanti Paesi europei, né quali misure debbano essere messe in atto in ciascun Paese,
allo scopo di evitare che un numero crescente di donne ricorra all’interruzione
della gravidanza.
Significativo è poi il crollo dei matrimoni. In Europa si registrano sempre meno
matrimoni mentre più numerosi sono le unioni matrimoniali che falliscono. In due
case europee su tre non c’è neanche un bambino.
Il fenomeno della disgregazione della famiglia, da qualunque angolazione lo si
voglia vedere, è molto preoccupante per il futuro della società europea e non solo,
Sfortunatamente al momento non si delinea all’orizzonte alcuna reazione efficace.
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11. Le sue virtù : fede, speranza, carità ed umiltà
Fede, speranza e carità sono le tre virtù teologali. donate e messe nell’anima da
Dio, già col battesimo. E’ l’uomo che, volendo, le potrà sviluppare sotto l’influsso
della grazia fino al grado che gli sarà possibile. Tali virh’t, che_ costituiscono altrettanti
legami con Dio, contribuiscono in chi le possiede a rinforzare e santificare i
legami con il prossimo. Don Onorio ci fornisce un esempio illuminante e confortante.
La sua salda fede è stata la sua caratteristica predominante. Essa si manifestava
attraverso il suo comportamento.
La virtù della speranza, da prendersi a dosi giuste, perché se presa in dosi eccessive
si corre il rischio di avere la presunzione di salvarsi senza merito. Al contrario presa
in poche dosi può diventare disperazione della salvezza. Tra questi due pericolosi
eccessi Don Onorio si tenne straordinariamente in equilibrio.
Fede incrollabile e speranza fecero sviluppare nel cuore di questo Sacerdote
l’amore verso Dio e verso il prossimo. Egli si preoccupava della salute dell’anima
dei suoi figli spirituali e di quanti ricorrevano a lui.
Oltre alle virtù teologali furono vivide in Don Onorio anche altre virtù. Egli aveva
sviluppato la virtù dell’umiltà, alla quale Cristo invita quando dice “imparate da
me che sono mite ed umile di cuore”. Virtù che a Don Onorio riuscivano spontanee
e gli erano di valido aiuto nel suo ministero di confessore, a contatto con
persone di ogni estrazione sociale.
Francesco Ercolano
Diplomatico
19
20
APPENDICE
Meditazioni e riflessioni di Don Onorio
Dono di Dio = è la grazia
è l’Eucaristia
è lo Spirito Santo
è la grazia = è Dio stesso
è l’autosufficienza di Dio
perciò: Deus unus et. .. .. .. omnia
“Si suol dire che quando un’esequie è affollatissima è segno che chi è morto
ha fatto un gran bene. Potrà anche darsi!
Ma se anche in questo si vorrà imitare Gesù Cristo, meditiamo sul fatto che la santità
non è popolare. L’esequie di Gesù fu squallida. E’ bene riflettere sulla verità che
non bisogna agire per compiacere gli uomini, per godere notorietà, per non aver
nemico, perché lutti dicano è una bravissima persona. Potremmo in tal caso avere
un’esequie affollata ma anche una triste senlenza alla porta del paradiso: recepisti
mercilem tuam!”
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CAPO XV 259
37Ma Gesù, emettendo un altissimo grido,
spirò. JSE il velo d el .tempio si squarciò in duo,
da capo a fondo.
J9Ed il centurione, che gli stava di faccia,
vedendo come foose spirnto, g1idando allamenle,
esclamò: Questo uomo era veramente
Figlio di Dio.
40C’eran pure delle donne che da lontano
osservavano, 4Jtrn le quali era Maria Maddalena
e Maria madre d i Giacomo il MJnore e di
Giuseppe, e Salame; quesle, mentre egli em
in Galilea lo seguivano e lo servivano, e molte
altre che erano venute a Gerusalemme insieme
con lul :’
~ ~ . cL. ~.., ,W…. ~V.:-<- ….. ._ .b u. ~ ~ ” V.: {, ,t., ~L ~~., Gesù dem’ho ne s~polcro , 1 M…. …._ ~…:V- ~~ u..r… ~1… •
UE fattosi~. che era la parasceve, cioè’
la vigilia del sabato, 43Ciuseppe cl’ Arimatea.
nobile CQ’llsigliere, che pure 11spettava il regno
di Dio, andò a presentarsi coraggiosamente a
Pilato e gli cbiese il colllil.-di Gesù. 44Pilato sJ_c • , _ •
~
u.,..tt:;:: -….. • 9,4.t.,,., :>–,- lOh~ ‘, _.I ….,..—
– e:, ‘l ,,.μ…..- .J.<….{ ~ ….
4 . aria’ mfa è madre di Giac mo il Minore
· Salome è madre.Jli Giacomo il ~ggi re e
w d1ovann1. ~tn.~ ~ r “-t. •
l I 43. Co~nsigliceiorèe~ asjsfso.s re del gr · edrlO/ ‘i~ ~).. e <;………… <::;,…- ~ qt….. o –
~ “‘-‘ 4 ~t.- (‘)…._ .vM.–
~ k- l’,(..– ~ e..~”‘,.;, .. ~
Tre caratt eristiche del m odo di vivere di Cristo
1) affiancarsi, mescolarsi, con tutte le classi sociali, condividendone in pieno il loro
quolidiano, il lavoro, il posto, l’insegnamento, le gioie, il dolore = Egli non fugge
ma è dentro la vita= è persino a mensa coi peccatori = partecipa ad un banchetto
nuziale …
2) In tutto ciò che fa non v’è mai la ricerca di sé stesso, del suo prestigio, del
successo, del vantaggio economico, della notorietà, della singolarità, della riconoscenza.
I suoi gesli sono anonimi, fa tti in sordina, nel più assoluto disinteresse.
3) Conseguenze = la vera liberazione di tutti dalla schiavitù dell’errore, del vizio,
della p repotenza altrui, del sentirsi solo, indifeso, ecc.
Esempio delle nozze di Cana, col miracolo che fece, senza chiedere neppure un
atto di fede, Egli protrasse, anzi accrebbe p rotraendola la grazia dello stile m
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gioiosa fraternità, intorno al pasto. Si dona prima la gioia degli altri. Perché il Suo
è un modo di vivere. Egli e il Suo esempio sono e saranno semp re attuali.
Cuore che non instaura una dottrina da Lui dettata quale norma per problemi
sociali, di costume, politici, economici = se così fosse stato tale codice sarebbe stato
superato dallo sviluppo dei tempi, per il continuo evolvers( della cultura, della
scienza, dei costumi, del vivere economico e sociale. No. Gesù sarà sempre attuale
perché ha instaurato un nuovo modo di vivere (logicamente informato anche da un
modo nuovo di valutare, tanto è vero che la sorgente dei Vangeli fu la predicazione
degli Apostoli, i quali (sulla scorta del Maestro) mai dicevano ciò che prima non
facessero. O ra questo modo di vivere del Cristo, è la ragione del perché Egli si
accetta o si ripeta senza che possa venir mai superalo.
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Cuore semplice – Cuore di fanciullo
La nota peculiare del fanciullo è quella di credere come se fosse assoluta verità ciò
che a lui dicono papà e mamma. Le persone che avevano annunziato agli Apostoli
la Risurrezione erano degni di fed e. Prego con Fede [germina nel Padre ……… la
fède di fanciullo nel Signore elimina mille complicazioni, affanni, agitazioni,
contraddizioni].
Lui- non ci fa operare la benché minima riserva. E sulla storia e vita dei santi la
fede di fanciullo ci rende vittoriosi.
Se non vi fate come questo “fanciullo” non entrerete nel Regno dei Cieli. E il fanciullo
“tutto crede ……. “. Il pensare “non può essere che sia risorto” è ricerca di sé,
è difesa dell’orgoglio, autosufficienza, è dire che Gesù aveva loro profetizzato che
sarebbe risuscitato. L’aveva loro già insegn ato: se voi non vi farete come pargoli,
non entrerete nel Regno dei Cieli.
262 SAN MARCO
genlì. 11Ma essi, udendo che Gesù era vivo e
che era staio veduto da le~ non cl crcdetlero.
12E dopo apparve per via, solto altra forma,
a due di loro che andavano in campagna·
13e questi lo andarono ad annunziare agli altri:
11 che non 9redettero Jiemme~ a loto.,, .-
~ …… …..: p…1,;, c…-.. (! w,,l: ‘· …_-tl.., …… ,, … “‘
, Il.i:: ~ 1lf “‘- q,.,t.. b. ‘I ;e ,-…. …. u..:-1;;11 –
?”i”..t. .,.. .; ,i•, ~• ~,. …. , ~”‘Missione degllA__postoll e’-4. “)1” ‘l..1~’lG’ .: “‘·~,e.— ·’?~, …. ‘H-f-t-~
!<-U 1 “‘ ~ Frnalmenle apparve agli undici menfre
j..::, erano a tavola, e_ li rimproverò della loro incredulilà
e durezza du:uo.re per non aver creiiuto
aquelli aie l’avevano visto risuscitato. ~
15E disse loro: Andate per tuttoi l ,l;;;;;fc?’
<t.._ C14.J6 predicate li Vangelo ad ogni creatura. i•cw
~ ·crederà e sarà battezzato sarà salvo; chi poi
~ . non awà creduto sarà condannato. “Or questi
MJ:,1.112.no i segni che accympagneranno coloro che
tu.L ~ ,,n, .. ~<.<t-.r; ·’·
12. Sono t due che vanno al castello d’Em-
:a~~ ~~r!~a r~=~~~~:~ne è narrata nmpliamen.
U -18. Luc. 24. 44-50.
dop~4·13 ~’:::,e~~~s:”‘e qui molti fatU avvenuti
(Gr~~-). Per ogni creatura Intendesi ogni uomo
17. I miracoli furono aggiunti alla predlcazio..
ne per accreditarla (Greg.).
24
Cuore che non giudica il peccatore e che è dominato da un solo amore quello di
salvare ogni si~gola anima creata da Dio per l’immortalità beata. Gesù – per ravvederlo
– gmdica e condanna soltanto il peccatore ostinato. E anche questo rivela
un Cuore che non si arrende che tutto tenta pur di .. …. . .. . Salvare tutti! tutti! tutti!
Ecco lo spirito dannato invisibile manifestarsi attraverso una umanità visibile: gli
usa la forza ma solo per farsi del male. ·
La presenza di Gesù con quella di Satana produce per quest’ultimo tormento e disperazione.
Pace da Dio, agitazione da Satana.
L’eterna storia dell’uomo decaduto: dare sempre la precedenza ai beni materiali
caduchi, perituri, anziché a quelli spirituali, immutabili eterni. ‘
11}1 SAN ,._llCO
25
‘ – mcnlormi: t(;esù gli ,Hce1’à : Spiri!o immrmdo
es5~QUCSt’uomo. “E gli domandò: a,e no-!.. i
mc ~?li e!i 11,p,,su : Ml chl,iwo kgiooo.J)l’r- –
d:è si~mo n:nl1i’. ” E,a con ilJSiSt<:!!._u_ln 1?!!3•- ~va
a.~~~~~~~~ 110r quhi ~
pcl monk t ·e-ra :, pa~L”olaro UD gr.m branco ~
di porci. ‘· E R:Ì , 1,iriU lo prrgS’1lno dicendo: ..:!
~lttn<lc;d In quei porcl, chè ~ulrl,11no in l”l.~i. 1
“E subito G…,) lo rouceS”<.’. E. usdli gli spiri- j
ti immonrl i, enlrorono nel p11rd, e il, branco –
di circa duemila ,; gcllb a precipizio nPl ma- ,..,
re 01·c nnn,•gll I 11110. “Allora i mandriani fog- ,
glmno ~ ra,wulorlo in ci!l:Ì e pe-T b c.1U1pu-
~11.:t; e I:, i;tulc. to~r a , .. C’Clere “I,~ f~ .. ,· a.C(‘aù11lu~
l!F., Y’ I J1 C~.c;Ù, .ÌdPJO ]”11 <.’WOn!alO …
M-‘t..fere ~.~.ilik)J~ hl~ fi ~~ iun;111rlrono. 1 uel~
~r.;J°uta :a rns.1 rnecontarono
<1u:mlo cm 0.t:”radnto nlri11dtmOOiao e l}
fo llo drl porci. “Allur;, h !i.’i;”‘l” J.!!:..CSC :,. i;~t
r:i.rlo che SO,.!!..t!-i1.’~c- ilnJb.J.<l!;2 ronl>a< e. 1 ‘t”
F.Ììir,1_r~,,·.,..a ;;;-,;,,,.a_ l”unm~ma
p~ultJ ,M &inoniìì lo r_rrg~ ‘ùJ pn:iid~rlo
,eoo. ~w “non lo runmisc; r,1icTìs.,;e
… __ – — – – –
PREGHIERA
Gesù, che io conosca Te!
Gesù, che io Ti possa amare!
Gesù, io mi offro a Te!
Gesù, il mio vivere sei Tu!
Se “dici”, io rispondo sì!
Se vai, io rispondo sì!
Se chiedi, comunque Tu chiedi, io rispondo sì!
Gesù, che io conosca Te!
Che io Ti possa amare :
io mi offro a Te
Se dici? Sì!
Se vai? Sì!
Se chiedi? Sì !
Amen
26 27
Se tutto ciò che siamo, abbiamo e possiamo è tutta opera Tua, o Signore, perché
non mettere in tale riconoscimento anche il totale nostro abbandono nella Tua
Provvidenza? Se tutto hai creato Tu. Se tutto hai ordinato Tu. Se a tutto Tu dai un
fine e ne sostieni il corso perché raggiunga il suo epilogo a gloria Tua e per il nostro
bene, è semplicemente ridicolo che chi viene dal nulla e non è buono a nulla
(senza il continuo Tuo aiuto) presuma di ottenere alcunché di migliore, per la Tua
gloria e il suo bene, di ciò che indica la Tua volontà, con la legge e i consigli evangelici,
con la voce e le disposizioni della legittima Autorità, con le tante circostanze
del giorno che hanno sempre per movente Te solo, o Signore. Fiducia, adunque.
Fiducia e abbandono totale in Dio in un continuo esodo dalla ricerca dell’io interessato,
gaudente, ambizioso, unici nemici della gloria di Dio e della nostra santificaz10ne.
Crescite in gratia et in cognizione Domini nostri et Salvatoris jesu Christi
Petr. II – 3 – 18
Tertium petere id quod volo. Erit hic, petere cognitionem intimam Domini qui pro
me factus est homo; ut magis ipsum amem, eumque sequor
S. Ignatio a Loyola
Gesù è l’imago Dei invisibilis!
per cui, ciò che sulla terra corrisponde alla visione beatifica del Cielo, è contemplare
….
Gesù ! ! Sponsus humanae naturae
La legge esterna della giustizia è sostituita dalla legge interna della carità che è
voler bene a Dio – al prossimo e voler bene (il vero bene) anche a sé stesso (aumento
della propria realtà).
La prima è coazione della libertà
la seconda è l’uso più esaltante, costruttivo, gravoso della libertà.
Uso che sazia il profondo, che rende felici
che assicura la gloria!
Non è segno di amore infinito quello del Cuore di Gesù che ci rivela una legge per
la quale Dio non ha fatto eccezione neppure per la Madonna ed è quella che esige
la nostra COR
Introduzione
La nascita in una famiglia benestante ed aristocratica
Il suo Ministero Sacerdotale
Don Onorio visto dall’interno
L’umanità di Don Onorio
Il campo del suo apostolato
La sua spiritualità impregnata del rigore ignaziano
La personalità di Don Onorio
I suoi insegnamenti
Sul matrimonio
Le sue virtù: fede, speranza, carità ed umiltà
APPENDICE
Meditazioni e riflessioni di Don Onorio
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Franco GARGIULO Il Santuario di San Giuseppe in Sant’Agnello Cento anni di storia 1907 – 2007
Così, nel mese di luglio del 1941, furono commissionate ancora al Gelli, le statue di San Pietro e di San Paolo, alte circa due metri. E di nuovo cominciarono ad affluire nelle casse sempre vuote della Chiesa le offerte generose dei commercianti e dei professionisti, che si confondevano con quelle più umili, ma più
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gradite, del lavoratore e del modesto impiegato, uniti nel voler contribuire alla realizzazione di questa nuova opera.
Le statue furono solennemente benedette e collocate nella parte inferiore della facciata, che fu pure inaugurata, dal Delegato Arcivescovile Mons. Francesco Merolla, nel pomeriggio del successivo 19 ottobre, nel corso di una commovente e solenne cerimonia. Fu Mons. Giuseppe Iaccarino a tenere il discorso commemorativo nello spazio antistante la Chiesa, già gremita di fedeli. L’eccelso oratore, tra l’altro disse: “… I capolavori dell’arte e della scienza, i poemi di tutti i geni e di tutte le epoche, le ascese veramente sublimi ed immortali, per cui l’uomo si rivela un gigante, un‘aquila, un astro non sono sbocciate dalle fredde teorie o dal calcolo, bensì da quel supremo artista dell’universo che è l’amore”.
Al termine della cerimonia, i fedeli poterono ascoltare un concerto tenuto dal Conte Onorio Rocca, non ancora consacratosi sacerdote.
dal Libro LA CONGREGAZIONE SERVI DI MARIA A SORRENTO
Anche la festa dell Assunta del 1948 assunse maggiore solennità per la benevola concessione dell Arcivescovo Serena che volle conferire l’Ordine Sacerdotale nella nostra chiesa al già Conte Onorio Rocca Crawford, attivo militante dell’ Azione Cattolica Diocesana, che in età adulta aveva fatto la sua definitiva scelta, consacrandosi al Signore.
Fonte : PositanoNews.it