Mercoledi 24 aprile 2019 alle ore 18.00, presso la chiesa del Santo Rosario di Sorrento,…
Mercoledi 24 aprile 2019 alle ore 18.00, presso la chiesa del Santo Rosario di Sorrento, momento di riflessione sulla conversione di Sant’Agostino con Suor Elisabetta Tarchi.
Nell’immagine della locandina Sant’Agostino di Ippona , dipinto dal Caravaggio nel 1600, quadro non presente alla grande mostra di Napoli a Capodimonte.
Milano fu la tappa decisiva della sua conversione.
Proprio a Milano infatti, tra il 384 e il 386, Agostino approda alla fede cristiana, dopo travagliate vicissitudini esistenziali e dopo avere avuto incontri decisivi con persone particolarmente significative. Tra queste in modo particolare il vescovo di Milano, S. Ambrogio e l’anziano sacerdote S. Simpliciano, che aiutò il vescovo Ambrogio con la sua preparazione teologica ed esegetica, influendo col suo prestigio sull’ambiente culturale della città.
Poco prima di morire, il vescovo Ambrogio indicò come suo successore proprio Simpliciano, ormai vicino agli ottant’anni. “È vecchio, ma buono“, avrebbe detto Ambrogio morente, e così Simpliciano gli succedette, per un episcopato di circa quattro anni, sul quale abbiamo poche notizie.
Nel 386, quando ormai mancano pochi mesi alla conclusione dell’anno accademico e si profilano le vacanze estive, Agostino lascia la cattedra di retore di Milano e si ritira a Cassiciaco (l’attuale Cassago Brianza) nei pressi della città, in una villa di campagna messagli a disposizione dall’amico Verecondo.
Nel IX libro delle sue Confessioni, Agostino ricorda con grande amore e riconoscenza il periodo trascorso in questa località, dove si era ritirato per appartarsi “dalle lusinghe e dalle sirene mondane milanesi”, poiché ormai deciso a mutare vita e, con il Battesimo, di consacrarsi interamente al servizio di Dio.
A Cassiciaco Agostino vive con un bel gruppo di persone, con le quali trascorre l’autunno e l’inverno. Si tratta di: Alipio, Licenzio e Trigezio, i cugini di Agostino, Lastidiano e Rustico, suo fratello Navigio, Monica (la mamma di Agostino), e il giovinetto Adeodato (figlio di Agostino).
In questo ambiente Agostino vive in una sorta di ritiro spirituale e scrive diverse opere: “Contro gli Accademici”, “La Vita Felice”, “Sull’ordine” e i “Soliloqui”.
Il cammino di conversione di Agostino è alquanto travagliato e, al tormento interiore, si aggiunge una sofferenza ai polmoni che avevano cominciato a cedere sotto il peso dell’eccessivo lavoro scolastico. Agostino respira a stento e la lesione si manifesta con dolori al petto, che gli impediscono di parlare in modo abbastanza chiaro e abbastanza a lungo.
Ma non erano solo i polmoni a creargli seri problemi. Ecco come Agostino, nelle Confessioni, ricorda un altro particolare sulle sue sofferenze fisiche di quel momento.
“Mi torturavi allora con un male ai denti. Quando si aggravò tanto che non riuscivo a parlare, mi sorse in cuore il pensiero d’invitare tutti i miei là presenti a scongiurarti per me, Dio d’ogni salvezza. Lo scrissi sopra una tavoletta di cera, che consegnai loro perché leggessero, e appena piegammo le ginocchia in una supplica ardente, il dolore scomparve. Ma quale dolore? o come scomparve? Ne fui spaventato, lo confesso, Signore mio e Dio mio, perché non mi era mai capitato nulla di simile da quando ero venuto al mondo”.
Terminate le “vacanze vendemmiali” Agostino presenta le dimissioni dalla cattedra di docente, motivando pubblicamente la sua scelta con le precarie condizioni di salute: non era più in grado di esercitare la professione per la difficoltà di respirare e il male di petto.
Quindi con una lettera informa il vescovo Ambrogio, dei suoi errori passati e della sua intenzione presente di diventare cristiano, chiedendogli consiglio sui libri che più gli conveniva leggere per prepararsi e disporsi a ricevere la grazia del Battesimo.
Il Santo vescovo gli prescrive la lettura del profeta Isaia, perché fra tutti è quello che preannunzia più chiaramente il Vangelo e la chiamata dei gentili. Trovandolo però incomprensibile all’inizio e supponendo che fosse tutto così, Agostino ne rinvia la lettura, per riprenderla quando sarebbe stato “addestrato meglio nel linguaggio del Signore”.
Anche per Agostino, come per tutti i Santi che veneriamo, nel cammino di avvicinamento a Gesù è presente il momento della sofferenza fisica, della malattia.
E’ il mistero della croce che si rende chiaramente e dolorosamente percettibile, incarnato nell’esperienza di ciascuno.
La sofferenza è una condizione che la Divina Provvidenza dispone sul cammino di coloro che sono chiamati alla salvezza, per avvicinarli realmente alla Passione di Cristo che salva l’Umanità.
Agostino non esita a definire strumento della Misericordia di Dio la sofferenza patita nel corpo.
In un mondo come il nostro, nel quale si cerca in ogni modo di esorcizzare e allontanare qualsiasi tipo di sofferenza e di dolore fisico, aiutati da strumenti aggiornatissimi forniti della scienza e della tecnologia moderna, appare molto importante ricordare la dignità e l’importanza, nonché l’efficacia della sofferenza nel cammino di crescita umana e di fede di una persona.
Solo una sapienza ispirata da Dio può, però, portare a comprendere e ad accogliere questa esperienza con una chiara valenza positiva.
Fonte : PositanoNews.it