Penultimo appuntamento, lunedì 10 giugno, alle ore 20, per la VI edizione del Festival di…
Penultimo appuntamento, lunedì 10 giugno, alle ore 20, per la VI edizione del Festival di Musica da Camera Santa Apollonia, dedicato agli ensemble di fiati e al melodramma
Di Olga Chieffi
Penultimo appuntamento per questa VI edizione del Festival di Musica da Camera Santa Apollonia, un evento istituzionalizzato del Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci”, che anima il centro storico, ospite della Bottega San Lazzaro di Chiara Natella. Lunedì 10 giugno alle ore 20 (Ingresso libero) spazio agli ensemble di fiatidiretti dal Maestro Antonio Fraioli. Inaugurerà la serata la Serenata per settiminodi fiati di Giovanni Toja. L’opera che vedrà quali esecutori Franco Ascolese e Giusi Costa al flauto, Francesco Pio Ferrentino e Francesco Liguori al clarinetto, Vincenzo Di Lieto e Alfonso Pisacane al corno, e Francesco Quarataal fagotto, appartiene a quella grande produzione cameristica per strumenti a fiato che, tutta votata al teatro in musica, era invece molto diffusa e attende ancora di essere ripubblicata e rieseguita. Tale produzione si può genericamente suddividere in due grandi generi: i lavori originali e le trascrizioni da brani famosi, quest’ultimi di provenienza per l’appunto operistica. Una prerogativa del presente lavoro cameristico di Toja è, dunque, la sua appartenenza al primo e più prezioso gruppo: quello delle opere concepite su temi originali e non altrui. L’influenza rossiniana, in questo caso strumentale, è, comunque, molto evidente. Il programma proseguirà con il secondo quartetto di Gioacchino Rossini. Si ritroveranno tra le note del genio pesarese Franco Ascolese al flauto, Francesco Pio Ferrentino al clarinetto, Vincenzo di Lieto al corno e Francesco Quarata al fagotto, per il Quartetto n°2. Riconosceremo nei due tempi eseguiti, l’Andante e l’Allegro, i caratteri che contrassegneranno la successiva produzione musicale rossiniana, coi temi schizzati velocemente e con vivacità, e la vena mordace percorrere il pentagramma, pagando ancora i momenti di lirismo e dolcezza, in una scrittura singolarmente smaliziata, guardando ad un Mozart di cui scrisse essere stato “la speranza della mia giovinezza, la disperazione della mia maturità”. E siamo al Saverio Mercadantedelle Serenate per flauto, che verranno proposte da Franco Ascolese, Paris Salierno e Giusi Costa. Ascolteremo il Larghetto e l’Allegro dalla prima e l’Andante mosso e la Polacca dalla terza, in cui prevale l’idea di una costruzione strutturata con particolare equilibrio caratterizzata da pregnanza melodica, spesso d’impronta belcantistica, fatta da una autentica germinazione di spunti, concatenati in strutture virtuosistiche, tanto che Rossini, in visita al collegio, partenopeo, restò tanto favorevolmente impressionato da Mercadante da suscitare, in una lettera indirizzata a Zingarelli, il famoso commento: “Mi complimento vivamente, il vostro giovane allievo Mercadante comincia dove noi finiamo”. Finale all’opera con l’ottettocomposto da Giusi Costa e Mario Montani al flauto, Almerigo Di Martino ed Elpidio Buonpane al clarinetto, Gabriella Fasulo alla tromba, Maria Carmela Vitiello al sax alto, Catello Cascone al sax tenore e Gabriele Santosuosso al sax baritono, al quale si aggiungerà il soprano Francesca Siani, per schizzare un portrait di Violetta, passando per le due arie principi dell’opera “Ah, Fors’è lui” e “Teneste la promessa”, con “Addio del passato”, simboli di quell’apertura musicalein cui la costruzione del primo atto, vive intorno ad un unico, inarrestabile ritmo di valzer e del terzo su un sommesso parlato, la pulsione erotica mondana e la delusa intimità borghese. Echi, forse, dell’amato Schubert. Nel valzer si riflette al negativo la mondanità del Secondo Impero, una spettrale “vie parisienne”. Simmetrie. Spessore emotivo per la “povera donna, sola, abbandonata/in questo popoloso deserto/che appellano Parigi”, che vorrebbe, in un congedo estenuato al belcantismo, “sempre libera folleggiar di gioia in gioia” e sospetta giustamente che “sarìa per me sventurata un serio amore”. L’inizio dell’ultimo atto, contribuisce decisamente allo sfaldamento della struttura tradizionale a numeri chiusi, dissolti in un tessuto continuo di recitativi, slanci lirici e ricadute nel pianissimo, in piena corrispondenza alla tempesta sentimentale che investe l’affranta Violetta. Finale in allegria con una fantasia sull’opera di Gaetano Donizetti “La fille du Régiment”, firmata da Alessandro Peroni, che proprio quest’anno ha inaugurato felicemente la Stagione lirica del teatro Verdi. Una bella guerra poco cruenta, virtuosismo belcantistico, arie brillanti, arie patetiche, insiemi, cori, che intratterranno la platea, con una partitura sempre stemperata di sfumata elegia.
Fonte : PositanoNews.it