Solito uso commerciale di nomi amatissimi quali Pasquale Squitieri e Claudia Cardinale, stavolta per la più celebre delle commedie di Neil Simon, in prima nazionale al teatro Verdi di Salerno
Di OLGA CHIEFFI
Che ha a che fare l’inconfondibile voce di Bessie Smith che canta con voce rilassata “Nobody Knows you when you’re Down and Out”, esprimente un cinismo ai più alti vertici, un blues che rappresenta un mondo senza vie d’uscita, con la commedia brillante di Neil Simon “La strana coppia”, affidata, in versione femminile, da Pasquale Squitieri, prima della sua scomparsa, alle due donne della sua vita, Claudia Cardinale e Ottavia Fusco, spettacolo che ha aperto, in prima nazionale, il cartellone del Teatro Verdi di Salerno? Bessie Smith, icona creativa e toccante “storyteller”, termine abusato in ogni dove ai tempi d’oggi, del più autentico blues, quello che nasce dall’urgenza di raccontare i concreti, ruvidi, spesso dolorosi dettagli dell’esistenza quotidiana, capace di raccontarli con immaginosa, schietta e veemente grazia, e in particolare con eccezionale vena ironica, mimica ed interpretativa, avrebbe dovuto, forse, fare il controcanto ad Olivia, cui ha dato voce Ottavia Fusco e Fiorenza, interpretata da Claudia Cardinale? Siamo a New York, una città che si scorge dalle finestre della scenografia di Bruno Garofalo. È venerdì, e il sipario si apre su quattro signore che giocano a poker in un loft. Fiorenza vaga per la grande mela, appena lasciata dalla marito, evocata nelle immagini proiettate sulle tende dell’appartamento di Olivia, quasi a ricordare al pubblico il celeberrimo film interpretato da Jack Lemmon e Walter Matthau, depressa e con propositi suicidi. Finirà in casa di Olivia dove è in corso il periodico pokerino a cui partecipa abitualmente. Anche su pressione di Olivia, che è separata da un po’ di tempo ormai, Fiorenza si fermerà lì e provvederà di sua iniziativa a non far pesare la sua presenza, occupandosi delle faccende domestiche. In brevissimo la casa da discarica camuffata da appartamento diventerà più lustra della vetrina di un gioielliere. Eccezionali, poi, le doti gastronomiche di Fiorenza, tutta precisina, è una massaia igienista e frustrata, per la quale una briciola sul pavimento fa accendere le sirene del pronto intervento dell’aspirapolvere. Olivia è la classica donna sciatta, stranamente, però, stranamente sempre elegantissima, che sotto sotto, preferisce mangiare un polpettone ben cotto, invece dei suoi soliti tramezzini muffi e patatine. Chiaro che nell’ originale quando siano due uomini a riprodurre questo “quadretto”, diventa tutto più sorprendentemente bizzarro e divertente, maggiormente che al femminile, per di più con due attrici in palcoscenico affatto all’altezza di scelte sceniche non semplici. Velata, ma sostanziale e posta forse, volutamente fuori fuoco la situazione di “omosessualità asessuale”, che viene a crearsi tra le due donne. Per quanto strana, la loro è una vita di coppia in tutto e per tutto, a parte, appunto, il sesso e, sottile, o meglio, intelligente ed elegante da parte di Neil Simon inserire nel testo che ogni tanto le protagoniste si chiamino tra di loro usando i nomi dei rispettivi mariti, cosa che in questa rilettura, avviene solo una volta, nel finale. In entrambe, c’è naturalmente un po’ di femminilità e passionalità. A testimoniarlo è la coppia formata dai vicini spagnoli: Manolo, interpretato da Nicola D’Ortona e Jesus, reso da Lello Giulivo, specchio di Olivia e Fiorenza di separati, uno latin lover dal duende flamenco e l’altro sacerdote dell’ordine casalingo. Invitati a cena dalle due, immediatamente apprezzano la sensibilità dell’una e l’estro dell’ altra. Un incontro che farà saltare definitivamente la convivenza, con il trasferimento di Fiorenza dagli spagnoli. La poca naturalezza e ritmo in scena, che avrebbe dovuto essere la chiave dell’intera pièce, anche da parte delle amiche pokeriste, Patrizia Spinosi, Cinzia Cordella e Angela Russo, dialoghi con diverse incongruenze (divertimento è vedere insieme un film sul secondo canale, ma il loft ha una panoramica sul New Jersey) che avrebbe dovuto, invece, essere costellato di battute frizzanti, affidate ad una interpretazione perfetta e anche all’improvvisazione di due mattatrici, non ha visto guizzi o trovate particolari, nemmeno da parte della regia di Antonio Mastellone, hanno minato la ri-costruzione di una commedia vecchio stampo, ma funzionante come un meccanismo ad orologeria, preciso come le ossessioni di Olivia e Fiorenza.
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