“Interiority” mostra di Dario Cusani a cura di Paola Pozzi, alla galleria ‘Frame Ars Artes’…
“Interiority” mostra di Dario Cusani a cura di Paola Pozzi, alla galleria ‘Frame Ars Artes’ di Napoli. Vernissage mercoledì 24 gennaio, ore 17:00. Fino al 3 febbraio, in Corso V. Emanuele 525. Info: framearsartes@libero.it, 081.3088820, 333.4454002.
Il racconto delle emozioni e delle riflessioni di un uomo, realizzato con una tecnica unica che unisce fotografia, testimonianza della realtà e pittura, sogno ad occhi aperti. È “Interiority” la mostra di Dario Cusani a cura di Paola Pozzi, alla galleria Frame Ars Artes di Napoli. Testo di Paolo Balmas. Vernissage mercoledì 24 gennaio, alle 17:00. Fino al 3 febbraio, in Corso Vittorio Emanuele 525 (orari 17:00-20:00 e poi su prenotazione). Info: framearsartes@libero.it, 081.3088820, 333.4454002.
«Nell’arte, come nella vita, spesso si procede per combinazioni casuali, mettendo insieme “quello che si trova” come disse Picasso, che unì un sellino e un manubrio di bicicletta, per realizzare il suo famoso Toro. Naturalmente devi essere “in zona”, cioè scavare dentro di te, per dare forma alle tue ossessioni, fobie e tutto quello che ti appartiene. Quando scovi quello che appartiene a tutti, allora, hai fatto centro! – dice l’artista – Solo Napoli poteva dare vita alla Fotopittura, perché era qualcosa che stava in fondo al mio animo». Napoletano, classe 1948, Dario Cusani nasce di una famiglia antica e dai valori rigorosi, «una volta si sarebbe detto all’antica», impegnata nell’industria metallurgica. Laurea in Economia alla quale approda dopo gli studi condotti tra la Nunziatella e Roma. L’amore per il disegno e l’arte lo accompagnerà per tutta la vita, dagli anni della formazione, fino all’età adulta, iniziata lavorando nell’industria di famiglia, ceduta nel 1973, evento che segna l’inizio di un decennio diviso tra le gare sportive – sci, automobilismo e sci nautico – e l’attività giornalistica, editoriale e imprenditoriale. All’inizio degli anni ’80, lascia Napoli per trasferirsi con la famiglia a Roma, dove contribuisce alla nascita del quotidiano Reporter che chiuderà, però, nel 1986. Da quel momento, avendo già realizzato 200 opere a matita, pastelli, olio ecc… inizia il cammino, mai interrotto, come artista a tempo pieno. La missione: unire tradizione e progresso in una costante ricerca che battezzerà Postfuturismo. La prima mostra è del 1990 al Twenty One di Milano. Il catalogo, a forma di pianoforte, porta la firma di Philippe Daverio, convinto che si trattasse di “musica dipinta”, con lavori ispirati al confronto tra antico e moderno. Dopo questa “eruzione di sofferenza” l’opera di Cusani abbandona “la figura dall’esterno” per sperimentare la dimensione intima e l’occhio si sofferma nel luogo nel quale a Napoli si mette in mostra “il meglio di sé”: il salotto di casa. Inizia con gli ambienti in cui è cresciuto, per passare a quelli degli amici. Gli Interni, esposti a Roma al Centro di Sarro nel 1992 con il testo critico di Paolo Balmas che così scriveva: «Con i suoi “ritratti d’interni” Dario Cusani ha fin qui fatto proprio questo, ci ha mostrato lo spazio quotidiano dell’abitare quale ci si presenterebbe al di qua e al di là della soglia del nostro controllo affettivo su di esso: tavoli e sedie che s’inseguono e si azzuffano perché, non hanno più voglia di stare insieme, finestre che s’inarcano sotto la pressione minacciosa dello spazio esterno, divani che galleggiano nella luce pomeridiana scivolando su e giù lungo il piano inclinato del pavimento e via dicendo, ma anche note musicali che si materializzano e invadono l’ambiente, colori assai più vivaci e succosi del vero, oggetti che ci si fanno incontro amichevoli e sornioni». Ispirato dal G7 del 1994, scatta centinaia di fotografie di piazze, strade e monumenti, della sua città, immagini a “pezzetti” – non disponendo di un grandangolo – che completa con la pittura acrilica; dalla quale nascono opere come, Il Maschio Imperante, reinterpretazione del Maschio Angioino, Plebiscito reale una visione notturna della Basilica di San Francesco di Paola triplicata e La nave immobile acquistata dall’armatore Nicola Costa nella prima mostra del 1995 a Genova, alla quale ne seguirono altre a Napoli, all’Archivio Parisio di Stefano Fittipaldi proprio sotto il colonnato della Basilica, con il testo critico di Gianluca Marziani e negli anni 2000 a New York, a Roma nel chiostro del Bramante e di nuovo a Napoli, a Città della Scienza, a Castel dell’Ovo. Intanto, torna al primo amore della giovinezza, la musica, componendo 176 brevi brani con l’aiuto di ENCORE il primo software di scrittura musicale lanciato in Inghilterra nel 1999. Dal 2018 è tornato nella sua città, dove segue diversi progetti civici e si dedica alla catalogazione, archiviazione e promozione delle circa settemila opere realizzate in sessant’anni di attività.
Fonte : PositanoNews.it