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La pittura napoletana del II Ottocento di Rosario Caputo rappresenta la fotografia originale di un’epoca…
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Ma la vera novità sarà rappresentata dalla macchia cromatica come strumento di costruzione delle immagini fissate in nette scansioni luministiche senza dimenticare la loro originaria inclinazione naturalistica per il paesaggio.
Un caso a parte, nel panorama della pittura, è rappresentato da Antonio Mancini e Vincenzo Gemito.
Fra i loro soggetti: il mondo dell’infanzia napoletana, dei vicoli e dei “bassi” affollati. La loro permanenza a Parigi negli anni ’70 e i contatti con il mercante Goupil saranno all’origine della loro fortuna internazionale.
Così come troverà fortuna a Parigi Eduardo Tofano, mentre Francesco netti, morelliano, dopo un lungo soggiorno in Francia tra il 1866 e il 1871, si dedica a una serie di soggetti “orientalisti”, che, negli ultimi decenni del secolo, ebbero notevole gradimento tra i collezionisti
Sul finire secolo, il colera e il conseguente risanamento urbanistico permetteranno a Vincenzo Migliaro di dipingere la Napoli che di lì a poco sparirà lasciando la pittura di paesaggio alla parentesi artistica di Pratella e Casciaro. La grande stagione delle Esposizioni Universali e il clima della Belle Epoque suggeri a pittori come Scoppetta, Brancaccio e Caputo di soggiornare a Parigi dove diedero prima vita ad una vera e propria colonia italiana in Francia ed una volta assimilatone l’inclinazione artistica, la reimportarono nel Mezzogiorno d’Italia. Territorio che da anni veniva illuminato dall’estro coloristico di Vincenzo Irolli.
Fonte : PositanoNews.it