Il compositore argentino si è spento nella serata di ieri ad 84 anni. Caposcuola degli arrangiatori rivoluzionò la canzone italiana, vincendo nel 1995 l’Oscar con Il Postino. Diverse volte a Salerno e dintorni, lo ricordiamo nella commissione del V Concorso Pianistico Internazionale di Vietri Sul Mare
Di OLGA CHIEFFI
….amore, odio, sensualità, tristezza, gioia, dolore, innocenza, peccato, memoria, oblìo, la musica di Luis Bacalov è un viaggio verso un mondo infinito e contaminato di passioni, che ci avvolge completamente. Il suo passaggio terreno si è concluso nella serata di ieri, nella sua casa romana, a 84 anni dopo aver ottenuto il premio Oscar nel ’95 per la colonna sonora di Il postino. Luis Bacalov è stato protagonista di quella eccezionale temperie di arrangiatori che ha rinnovato la canzone italiana, da Trovajoli a Morricone, da Calvi a Canfora, sino a Piovani, essenziale del rinnovamento della canzone italiana, incontrando le diverse essenze musicali, di Claudio Villa, Milva, quindi di Rita Pavone, Gianni Morandi, Umberto Bindi e, in particolare di Sergio Endrigo, portando con sé la sua anima argentina, l’eredità del tango, la tradizione classica. Il ricordo è certamente legato a quel novembre del 2003, quando Luis Enriquez Bacalov fu membro della giuria del V Concorso Pianistico Internazionale di Vietri Sul Mare, a fianco del M° Carlo Bruno, Carmela Gentile, Siavush Gadjiev, docente russo presso il conservatorio di Lubiana, Riccardo Risaliti, dal Conservatorio Statale G.Verdi di Milano e gli organizzatori di questo prestigioso premio, Tonia Willburger, Ersilia Frusciante e Maurizio Cogliani. Luis Bacalov fu subissato di domande dalla platea, dalle quali venne fuori il consiglio di studiare con intelligenza ed estrema umiltà, senza assolutamente farsi illusioni, in un mondo, quale è quello della musica in cui verrai sempre giudicato per quanto vali, senza nessuno schermo o prova d’appello. Le domande al maestro sulla magica statuetta furono diverse, ma Bacalov non ha mai tenuto a quel premio e al tema del Postino. “Non dò alcun valore – affermò – a quella statuetta, ci gioca mia figlia come se fosse un pupazzo. Mi ha donato sì tanta notorietà, ma anche innumerevoli scocciature, tanto da lasciarmi pensare che sarebbe stato meglio non me lo avessero assegnato. Scherzo! Quella statuetta è, piuttosto, il simbolo e il monito di ciò che il pubblico si attende da me e uno sprone a ricercare sempre l’oltre”. E alla nostra richiesta su quale fosse mai stata la fonte d’ispirazione della colonna sonora de’ Il Postino, rispose semplicemente: “Il Postino è la storia di un incontro tra un poeta cileno e un pescatore mancato” – un altro poeta, ci sentiamo di aggiungere – “ La musica non è altro, quindi, che la linea continuativa che lega il sentire di quella terra sudamericana alla malinconia di quelle “reti tristi” dell’ Isola del Postino”. Indelebile l’immagine del Maestro nella sua veste progressive alla testa dell’ Orchestra del Conservatorio “Domenico Cimarosa” di Avellino nell’esecuzione del Preludio tema, variazioni, canzona degli Osanna, e soprattutto il pezzo principe dei New Trolls Concerto Grosso, magnifico e innovativo, esempio di come potevano convivere elementi rock all’interno di una struttura orchestrale classica. Lo abbiamo rincontrato sul palcoscenico del Festival di Ravello nel 2014, a fianco di Michele Placido ad illustrare così intensamente il tema di quella LXII edizione, dedicata a tutti i Sud del Mondo, un Sud contaminato, da sonorità e tradizioni appartenenti ad altre culture, dall’Africa, al latin, all’America, all’ oriente, un grande Sud teatralizzato, visualizzato, sublimato, nella sua nudità crudele ed esibita, nelle sue metamorfosi enigmatiche e perturbanti, partecipe del sogno collettivo del pubblico. Lo ricordiamo in quella stessa estate sul palcoscenico del Teatro delle Arti, ospite del Premio Charlot, ove si rivelò ancora una volta musicista versatile e carismatico, latore di una libertà artistica che, riesce sempre a trovare nuove forme di espressione e di conquista. Una lotta tra il rigore della tecnica e la tensione del flusso creativo impossibile da fermare, se non soltanto alla fine di un suggestivo scambio tra il musicista e il suo strumento il pianoforte, che avvenne attraverso il delicato tema di “Seduzione” inserito in “Assassination tango” di Robert Duvall, un omaggio a Carlitos Gardel, al tango prima maniera che vediamo danzato ne’ “Il postino” e il tema di quel film, che è dalla sua nascita nel sentire di tutti noi, insieme al suo autore.
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