Al via l’XI edizione della rassegna, organizzata da Paolo Francese e Sara Cianciullo, che animerà dal 10 al 23 novembre il Salone dei Marmi di Palazzo di Città. Tre i concerti dedicati a Laura Pisano, che vedranno protagonisti Andrea Turini, Marco Tezza e Yuri Bogdanov
Di GIULIA IANNONE
Supera il traguardo importante del primo decennio, il Festival Internazionale Piano Solo, presentato ieri mattina nel salone del Gonfalone di Palazzo di Città, promosso dai pianisti Paolo Francese e Sara Cianciullo, compagni nella vita e sulla tastiera, che se pur con qualche pausa, ha da sempre attratto tanto pubblico nel Salone dei Marmi della nostra Casa Comunale. Una rassegna pensata per una platea di nicchia, ma che ha visto aumentare di anno in anno i favori del pubblico, che l’amministrazione comunale ha reso unica affidandole l’esclusivo possesso delle chiavi musicali del Salone dei Marmi di Palazzo di Città che, solo in questa prestigiosa occasione, si libera del piglio serioso della sede istituzionale del potere civile, per aprire, le sue quasi centenarie porte, alla grande musica. Tre gli appuntamenti di questa edizione che Paolo e Sara dedicano a Laura Pisano mecenate dell’omonima azienda da sempre sostenitrice del festival, che ci ha lasciato la scorsa estate. Per tre venerdì la musica ci accompagnerà alla ricerca del passato e allo stesso tempo del presente, poiché è solo degli artisti, per dirla con Vladimir Jankélévitch possedere e trasmettere al presente lo charme nostalgico della “passatità”, che per è per noi il profumo delle cose compiute, e soltanto di quelle. Il cartellone allestito con il contributo del Comune di Salerno e della Pisano Ascensori, nonché con la collaborazione di Santarpino Pianoforti, verrà inaugurato venerdì da Andrea Turini, il quale proporrà il ciclo delle Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach, BWV 988, un modo di ricordare anche uno dei grandi interpreti amici del Festival, Andreas Henkel, pianista tedesco eccellente interprete della lezione bachiana e beethoveniana, scomparso nei primi mesi di quest’anno. Considerate a lungo una composizione non di rilievo primario nel grande catalogo delle opere del genio tedesco, le Variazioni Goldberg sono andate incontro, nel secondo dopoguerra, a una riscoperta che ha finito per consacrarle come un vertice della letteratura barocca per strumento a tastiera. Le Variazioni Goldberg rappresentano il primo dei grandi cicli canonici composti da Bach nell’ultimo periodo della sua attività creativa. A tutte queste composizioni è comune una logicità di concezione che permea il più piccolo dettaglio ed una certa “spiritualizzazione” che, almeno in parte, non è più legata ad una eventuale esecuzione o ad un determinato strumento. Il procedimento canonico delle Variazioni Goldberg non ha tuttavia quelle caratteristiche gravi e solenni che spesso si pongono in relazione con fughe e canoni; esso si fonde qui con le più varie forme di composizione strumentale e con una tecnica virtuosistica che si può paragonare all’arte clavicembalistica, così estremamente sviluppata di Domenico Scarlatti. La seconda serata, venerdì 17 novembre, è stata affidata a Marco Tezza, il quale svolgerà in musica il tema della Notte. Ogni campo dell’arte si è da sempre occupato della notte, del cielo stellato, della bellezza ammaliatrice della luna, poiché ancora più antica è l’attrazione che l’uomo ha manifestato di fronte alla notte, l’assenza totale della chiara luce solare; esso è il più ordinario dei fenomeni naturali, ma allo stesso tempo uno dei più temuti a diversi livelli di consapevolezza. Sarà il Notturno la forma musicale regina del programma, con l’esecuzione di un florilegio di notturni di Fryderyk Chopin. Tramite questa forma musicale, dunque, il compositore tenta di esprimere in musica la propria concezione dell’ ambiente notturno e le emozioni che di fronte ad esso prova. In tal modo il notturno, pur conservando il carattere meditativo ed immaginativo, presenta un ampio spettro di variabilità, a seconda dell’animo del compositore, ma anche dell’ascoltatore. Ascolteremo lo Chopin del primo Notturno in Si bemolle dell’op.9, delle due pagine dell’opera 37, dei due notturni in Do e in Fa diesis dell’op.48, per chiudere con il secondo in Mi dell’ opus 62. Omaggio finale a Robert Schumann con i Fantasiestucke op.12, una pagina in cui si respira un’aria di notturna poesia romantica tra modulazioni di affettuosa dolcezza espressiva e travolgente eccitazione psicologica. Il 23 novembre sarà di scena il magistero russo di Yuri Bogdanov, il quale ha scelto per il pubblico di Piano Solo “Le Stagioni” di Petr Il’ic Cajkovskij, op.37bis, pagine melodicamente accattivanti e di grande comunicativa, che si ascoltano raramente nel loro ciclo completo. Il recital verrà quindi impreziosito dalla Sonata n°2 op.35 di Fryderyk Chopin, una sorta di «poema della morte», simile ad un canto solitario che domina la partitura, soprattutto se pensiamo a come l’intera Sonata si coaguli attorno al suo centro ideale, la Marcia funebre, che lascia trasparire un tratto nichilistico, essenza di una concezione drammatica del destino umano. Chiusura di concerto con Franz Liszt e il suo celeberrimo MephistoWalzer, n°1, che schizza le due facce del diavolo, con i suoi due temi il primo irruente e aggressivo, arrogantemente assertivo, il secondo languidamente subdolo, quella dell’ira e quella della seduzione, con il pianista che getta sulla tastiera ogni artificio della tecnica trascendentale.
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