Giovedì inizia la preparazione alla festa della cara Madonnina di Galatea. -Ci ritroviamo per la…
Giovedì inizia la preparazione alla festa della cara Madonnina di Galatea.
-Ci ritroviamo per la celebrazione eucaristica nella cappella di via Galatea alle 17,30 per il rosario e alle 18,00 per la messa (invece delle 17,00 come scritto nel calendario)
-da venerdì 9 alle 19,00 nella chiesa parrocchiale ci sarà la preghiera dei Vespri con l’adorazione eucaristica e un itinerario spirituale
-sabato 10 alle 19,00 il vescovo mons. Alfano visiterà la nostra comunità e amministrerà il sacramento della confermazione
-domenica 18 sarà la giornata della festa con le celebrazioni eucaristiche secondo l’orario domenicale 7,30 – 9,30 – 11,00 – 18,00
GALATEA di Ciro Ferrigno
Il popolo, che da oltre un millennio viveva alle pendici del Monte Vico Alvano, con l’arrivo dei primi colonizzatori greci ebbe molto da imparare. Era entrato in contatto con una civiltà evoluta, con le sue leggi, letteratura, arte e artigianato, filosofia, concetto di patria e di popolo, religione e miti. Ancora oggi, a distanza di più di duemila anni possiamo affermare che il popolo rude dei nostri progenitori si innamorò e fece suo un mito, quello di Galatea, “colei che ha la pelle bianco-latte”, come la spuma marina.
Ma perché proprio questa, tra tante e tante divinità dell’Olimpo? Perché la Nereide, figlia di Nereo e di Doride, ha in sé la dualità che da sempre caratterizza il nostro popolo, un piede in acqua e l’altro sulla terra. È la Ninfa marina che personifica il mare tranquillo e rilucente, ha il compito di assistere i marinai, ma, allo stesso tempo, è protettrice delle greggi.
Il mito narra che Polifemo, pascolando i suoi armenti, la vide e se ne invaghì, ma Galatea lo respinse perché amava il giovane pastore Aci, bellissimo figlio di Pan e della ninfa Simaeti. Il ciclope, con l’animo sconvolto dalla gelosia e dall’odio, un giorno la vide che riposava, in riva al mare, sul petto dell’amante e uccise Aci con una grossa pietra. Galatea per il dolore si trasformò in una fonte.
Quando parte di quel popolo, che viveva alle pendici del Vico Alvano, decise di fondare un nuovo centro abitato, lo fece nel sacro nome di Galatea; diede, infatti, al nuovo paese il nome della Ninfa e innalzò un tempio in suo onore. Il luogo scelto era incantevole, quasi sospeso tra due mari, in una zona di pascoli erbosi e frutteti, adatto alla coltura del grano perché soleggiato e ventilato, e non lontano dagli approdi marini.
Tutto rimase immutato per secoli, almeno fino a quando, in un giorno tempestoso, giunse per mare, non lontano da Galatea, un naufrago di nome Pietro, che avrebbe cambiato la storia del mondo. Portò la buona novella, parlò del Risorto e disegnò su una pietra di tufo il segno della Croce. Egli veniva dall’Oriente. Da quelle stesse terre giunsero, secoli più tardi, anche dei monaci che erano in fuga dalla ferocia dei seguaci dell’Islam e portavano in salvo sacre Icone e statue della Vergine e del Salvatore. Uno di essi nascondeva sotto il mantello una piccola statua di Maria destinata alla gloria di quell’antico altare, la futura Madonna di Galatea, la celeste protettrice dei marinai e delle greggi!
Ancora mille anni di storia e di silenzio, di guerre e di pace, di terremoti ed eruzioni, di fame ed epidemie, di giorni sereni, poi la fine. Tra il 1533-35 bande armate di saraceni misero a ferro e fuoco la penisola sorrentina, in particolare Massalubrense e le sue borgate. Anche a Galatea gli abitanti si salvarono con la fuga, raggiungendo Sant’Agostino, loro luogo d’origine e per anni non ritennero opportuno fare ritorno nel loro paese, distrutto e desolato. Pure l’antica chiesa era stata completamente diroccata ed era andata persa la statuetta, forse la prima Immagine della Madonna venerata in penisola. Non esisteva più nulla della prima sede parrocchiale del Piano.
Sulle colline del borgo in rovina pascolavano le bianche greggi della Nereide, quando un giorno di primavera del 1580 una pastorella sentì una voce provenire dai rovi e dalle macerie: la Madonnina di Galatea chiedeva di tornare alla luce. Fu festa grande, si chiudevano pagine di storia buie e nella nuova luce della vittoria di Lepanto del 1571, sul poggio delle mortelle, si edificava una nuova, grande chiesa per la comunità. La Madonna di Galatea chiedeva di tornare al Suo posto, su quel nuovo altare!
L’antica comunità di Galatea, diventata Mortora, riprendeva il suo cammino nella storia.
Il racconto del lunedì di Ciro Ferrigno
Ringrazio Angela Vinaccia per l’ Icona della Madonna di Galatea e per il volto in pietra di Galatea, sue preziose creazioni. Ringrazio anche Ferdinando Guida Gambardella per l’antichissima immagine della Madonna di Galatea, che mi ha gentilmente concesso di pubblicare.
Fonte : PositanoNews.it