Lettera di Massimo Bignardi a Mario Apuzzo Caro Mario, a distanza di pochi giorni dal…
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Lettera di Massimo Bignardi a Mario Apuzzo
Caro Mario,
a distanza di pochi giorni dal nostro ultimo incontro, riprendo le riflessioni che, nella tranquillità mattutina propria dei primi giorni d’estate a Minori, abbiamo insieme avviato. Dico insieme, ed è importante ricordarlo, perché oltre ad essere autore di questo incredibile carnet di opere su carta, ciascuna nella propria autonoma complessità, sei stato anche eccezionale guida emotiva che mi ha permesso di accedere, agevolmente, ai sentieri poco noti di questa tua storia immaginale e, dunque, al tuo lavorare con le immagini. Confesso che sfogliare, uno dopo l’altro, i fogli gremiti di segni – piccolissimi, calibrati al fine di annullare l’estensione bianca del foglio per ridurla a paesaggio o a figura – ho provato un certo imbarazzo misto a meraviglia, riconsiderando l’idea, prevenuta, che in passato mi ero fatto sul tuo lavoro, dettata dal soffermarmi unicamente e con una certa rapidità su alcune sculture che avevo visto. Ricredersi non fa male, anzi aiuta a rendere concreta l’azione che la critica svolge nel confronto con l’esperienza di un artista.
Non sono convinto, penso di avertelo già detto, che questi tuoi disegni condotti seguendo l’itinerario segnato dalla sottile punta di una penna, siano riconducibili unicamente alla sfera dell’onirico o, meglio ancora, che siano la resa in immagine di un emisfero di vita enunciato dal sogno. Certamente il sogno è un elemento che agisce sulla psiche di chi guarda queste opere, però, è estraneo dalla tua pratica immaginativa.
Diverse sono, invece, le compresenze che hanno sollecitato la mia curiosità di storico dell’arte: da un lato il mondo iconico boschiano, il suo iterato sviluppo eidetico, tradotto nel tuo concederti alla visività; dall’altro il dettato imposto dal libero fluire del pensiero, delle parole e delle immagini, acquisito dai surrealisti, quindi il rapporto con l’onirico sul quale, magistralmente ha puntato l’attenzione il saggio di Aldo Masullo; infine il legame tra percezione e analogismo, corrispondenze che, per strade molto contorte, ci portano a riconsiderare in chiave figurale, l’idea del ready-made duchampiano, ossia di immagini pronte all’uso, in pratica disponibili al tuo immaginale. In fondo alcuni fogli del carnet, che mostri affiancandoli all’immagine pubblicitaria tratta da un rotocalco sulla quale hai lavorato, danno credito ad un’azione concettuale di tal genere.
Per ultimo aggiungerei un aspetto poco indagato che va a lambire ambiti maggiormente frequentati dalla psicologia: l’istinto a costruire luoghi dell’immaginazione. L’istinto conduce la mano, la conduce a compiere l’azione del ‘vedere’ attraverso i segni, fautori di figure, di paesaggi, di territori, di atmosfere. La pulsione istintiva a rendere visività, potremmo dire conoscenza, non anticipa la resa figurale, bensì è contestuale ad essa. L’istinto e l’immaginale, in pratica il margine sottile tra visibile e invisibile trova, in questi tuoi fogli, il sostegno di archetipi che nutrono il nostro sguardo. Polarità estreme e reciproche della tua biografia: il tronco di cono del Vesuvio alle cui pendici frana una sciara di segni che costruiscono il paesaggio umano e il profilo del ‘saracino dormiente’ disegnato dal frastagliarsi di segni che scivolano nel punto di capo d’Orso, dunque, la Costa di Amalfi. Polarità che, dicevo, abitano il territorio degli archetipi, dal quale provengono le cornucopie, i busti classici, i volti di semidei e di dee dei boschi e del mare. Figure dall’accento boschiano che si perdono nell’intenso nero che invade il resto del foglio; un nero luminoso come quello del ‘notturno’ Miró.
Cosa aggiungere allora se non gli auguri che questi fogli possano trovare una ‘copertina’ che li raccolga, ossia che tenga insieme la traccia di un racconto che narra l’andare, come un funambulo, seguendo il segno sospeso sui luoghi dell’immaginazione.
Un caro saluto, Massimo
Biografia …..MARIO APUZZO
Mario Apuzzo, pittore, designer e operatore culturale. È nato a Minori ( SA ) il 13-06-1948, risiede e opera a Terzigno ( NA ) ed a Minori. Dopo gli studi artistici con maestri quali: A. Bresciani, R. Barisani, D. Spinosa, G. Capogrossi, C. Alfano, L. Ferrigno, inizia il suo iter artistico, si trasferisce ed opera ad Amsterdam, di lì in Sardegna, che lo accoglierà per dieci anni quale insegnante di discipline artistiche in vari paesi di questa terra che sarà sua fonte d’ ispirazione.
Dal 1975 diventa sempre più intensa la sua produzione e più continua la sua partecipazione a rassegne nazionali ed internazionali.
Dal 1980 risiede a Terzigno, paese alle falde del Vesuvio, famoso per la pietra lavica che l’artista utilizza per le sue sculture.
Nel 1994 su invito dell’Amministrazione Provinciale di Varese espone il ciclo di opere su grandi sugheri nella Villa Recalcati.
Nel 1995 mostra personale a Milano (Via Bigli).
Nel 1997, ristruttura una tipica dimora del 1800 e fonda così, nella propria casa il Centro studi Xeniart, che tuttora dirige con la presidente Colomba Iovino.
La casa d’ Artista ed il lavoro che Mario Apuzzo svolge sono, nel 2006, motivo d’ ispirazione per la prof.ssa Gabriella Giacon per la sua tesi “La casa d’artista di Mario Apuzzo a Terzigno”.
La casa museo è cenacolo della Cultura nel senso più ampio, dove l’artista organizza eventi culturali, concerti, gemellaggi, mostre, dibattiti e performance. Nel 2004 istituisce il premio “Leggio d’Oro”: sua creazione in cristallo e pietra lavica che consegna ad autorevoli personalità del mondo della cultura nazionale ed internazionale quali: il filosofo Aldo Masullo, l’astrofisica Margherita Hack, il violinista Uto Ughi, il cuoco Gualtiero Marchesi, il giurista Stefano Rodotà, il fotorafo Mimmo Jodice.
A Minori è invitato nel 2006 a ricoprire la carica di assessore alla Cultura dove ha promosso con il centro studi Xeniart tre edizioni di “Il convivio sul Ben-Essere” e vari eventi con filosofi, scrittori, poeti e musicisti.
Nel 2009 invitato dall’ass.to alla Cultura del Comune di Napoli, inaugura l’antologica “Archeologie del Sogno” nella sala Carlo V del Maschio Angioino a Napoli.
Nel 2012 a Terzigno inizia il faticoso recupero del “Giardino dei Sogni” che dedica al filosofo Aldo Masullo e Italo Calvino.
Nel 2014, Antologica nel Museo Civico-Casa della Corte ad Agerola.
Nel 2015, “l’Antiquario dei Sogni” personale nella sala dell’Aliprandi a Brera-Milano.
Illustri studiosi e critici quali: F. Solmi, Aldo Masullo, Angelo Calabrese, Giorgio Agnisola, Romeo De Maio, Mario Maiorino, Massimo Bignardi, Marcello Carlino, Dario Giugliano, Francesco Sisinni, Davide Auricchio, Giuseppe Bilotta hanno scritto delle sue opere.
Le sue opere sono nei Musei di Varese, Vaticano, galleria d’arte Contemporanea di Gallarate, Viterbo, Marsala e in importanti collezioni private in Italia ed all’estero.
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Fonte : PositanoNews.it