Naviglio Minore in Penisola Sorrentina: Un Viaggio nelle Storie di Barche, Cantieri e Mare Data:…
Naviglio Minore in Penisola Sorrentina: Un Viaggio nelle Storie di Barche, Cantieri e Mare
Data: 19 gennaio 2024 Ora: 17:00 Luogo: Meta – Casina dei Capitani
Sorrento, 10 gennaio 2024 – La Penisola Sorrentina si prepara ad accogliere un evento unico dedicato al patrimonio marinaro locale. La conferenza “Naviglio Minore in Penisola Sorrentina: Storie di costruzioni di barche, di cantieri, di uomini e di mare” sarà curata dall’Ing. Enzo De Pasquale.
L’Ing. De Pasquale, esperto nel campo navale, condurrà il pubblico in un affascinante viaggio nel tempo, esplorando le intricante storie di costruzioni di barche, dei cantieri che hanno plasmato il panorama marittimo locale, e delle vite degli uomini che hanno contribuito a definire la relazione unica tra la comunità e il mare.
L’evento avrà luogo il 19 gennaio 2024, presso la suggestiva cornice della Casina dei Capitani a Meta, a partire dalle 17:00. Sarà un’occasione imperdibile per coloro che desiderano approfondire la ricca storia marittima della Penisola Sorrentina.
La conferenza si inserisce nell’ambito degli sforzi dell’Ing. De Pasquale e della comunità locale per preservare e promuovere la cultura marittima, offrendo al pubblico l’opportunità di esplorare le radici che legano la Penisola al suo affascinante patrimonio nautico.
L’evento è aperto a tutti gli appassionati di storia marittima, amanti del mare e curiosi di scoprire i segreti delle costruzioni navali locali. La partecipazione è gratuita, e la conferenza si propone come un’occasione unica per arricchire la propria conoscenza delle tradizioni marinare che hanno plasmato la Penisola Sorrentina nel corso dei secoli.
In conclusione, l’appuntamento del 19 gennaio sarà un’opportunità unica per immergersi nelle affascinanti storie di barche, cantieri e uomini che hanno contribuito a creare il tessuto ricco e variegato della cultura marittima nella splendida Penisola Sorrentina.
Dal volume
Enzo De Pasquale -Barche e gozzi sorrentini. Storie di barche, di cantieri, di uomini e di mare Ugo Mursia Editore, 2010
costruire barche
In Penisola Sorrentina ed in special modo alla Marina Grande di Sorrento, è fiorente un’attività cantieristica di costruzione di piccole imbarcazioni.
Quest’arte antica trae le sue origini da un passato molto prestigioso di attività di costruzione navale non solo a Marina Grande, ma su tutte le marine della penisola. Fonti storiche asseriscono che già durante le battaglie tra gli Angioini e gli Aragonesi, re Alfonso di Aragona commissionava ai Cantieri Sorrentini, galee per la sua flotta (1442-1458).
Iconografia di un passato più recente sono gli ex voto esposti nella Basilica di S.Maria del Lauro a Meta e nella cripta della chiesa di Sant’Antonino a Sorrento.. L’apogeo delle costruzioni navali, coincise con quello della marineria velica, dalla metà degli anni ottocento, quando il paese si avviava a diventare nazione e durò fino ai primi anni del 1900, quando si ebbe l’avvento del vapore. Durante questo periodo, il traffico commerciale si sviluppo oltre Atlantico e richiese bastimenti più solidi, più capienti e con superficie velica maggiore; si passò dal mercanteggiare al commerciare. Fino ad allora erano state costruite solo tartane, feluche, e legni minori, per il traffico con gli altri porti del Regno e con Napoli, con cui la penisola non era collegata; la strada che mette in comunicazione Napoli con la Penisola Sorrentina, fu realizzata solo nel 1834 e pertanto tutti i trasporti avvenivano via mare. Prima della grande guerra, ogni giorno partivano dalla penisola 30 feluche per Parallelamente a queste unità, venivano anche costruiti nei monazeri di tufo, i gozzi destinati alla pesca tradizionale locale; il gozzo a menaide e la varchetta, entrambi con prua e poppa di forma aguzza; il primo, alto di bordo a prua per fronteggiare il mare in navigazione, ma entrambi più bassi a poppa dove si faceva mestiere. Non sapremo mai né dove, né quando è nata la prima barca da pesca, nè dove sono state impiegate le prime teti, perché la necessità di avventurarsi sul mare per trame cibo, è nata con l’uomo. Di notte a poppa veniva sistemata la lampara, la grande fonte di luce che serviva per attirare il pesce; si pescava procedendo di poppa vogando lesti alla luce di essa.
Il gozzo a menaide aveva una lunghezza da 27 a 32 palmi, era generalmente a quattro mani (remi), era impiegato per la pesca del pesce azzurro, le alici o acciughe e le sardelle con la rete a menaide da cui il nome specifico della barca.
Si tratta di una rete di posta che ancora oggi è calata in mare per un certo periodo di tempo in tutta la sua lunghezza (circa 30 braccia) in modo che il pesce vi resta imprigionato. La gastaurellara invece, è una rete a circuizione che serve per la pesca dei gastaurelli. Essa si faceva in passato con due gozzi talvolta anche più piccoli (23-27 palmi), della stessa tipologia del gozzo a menaide, ma più sottili e leggeri che tenevano i due bracci della rete in modo che il sacco restava sospeso nell’acqua ed anteposto al cammino veloce del gastaurelli.
Col gozzo a menaide si faceva anche la pesca con la sciabica, una grande rete per piccole profondità, con maglie via via decrescenti fino al sacco finale. La rete veniva portata a largo dal gozzo. Alle due estremità della rete erano annodate due lunghe cime che arrivavano fino alla riva dove ancora oggi si tira la rete. Si racconta che le famiglie dei pescatori, di cui ciascun elemento aveva un compito ben preciso, facevano a turno per tirare la rete sulle poche marine della penisola. Erano poi le donne, che con la bilancia in spalla e la spasella di pescato sulla testa, salivano in paese e con un vociare singolare andavano per i vicoli a vendere il pesce. La varchetta, di soli 14 palmi ed anch’essa con poppa aguzza per meglio destreggiarsi alla luce della lampara tra gli anfratti della costa, invece, viene tutt’oggi usata per la posa delle reti di posta lungo le scogliere, la pesca dei polni senoie calamari e la posa delle nasse.
Fonte : PositanoNews.it