Questa sera alle ore 21, il sipario del teatro Verdi rivelerà l’allestimento di Giandomenico Vaccari e Flavio Arbetti, con Gilda Fiume nel ruolo della carismatica eroina belliniana, con a fianco due altri rilucenti voci, Teresa Iervolino e Gustavo Porta. Grande attesa per la prova dell’Orchestra Filarmonica Salernitana guidata da Daniel Oren
Di Olga Chieffi
Norma, conflitto di alte e private passioni, sullo sfondo alquanto vago della resistenza gallica a Roma. Dramma dell’amore? Della Gelosia? Certo, ma prima di tutto dell’ambiguità, del doppio servizio a un dio e alla passione, alla patria e all’adorato nemico. Alle spalle, l’ombra virgiliana e purcelliana dell’appassionata Didone, infedele al popolo di cui è regina, sedotta da un futuro romano e vendicativa. La veggente e presunta vergine Norma, figlia di Oroveso, gran sacerdote del dio gallico Irminsul, è la guida spirituale dei Galli che mordono il freno della dominazione romana. Al contempo, è moglie segreta e madre di due figli del proconsole Pollione. Situazione a mezza strada fra la Vestale e Medea, tanto per citare le due protagoniste di Spontini e Cherubini che la Callas eccelsamente interpretò riscoprendo il bel canto di inizio Ottocento. Giandomenico Vaccari ha dichiarato ieri nel corso della conferenza stampa svoltasi tra gli stucchi e i velluti della platea del massimo cittadino, presenziata da Ermanno Guerra, in rappresentanza del Comune di Salerno, della bacchetta in seconda, Gaetano Soliman, che vedremo in azione domenica 22, dopo aver condotto l’intera concertazione, e di Antonio Marzullo, di aver puntato le sue carte su questo conflitto, cercando di restituire al pubblico attraverso la sua regia le linee di universalità e contemporaneità facilmente assimilabili ai tempi moderni. Nell’anno celebrativo del cinquantenario della scomparsa di Maria Callas, questa sera, in un silenzio attonito, il pubblico attenderà l’aria più celebre, “Casta Diva”, con le sue modulazioni arpeggiate che passano per posizioni non stabili e si definiscono nella tonalità di Fa maggiore, per poi cedere la scena al flauto che rivelerà l’estetica musicale della scuola di fiati salernitana, rappresentata da Antonio Senatore, il quale attraverso il cesello di ogni nota e intervallo lancerà il canto di Norma, che avrà la voce di Gilda Fiume. Un auspicio, una responsabilità quello di debuttare in questo ruolo sublime e scoperto, in questo particolare anno “Una responsabilità certo – ci ha rivelato il giovane soprano che racchiude nel nome di un’altra eroina dell’opera, la figlia di Rigoletto, pupilla di Mariella Devia – ho studiato profondamente questa partitura, anche attraverso svariati ascolti. Le grandi Norme del passato, non solo la Callas, ma anche la Sutherland, la Caballè, la Sills, mi hanno donato tutte qualcosa, ma oggi gli stili sono cambiati e tra gli innumerevoli consigli della mia maestra, ne seguirò uno su tutti, quello di essere me stessa di “sentire” la mia voce e il mio corpo, come sto facendo con gli altri ruoli”. Un bruciante monoprotagonismo quello di Norma, al punto da annullare ogni virtuale antagonista, già che ciascuno dei personaggi si trova ad agire sotto la sfera d’influenza della sacerdotessa spergiura e vive di luce riflessa, non riuscendo ad attestare in proprio simile forza musicale e drammatica. Ma il sacro rituale nasconde una realtà assai più dolente, che già si mostra alla fine del primo atto, all’interno dell’abitazione di Norma, nell’incontro coi figlioletti. Il preludio strumentale, con gravi accordi e fremiti, afferma un senso di fatalità, mentre sarà l’oboe che traccerà il tema che può considerarsi “dei figli”, affettuoso, slanciato, sospiroso, un turbamento che aggredisce la madre con affetti contrastanti. Il passaggio dalla condizione pubblica a quella privata non poteva essere più convincente. D’ora in avanti le pagine altissime si susseguono numerose, anche se in parte ritardate dall’abbondanza dei recitativi. Il duetto tra Norma e Adalgisa, che avrà la voce di Teresa Iervolino, altra perla della scuola campana di canto, castigato e confidente, nei suoi vari colori, il terzetto fra le due donne e Pollione, che sarà interpretato da Gustavo Porta, folgorati dallo stesso motivo, che giustamente li accomuna, come l’identica condizione che li sottomette, infine la collera di Norma. Quindi, ancora Norma coi figli, un celebre preludio a scena aperta, dove alla situazione che richiama i terribili unisoni, i singhiozzi e le frasi avvolgenti degli archi, si arriva già al linguaggio di Traviata; il dramma di lei è scolpito poi dal recitativo “Dormono entrambi” e dal dolentissimo , implorante duetto fra lei e Adalgisa “Mira, o Norma”. Ancora una volta la druidessa e il suo popolo si ritrovano per una scena di massa dai feroci impeti guerrieri che ha segnato il nostro risorgimento “Guerra, Guerra, le galliche selve!”. Il duetto con l’ex amante e padre dei suoi figli li unisce ancora una volta in un canto epicheggiante e disperato. Norma implora, quindi, Oroveso, affidato alla voce di George Andguladze, e smorza l’ira di lui in un tortuoso melisma, fino ad alimentare di maggiori, affannose fiamme la forza crescente del finale, di chi ha voluto gustare la suprema libertà della disobbedienza. Alla testa della Filarmonica Salernitana e del coro preparato da Tiziana Carlini, questa sera, alle ore 21, ci sarà Daniel Oren a sottolineare con la sua bacchetta e la sua “voce” il sodalizio e la frattura insieme tra accademia neoclassica e ansia di forare, romanticamente, la volta di quel microcosmo sull’aire di un sospiro notturno.
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