Il Positano Tetaro Festival dedica la serata del 30 luglio alla nuova drammaturgia, dando spazio…
Il Positano Tetaro Festival dedica la serata del 30 luglio alla nuova drammaturgia, dando spazio a tre corti teatrali selezionati tra quelli artecianti alla tredicesima edizione de I CORTI DELLA FORMICA, la rassegna di corti teatrali , ideata e diretta da Gianmarc Cesario, che ha avuto luogo ad ottobre 2018 presso il Teatro TRAM.
RINGO
Scritto e diretto da Diego Sommaripa con Ivan Boragine e Fabiana Sera
I rapporti d’amore in quest’epoca asettica sono estremamente difficili, allargherei il concetto ai rapporti in generale, ma in questo caso, focalizziamo l’attenzione sulla vicenda, che vede protagonista Silvia, una donna non più giovanissima che, non riesce ad avere un bambino, dal rapporto ormai non più idilliaco che ha con suo marito.
L’età avanza, con essa la paura di non poter godere della gioia più grande nella vita di una donna: un figlio.
Silvia ingaggia così, su di una chat, un gigolò strampalato, dal nome bizzarro “Ringo“, ma il suo scopo non è quello di usufruire delle prestazioni sessuali del bel giovane , tutt’altro, assolderà Ringo, per una prova molto particolare : Recitare per una notte il ruolo del figlio, che tarda ad arrivare.
Ringo inizialmente crede d’essere vittima di uno scherzo, viste le richieste di Silvia, che vuole ripercorrere tutti i passaggi di un rapporto madre / figlio – la nascita, il primo giorno di scuola, fino ai tempi del liceo, scontrandosi naturalmente con le reticenze del prostituto, che intanto vorrebbe svolgere il suo lavoro, la donna però fa leva su due punti:
1 – l’annuncio di Ringo con su scritto: “esaudirò ogni tuo desiderio “
2 – comprende che il ragazzo è bisognoso di soldi.
Quindi Alza la posta, Rigo accetta e diventa il figlio che Silvia non ha mai avuto.
A questo punto tra i due nasce un gioco comico / surreale che li accompagnerà fino al buio finale dell’atto unico.
ORFEO, L’AMORE E’ CIECO
Drammaturgia e regia di Luca Di Tommaso con Antonio Buonocunto, Francesca d’Avino, Michele Civitillo
Il mito classico di Orfeo e Euridice è ridotto a una breve performance, riletto attraverso le lenti del corpo, di quanto il corpo sulla scena riesce a figurare. I giovani allievi-attori si misurano con il movimento scenico per creare atmosfere perturbanti, dove l’amore e la morte possano trovare conciliazione non pacifica.
I corpi si muovono in circolo per dire di un’armonia fugace, convergono in loghi comuni dove sugellare un incontro, o procedono su linee di contrasto per creare le lacerazioni dell’anima. Il movimento segue l’andamento di ritmi incalzanti o musiche rarefatte e ammaliatrici, nel tentativo di accrescere la tensione psicofisica fino alla dilatazione di una slowmotion finale che possa liberare il carico di energie accumulate prima.
Le partiture fisiche si accompagnano alla dizione di alcuni testi ispirati a Shakespeare e Saramago, affidati ad una voce ammaliatrice che si pone a metà fra l’incubo e il sogno.
EFFETTO WERTHER
Testo e regia Gianluca Ariemma con Arianna Serrato, Michele Carvello, Gianluca Ariemma
L’espressione effetto Werther si riferisce al fenomeno per cui la notizia di un suicidio pubblicata dai mezzi di comunicazione di massa provoca nella società una catena di altri suicidi. Corinne Choule cerca un inquilino con cui dividere il suo (piccolo) appartamento e, senza lasciarlo intendere, una figura a cui lasciare casa sua prima del suicidio. Lascia quindi a Cobb il gravoso compito di nascondere il cadavere agli occhi curiosi ed indiscreti dei vicini, “personaggio” fondamentale per la trama. Questi, infatti, come stavano già facendo con Corinne, inizieranno un gioco sadico e violento sulla psicosi “dell’inquilino del terzo piano” fino a portarlo ad una trasformazione.
Fonte : PositanoNews.it