Il libro è in vendita, come da link: http://www.gaetanomaresca.netsons.org/index.php/scritti/8-generale/47-materiale-pubblicato Ho disponibili due presentazioni del primo…
Il libro è in vendita, come da link: http://www.gaetanomaresca.netsons.org/index.php/scritti/8-generale/47-materiale-pubblicato
Ho disponibili due presentazioni del primo racconto, ma non so se riportarle qui. Ci provo:
Paola è una giovane donna alle prese con una vita deludente, una vita cui decide di dare una sterzata intraprendendo un esperimento ai fini di migliorarne, modificando il proprio carattere, cosa forse sempre possibile con un atto di volontà.
è sempre stata molto rigida con se stessa e ha cercato di darsi una ragion pratica atea, in cui però un senso etico pregna ogni sua azione.
Ansiosa di natura, ha cercato – fino al momento in cui inizia la narrazione – di creare un’impalcatura di regole tale da permetterle in ogni occasione di sapere cosa fare.
il super io ha sempre agito su di lei in maniera prepotente, al punto da avvizzirla, da farle perdere smalto ed entusiasmo, al punto di renderle la vita noiosa e senza attrattive.
Presone coscienza in maniera completa, decide allora di liberarsi, di “affidarsi” piuttosto che controllare, lasciando agire l’istinto piuttosto che la ragione, spegnendo l’ansia che aveva di imbattersi nell’imponderabile, nell’imprevisto nel non contemplato.
Il lupo però perde il pelo e non il vizio, per cui, nonostante si lasci andare a nuove esperienze- finendo tra l’altro fra le braccia di diversi uomini, come non aveva previsto – si ritrova a indagare di nuovo, studiando il proprio comportamento incontrollato, spontaneo, automatico, e cercando di trovarne una logica, e cercando di capire i propri interlocutori e il perché delle sue preferenze rispetto all’uno o all’altro.
Affascinata dalle azioni automatiche che si compiono ogni giorno, in situazioni normali e ancor più in casi particolari, prova a coglierne il senso e di capire così qualcosa in più riguardo alla propria natura.
Collateralmente è impegnata a riflettere su quel che le accade talvolta quando alla guida di un’auto si ritrova ad aver compiuto un tratto di strada senza che ne avesse avuto coscienza.
Si avvertono nel personaggio il fascino esercitato su di lei dal lavoro di Freud e la sua intenzione di emularlo ricercando indipendentemente da lui le ragioni dell’inconscio, della sua natura, la prova che esistano due pensieri a velocità diverse, di cui uno cognitivo propriamente detto, l’altro cosciente, capace di cogliere i percorsi del primo solo fino a un certo punto.
L’epilogo del racconto lascia ampio spazio all’interpretazione del lettore, a seconda del quale le conclusioni interpretative possibili sono molto diverse.
Un succo possibile che si può trarre da “Paola” è che la vita val bene di essere vissuta, comunque la si voglia vivere, con coscienza o senza coscienza, con certezze o incertezze, con senso della realtà o utopia.
Credere è fondamentale, persino un credere illusorio di cui si ha coscienza dell’autoinganno.
Su “Paola”, di Gaetano Maresca.
Premetto che non sono né un critico né un correttore di bozze. Per me anzi è la prima esperienza in cui assumo le vesti di “osservatore” di uno scritto altrui. Sono abituato a visionare in continuazione i miei scritti, è vero – in questa mansione non risparmio nessuna severità a me stesso – e mi sembra quantomeno anomalo dover dare un giudizio sull’opera di un altro scrittore. Ma avendo accettato la tua proposta, nella reciprocità di un parere sul nostro impegno letterario, non mi esimerò da alcuna franchezza nel concederlo; in maniera umile e limitata, si intende.
Riguardo al primo racconto, “Paola”, devo dire che presenta una buona tenuta narrativa. L’idea che deriva al lettore sul personaggio è ben caratterizzata e ci troviamo quindi di fronte a ciò che vuole farci intendere l’autore su di esso. Anzitutto il rovello psicologico cui Paola “si sottomette”, delinea una buona capacità di descrizione a livello introspettivo; “vediamo Paola nell’atto di guardarsi dentro”. Ne risulta forse uno stile narrativo troppo denso e impegnativo nella lettura. Ma è un genere specifico che anch’io in un certo senso prediligo; te ne accorgerai quando leggerai qualcosa del sottoscritto. In breve: la narrazione tiene, come già detto, e rispetta uno dei canoni fondamentali del narrare, quello cioè di creare aspettativa e curiosità intorno al personaggio principale e di spingere in avanti la volontà di leggere. In questo caso diventano importanti le “azioni collaterali” al pensiero – guidare l’auto, bersi un caffè etc. – per allentare un’attenzione che, già sollecitata dall’impegno di seguire l’analisi sulle dinamiche interiori, diverrebbe quasi insostenibile per un lettore medio.
Occorre a questo punto aggiungere un’ulteriore sensazione che, addentrandomi nella lettura, mi ha ulteriormente rapito. L’empatia che, tramite le elucubrazioni di Paola, riuscivo a identificare tra i suoi movimenti di transizione sentimentale e alcuni impulsi dell’anima che distinguono un po’ tutti, ma che solo alcuni riescono a isolare e analizzare con la dovuta perizia. In ciò mi trovo perfettamente conforme al tuo approccio narrativo, l’esigenza cioè di dover scandagliare l’animo per farne emergere sensazioni che spesso guidano le nostre azioni, all’insaputa della volontà. Importante è rendere tale materia comprensibile e alla portata di chiunque si accinga a leggere. Devo dire che la tua scrittura ottempera alla funzione in maniera mirabile.
Se posso avanzare una critica – come ben saprai questo termine assume una valenza meno spregiativa in ambito tecnico, rispetto all’uso ordinario – i dialoghi presentano uno spessore filosofico e costruttivo ben al di sopra della norma, sopratutto tra persone che interagiscono tra loro per la prima volta. Mi riferisco al dialogo dell’approccio tra Paola e Andrea. È alquanto improbabile che, nell’epoca del “sospetto verso lo sconosciuto”, che viviamo ai nostri tempi, si verifichi nella realtà una scena quale quella avvenuta tra i due. Ma, si sa, la magia della narrativa sta proprio nel prospettare ciò che spesso latita nei desideri umani, mancando la possibilità che si realizzi.
Nella dicotomia tra spirito e materia, che Paola si ostina a ricercare negli uomini che incontra, mi sembra di individuare – ma è ovvio che si tratta soltanto di un’opinione personale – un’eco della disputa tra istinto e ragione, tipica di tante opere di Hesse. Personalmente adoro questo autore e lo rileggo con puntualità.
Per il resto alcune considerazioni rilevano una saggezza di vita che ho apprezzato molto. Nella sua continua ricerca dell’uomo ideale, Paola comprende una realtà molto più profonda su se stessa, in una “lotta per una conoscenza che non ha mai fine”. Trovo notevole questo spunto e ritengo che costituisca l’asse portante dell’intera trama.
In conclusione non posso che rivolgerti la mia ammirazione. Credimi, fosse stato il contrario, sarebbe rientrato nei miei canoni affermare esattamente il mio parere allo stesso modo.
Saluti Rosario
Fonte : PositanoNews.it