Questa sera, alle ore 19, il pianista salernitano sarà ospite della Ravello Concert Society al complesso Monumentale dell’Annunziata
Di OLGA CHIEFFI
Ritorna nel complesso Monumentale dell’Annunziata di Ravello, il pianista Salvatore Giannella, ospite fisso della Ravello Concert Society. Per la platea internazionale della perla della città della musica, il musicista salernitano ha scelto di donare quattro gemme della letteratura pianistica in un perfetto equilibrio tra classicismo e romanticismo. S’inizierà alle ore 19 con la sonata in Si bemolle K 333 composta nel 1784 da Wolfgang Amadeus Mozart. La pagina rispecchia in pieno la commedia sentimentale del tempo con lo splendido cantabile d’apertura che ricorda Johann Christian Bach. Da qui Mozart architetta una struttura meravigliosamente complessa. Il secondo movimento, Andante Cantabile, è in forma bitematica tripartita, una sorta di inno dal carattere molto meditativo, in cui viene posta una parte centrale denotata da dissonanze e grandi momenti di stasi quasi tragici, che vengono poi risolti dalla riproposizione dello stesso tema iniziale variato. Il carattere più leggero tipico della commedia ritorna nell’ultimo movimento, Allegretto Grazioso, un brillante rondò tipicamente galante, pensato quasi come se fosse un concerto per pianoforte e orchestra e quindi denotato da alternanze tra soli e tutti. Mozart inserisce sorprendentemente una Cadenza, inserendo così in questa sonata così estrosa un altro elemento del concerto solistico. Seguirà l’Andante spianato et grande polonaise brillante op.22 in Mi bemolle Maggiore di Fryderyk Chopin, datato 1832. Se si volessero sintetizzare in breve le caratteristiche dello stile pianistico chopiniano si può dire che due sono gli aspetti fondamentali presenti nelle composizioni di questo musicista: anzitutto il cosiddetto “tempo rubato” e il dinamismo interiore da cui le opere chopiniane traggono vitalità attraverso le diverse gradazioni nel passaggio dal forte al piano e viceversa, per contrasto o per sfumatura, così da realizzare quella tensione psicologica ed emozionale di forte espressività romantica, pur nella mutevolezza degli accenti dinamici del linguaggio pianistico. Il virtuosismo ha un ruolo di prim’ordine e appartiene allo Chopin più autenticamente sincero e coerente con se stesso. Ed ecco il Felix Mendelssohn-Bartholdy delle Variations sérieuses op.54 del 1842, variazioni non-brillanti come era d’uso, ma nel loro contenuto più che serie: ipocondriache, angosciate, tempestose, riflettenti un taedium vitae appena temperato da una variazione in modo maggiore. Finale con la Polonaise per pianoforte n°2 in E major, S.223 composta da Franz Liszt nel 1851 in cui Salvatore Giannella porrà in mostra il suo scintillante virtuosismo.
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