Dopo i suoi grandi successi letterari, SONO NATO NEL MESE DEI MORTI e CASELLA n°…
Dopo i suoi grandi successi letterari, SONO NATO NEL MESE DEI MORTI e CASELLA n° 58, LUIGI BARTALINI si affaccia di nuovo nel panorama letterario nazionale con un nuovo, incantevole romanzo, TIENIMI PER MANO, Castelvecchi editore. Il libro sarà presentato per la prima volta a Sorrento lunedi 3 giugno 2019, presso la Libreria Tasso in Piazza Angelina Lauro, alle ore 20,00, a cura di CARLO ALFARO.
LUIGI BARTALINI (Napoli, 1963), sociologo e imprenditore, ha esordito con la raccolta di racconti Il filo dei pensieri (2008). Il suo primo romanzo Sono nato nel mese dei morti (2013) ha vinto i premi Il litorale di Massa, Dario Ghiringhelli nel Montefiore, Emotion di Città di Cattolica (2015), e si è classificato secondo al Premio Nabokov 2014. Nel 2015 il romanzo Casella numero 58 (Castelvecchi) ha ottenuto il Premio della giuria nei concorsi Città di Pontremoli, Il litorale di Massa e Montefiore, e si è posizionato secondo al Premio Il Convivio di Giardini-Naxos.
Come è proprio nello stile dello scrittore, autentico maestro del suo genere, Bartalini dipinge anche in questo romanzo dei personaggi destinati a diventare indimenticabili per umanità, autenticità, calore.
Protagonisti del racconto, due giovani professionisti della Napoli-bene, Alessia e Gianni, sposati con un bambino, Marco, che, nonostante il grande sentmento che li aveva uniti, conducono ormai vite separate. Alessia, bellissima, sensibile, tormentata, divide le proprie giornate tra la cura del figlioletto e il lavoro di marketing per una società pubblicitaria, con tutte le ansie di una donna in carriera. Gianni, avvocato specializzato in diritto internazionale e con il sogno di grandi business, è assorbito dalla sua professione e dal godersi la vita dorata che aveva sempre agognato da ragazzo povero e ambizioso. Insofferente nei riguardi della freddezza della loro relazione, Alessia, in intimo e continuo contatto emotivo con l’amato padre Guido, prematuramente scomparso, e in perenne rapporto di amore-conflitto con la madre Vittoria, rimane preda del fascino di un amico del marito, seduttore seriale che le risveglia sentimenti a lungo sopiti. Gianni invece si trova coinvolto nel rovinoso fallimento di un’operazione finanziaria che ha messo in piedi con dei partner inglesi per favorire l’elusione fiscale di un pool di clienti. La trama è l’occasione per il maestro Bartalini per sondare umori, riti, moti e speranze dei protagonisti dell’Italia di oggi. Scritto in maniera di piacevolissima lettura, il romanzo tocca infatti temi importanti con significativa profondità.
Il primo aspetto che mi ha colpito è la descrizione, minuziosa, precisa, anche critica, della vita agiata dell’alta borghesia napoletana, la Napoli dei quartieri benestanti abitata dai professionisti di grido, tra uffici ultra-moderni, eleganti circoli esclusivi, pranzi nei ristoranti alla moda, colazioni in terrazze a ridosso sul mare, pomeriggi in palestra o a fare shopping nelle boutique, aperitivi di lavoro, voli e viaggi, affari e salotti, curriculum spettacolari e caste private, culto dell’estetica e abiti firmati, elogio del superfluo e vuoto di certezze. insomma la vita da gigantesco luna park dei baroni universitari, degli imprenditori rampanti, degli avvocati d’alta finanza e delle signore bene dalla vita dorata, Il racconto diventa così una sorta di anti-Gomorra, una risposta alle polemiche che accusano di non essere rappresentativa del volto e della realtà di Napoli la serie ideata da Roberto Saviano, dimostrando che Napoli non è solo Scampia, e scoprendo allo stesso tempo il marcio e la disperazione che c’è anche nella parte ricca della città, tra i “borghesi” amanti del lusso e dei vizi, soffocati dalla vacuità dei loro riti, smanie e stereotipi.
Un altro aspetto molto ben studiato nel testo è la magia del rapporto tra Guido e Alessia, emblema della relazione tra padre e figlia femmina, nota per essere complessa e profonda, densa di emotività, peculiare e preziosa, e soprattutto cruciale in quanto il rapporto delle bambine col padre nei primi anni, soprattutto tra i 3 e i 9 anni, condiziona il loro modo di essere da adulte. Il padre per ogni bambina è la figura maschile di riferimento, il punto essenziale della loro vita, il primo amore, l’uomo che incarna l’idea stessa di affetto e fiducia verso l’altro sesso. Per questo quando la bimba crescerà cercherà un uomo nel quale riveda la figura e le caratteristiche del papà tanto amato. Il papà dunque condiziona il modo futuro della figlia di rapportarsi con l’altro sesso e di vivere la sua condizione di donna. Gli psicologi hanno trovato che a rendere così speciale la relazione tra padre e figlia è un mix di complicità, protezione, ammirazione reciproca, fierezza, dolcezza, scoperta, incoraggiamento nelle passioni e inclinazioni, fiducia incondizionata, accoglienza, affettività espressa in gesti e coccole, condivisione di tempo di qualità dedicato ad ascolto, gioco, condivisione. Tutti elementi che troviamo nella descrizione della relazione tra Guido e Alessia. Al padre compete trasmettere alla figlia, da bambina, insegnamenti, modalità di interazione, e modelli di comportamento che fungeranno da esempio per il suo futuro e per le sue relazioni. Il rapporto col padre condiziona soprattutto l’autostima della bambina, e della futura donna. Il valore fondante del padre, come appunto esprime Guido, è la presenza: esserci, sempre e comunque, con comprensione e rispetto, dialogo e ascolto, vicinanza e sostegno, per trasmetterle il coraggio, la libertà e la fiducia di poter esprimere la propria personalità nella sua pienezza, con la certezza che, almeno lui, crede e crederà sempre in lei e nelle sue capacità.
Il libro affronta anche i temi, molto più noti, del rapporto madre-figlio maschio, con Vittoria che comprende e perdona tutto a Francesco, e madre-figlia femmina, tra complicità e competitività, supporto e sensi di colpa, attaccamento e incomprensioni, che caratterizzano il legame di Vittoria e Alessia. Molto toccante anche il tema del dialogo intimo e ininterrotto di Alessia col padre morto, un legame eterno dove i ricordi di amore diventano suggello di eternità.
Un altro aspetto che il romanzo approfondisce secondo me molto bene, ed è estremamente attuale, è la crisi coniugale tra Alessia e Gianni, che pur essendo innamorati affogano nel magma dell’incomunicabilità, la vera malattia dei nostri giorni. La capacità di comunicare è determinante per creare e mantenere un rapporto di coppia, la sua mancanza è la causa principale di allontanamento e crisi. Comunicare significa riuscire a comprendere motivazioni, intenti, bisogni e comportamenti del partner, anche se non necessariamente significa essere d’accordo, perché è importante anche la libertà di conservare idee, posizioni e punti di vista. E per poter comprendere è necessario sapersi mettere in una condizione di ascolto attivo dell’altro, cosa che è mancata completamente nel rapporto descritto da Bartalini tra i due protagonisti del romanzo, ognuno chiuso nel suo bozzolo di risentimento e paura, giudizio e offesa. “Non è vero che tutto sia a posto, che la sua vita scorra tranquilla e senza problemi, non è vero che la distanza tra lei e Gianni non rappresenti il suo cruccio, ma ancora di più, non è vero che quella pacata indifferenza del marito verso Marco non le marchi a fondo le carni, lasciandole il ventre vuoto e il cuore colmo di sofferenza, non è vero che la sua vita frenetica e il suo lavoro gratificante riescano a riempirla e a occupare il suo tempo per intero, con soddisfazione”, scrive, con potente capacità di introspezione psicologica, Bartalini.
Antidoto alla crisi, l’ascolto attivo, che significa manifestare reale interesse per quello che l’altra persona dice e ciò che lascia intendere con il linguaggio non verbale. La crisi di Alessia e Gianni inizia a risolversi quando lui, dopo la rovina dei suoi affari-il falco simulacro di felicità che aveva imastiro, perdendo il contatto con l’autenticità dei sentimenti- inizia a confidarsi con la moglie, le racconta tutto. Solo quando Gianni smette di tacere e tenersi le cose per sé, lei ritrova la fiducia nel marito e si scioglie da quell’atteggiamento di stare sulla difensiva che aveva elevato un muro tra di loro. Oltre all’incomunicabilità il problema nelle coppie disfunzionali è anche la comunicazione distruttiva e inefficace, della quale anche viene dato saggio esempio nel testo di Bartalini. Parole e gesti sbagliati, malintesi e false interpretazioni creano tra Alessia e Gianni un senso di delusione, insoddisfazione e frustrazione che li portano a progressiva chiusura e isolamento, fino a viaggiare su due binari paralleli. La storia raccontata nel libro mostra che i momenti di crisi di una coppia possono rappresentare delle opportunità di crescita e rafforzamento del legame: la crisi, il conflitto, il confronto come bisogno della coppia per rinnovarsi.
Per concludere, trovo molto significativo il titolo del romanzo, che ne esplicita il messaggio ultimo: “Tienimi per mano”. E’ questo il senso del romanzo. Non un semplice gesto romantico, ma un’azione che ha del metafisico, come dice Khalil Gibran: “Quando la mano di un uomo tocca quella di una donna, entrambi toccano il cuore dell’eternità“. Tenersi per mano testimonia vicinanza, affetto, attenzione, dà sicurezza, conferma e rinsalda il legame, la complicità, la connessione tra le due persone. È una dichiarazione espressa di amore, condivisione, reciproca appartenenza. La scienza dimostra inoltre che un gesto così caldo, intimo, denso di significato simbolico fa bene anche alla salute: riduce la percezione del dolore, abbatte lo stress, placa l’ansia, genera benessere psicofisico, abbassa frequenza cardiaca e pressione sanguigna.
Ho come l’impressione che l’autore, donandoci questo romanzo, abbia voluto come “tenere per mano” i suoi lettori, per instaurare e rinsaldare con noi uno scambio profondo a livello emotivo, intimo e coinvolgente.
Carlo Alfaro
Fonte : PositanoNews.it