A causa della strada ghiacciata ai Camaldoli di Napoli, dove la pianista Chiara Bertoglio alloggia, il concerto di questa sera nella chiesa di Pacognano è annullato..
Vico Equense. Giovedì 28 dicembre alle ore 18.15 la giovane musicista Chiara Bertoglio, nella chiesa parrocchiale della Natività di Maria Vergine a Pacognano, frazione di Vico Equense, eseguirà gli Improvvisi op. 142 del maestro Franz Schubert e Quadri di un’esposizione, versione originale per pianoforte di Modest Mussorgsky, due capolavori della letteratura pianistica.
Per attrarre gente nel nostro comune, con la concorrenza spietata di città turistiche come Sorrento, bisogna proporre serate di qualità in luoghi molto belli, altrimenti davanti a sé si trova soltanto deserto.
Chiara Bertoglio è una giovane concertista di pianoforte, musicologa, scrittrice e docente italiana.
Formatasi presso insegnanti quali Paul Badura Skoda, Konstantin Bogino, Sergio Perticaroli, e diplomatasi appena sedicenne, Chiara Bertoglio ha tenuto il suo primo recital ad otto anni, ed il suo primo concerto con orchestra a nove; si è in seguito esibita nelle più importanti sale italiane ed estere, fra cui la Carnegie Hall, il Concertgebouw di Amsterdam, la Royal Academy di Londra, l’Accademia di Santa Cecilia a Roma, collaborando con musicisti come Leon Fleisher, Ferdinand Leitner, Marco Rizzi e molti altri.
Laureata e dottore di ricerca in musicologia, ha scritto diversi libri e numerosi saggi per riviste specialistiche italiane ed internazionali, partecipando come relatrice a convegni prestigiosi (ad Oxford, Londra, Roma etc.).
Impegnata nell’approfondimento dei rapporti fra musica e spiritualità cristiana, ha pubblicato libri sull’argomento; inoltre, scrive articoli e libri non musicali per diffondere storie positive di speranza. Svolge intensa attività didattica privatamente ed in importanti istituzioni italiane ed estere, sia come docente di pianoforte sia come musicologa.
“Dobbiamo riflettere insieme sul ruolo della musica – afferma Chiara Bertoglio – all’interno della liturgia e al di fuori di essa, un ruolo che non può essere solo confinato a quello di mero servizio del testo. Del logos fa parte anche la musica in sé in quanto espressione del divino”.
Chiara, quanto la musica sacra è oggi capace di uscire dalle élite?
“Io mi sono resa conto tante volte che quanto più la musica è veramente bella e ben fatta, tanto più essa parla quasi a dispetto della preparazione culturale delle persone. Una volta abbiamo fatto una scommessa: eseguire Bach in un istituto di pena minorile. Bah è considerato il compositore di musica classica più difficile. Eppure una ragazza reclusa è venuta a dirmi: lo sai che nel cortile dell’aria è fiorito il ciliegio? Era l’unica cosa bella in quel posto e però lei ha intuito che c’era qualcosa di bello in Bach e ha voluto restituirmi qualcosa di bello”.
Ma come rendere i canti nelle parrocchie idonei alle celebrazioni eucaristiche?
“C’è una urgenza in questo senso, in effetti. Si vede che l’uso di una musica, che si suppone dovrebbe piacere a tutti, non aiuta una maggior partecipazione alle celebrazioni eucaristiche. Forse una musica che solo piace e non è obbligatoriamente bella non è la più adatta per parlare del mistero. Io sono stata per esempio molto arricchita dall’esperienza nelle chiese anglicane dove non tutto deve essere cantato da tutti. Si può essere profondamente partecipi anche semplicemente ascoltando cantori di professione. Ovviamente questo va conciliato con il fatto di non dover tagliare nessuno”.
E chiosa: “Lo dico a titolo del tutto personale: mi piacerebbe tanto che nella formazione dei futuri sacerdoti ci fosse di più la valorizzazione dell’aspetto musicale”.
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